No, non sarebbe bastata la Superlega, ma certo sarebbe stata molto utile a difendere il calcio europeo dall’assalto miliardario del mondo arabo. Come suonano ridicoli gli slogan sul «calcio del popolo» oggi che un talento spagnolo di ventun anni, con una assai promettente carriera davanti a sé, snobba la squadra campione d’Italia e potenziale protagonista della Champions League per andare all’Al-Ahli, squadra neopromossa in Saudi League.
Come risultano stonati i richiami alle grandi tradizioni del calcio oggi che il ct della nazionale italiana abbandona la panchina per andare su quella dell’Arabia Saudita. Come sembra inutile l’astiosa retorica delle istituzioni, oggi che servirebbero delle norme internazionali a tutelare il calcio e quell’etica tanto sbandierata allora. Gli ultimi due schiaffi arabi sono arrivati a noi, ma sta per prenderne uno anche il Liverpool e, più o meno, è toccato a tutti in Europa, il cui calcio viene depauperato di talento e personaggi, drenati in Premier e Saudi League.