Torino - Il primo rinforzo per la difesa (il minimo sindacale, dopo gli addii di Buongiorno, Rodriguez e Djidji) è sbarcato alla Malpensa ieri sera: oggi Saul Coco si sottoporrà alle visite mediche. Poi le firme sul contratto triennale. Domani, di conseguenza, potrà già salire a Pinzolo con i nuovi compagni e Vanoli per prendere parte al lavoro in altura fin dall’inizio del ritiro in Trentino. È un’operazione da 7,5 milioni più bonus sino ad altri 2 milioni al massimo. Per il Las Palmas, anche il 10% sulla futura rivendita del difensore 25enne, spagnolo di nascita (Lanzarote), ma nazionale della Guinea Equatoriale (16 presenze e 3 reti). Doppio passaporto: è comunitario.
Può giocare in due ruoli
In Spagna, Coco è risultato una rivelazione tanto più perché a 24, 25 anni (compiuti lo scorso febbraio) ha giocato per la prima volta nella Liga con un rendimento alto e altrettanta continuità: 30 presenze di cui 26 da titolare, con un gol (e la salvezza del Las Palmas: un gran successo per il club delle Canarie, neopromosso). Coco è un marcatore arcigno, roccioso, abile anche nel gioco aereo (è alto un metro e 87), capace di usare nelle ripartenze con buona disinvoltura il piede più educato, il destro. Potrà agire sia da braccetto di destra nella difesa a 3 di Vanoli (il ruolo naturale), sia da centrale fino a quando non recupererà Schuurs (tra fine agosto e inizio settembre). Il tutto, con in previsione l’arrivo anche di Hajdari, difensore mancino, per il ruolo di centrosinistra (entrerà subito in ballottaggio con Masina). Tra le doti di Coco possiamo segnalare la bravura nel tirare le punizioni con potenza e discreta precisione. Da due anni è in fase di progressivo decollo: dapprima la stagione della promozione nella Liga, poi l’ottimo campionato terminato a maggio. Aveva il contratto in scadenza già nel 2025 e puntava a un salto di qualità: Vagnati ha dovuto superare la concorrenza del Siviglia.
Hajdari, da ex Juve ad obiettivo Toro
"Forse non arriva a domani"
«Sono contentissimo, giocare nel Toro sarà una svolta, un grande salto in alto. Dopo aver rischiato di morire per due volte e aver dato tutto me stesso al calcio, sto cominciando a raccogliere quanto merito. Una ricompensa del destino. In pratica è una resurrezione pure questa, anche se ben diversa da quelle due... vere»: a compagni e dirigenti del Las Palmas, al momento dei saluti, e al telefono con chi è riuscito a parlargli, ieri Coco diceva frasi così. Felice, su di giri, motivatissimo, ha ricordato le fatiche compiute dapprima per arrivare alla Liga col Las Palmas e ora al Toro. Ma cosa significa quel «in pratica è una resurrezione pure questa, anche se ben diversa da quelle due vere»? Saul Coco ha rischiato di morire (e non è davvero una forzatura, un’esagerazione) ben due volte quando aveva 20 anni, tra il 2019 e il 2020. «Ha attraversato un periodo molto difficile e temevamo anche che avrebbe dovuto lasciare il calcio», ha ricordato in passato suo padre Basilio. Il calvario iniziò quando i medici in ospedale gli dissero: «Non sappiamo se suo figlio arriverà a domani». Coco era stato convocato in nazionale e nel suo Paese in Africa contrasse la malaria. Non gli diedero le medicine necessarie per la profilassi e quando tornò a Las Palmas dovettero ricoverarlo. All’epoca Coco giocava nel Las Palmas C e dopo una partita contro il Tamaraceite iniziò a sentirsi male. Febbre altissima, trasporto in ospedale. «Era uno zombie». Perse molto peso, ma alla fine guarì.
Il muro, i polsi fratturati
Poi, mesi dopo, un nuovo terribile spavento. E qui possiamo ripescare il racconto dell’allenatore dell’epoca, Yoni Oujo: «Pensavo fosse morto. Tutti pensammo che fosse morto. Non si muoveva più. I ragazzi cominciarono a piangere per la disperazione. Un medico lo soccorse subito, ma Coco all’inizio non reagiva, per un po’ non diede segni di vita». Febbraio 2020: partita sul campo dell’Atletico Tacoronte, sempre nelle Canarie. Saul lottò per raggiungere la palla prima di un avversario, corse a tutta velocità, all’ultimo subì una spinta e andò a sbattere contro un muro che si allungava subito dopo la linea di fondo. Cadde a terra, perse i sensi. Finì di nuovo in ospedale. Commozione cerebrale. Ma per sua fortuna era riuscito in extremis a ridurre la violenza dell’impatto con le mani: si fratturò entrambi i polsi, però si salvò la vita. E nel dicembre 2020, appena un anno dopo aver rischiato di morire per la malaria, debuttò con la prima squadra del Las Palmas in una partita di Coppa del Re. Da lì cominciò il suo progressivo decollo. E ora: il Torino.