TORINO - Prima o poi anche sul Manuale delle Giovanni Marmotte scriveranno ciò che dovrebbe fare il Torino alla voce “Strategie in vista del mercato di gennaio”. Immaginiamo le prime righe: “Dopo aver messo a fuoco le lacune, si devono individuare gli obiettivi in base al budget a disposizione e alle ambizioni”. La postilla: “È bene prendere la rincorsa per tempo”. E qui viene subito a galla il busillis. Cioè nascono i primi problemi, che a priori stanno già legando le mani a Vagnati. A sua volta desideroso, peraltro, di legarsi nuovamente mani e piedi a Cairo, professionalmente parlando: lo si rivelava giorni fa, l’accordo con il presidente del Torino per un rinnovo del contratto in scadenza a giugno è stato trovato, il dt firmerà un papiro nuovo valido fino al 2027 e in questa prospettiva si sta già muovendo nelle chiacchierate con agenti, intermediari e altri dirigenti.
Hajdari l'obiettivo preferito
La musica introduttiva, insomma, è questa. E lo spartito successivo non è che proponga un crescendo rossiniano, va detto. Piuttosto, un andamento lento. Compassato. Abbastanza monocorde. Perché Vagnati, a oggi, più di tanto non può dire e ancor meno può fare. Tante chiacchierate con i procuratori, questo sì. Sondaggi, li chiamano. Contatti preventivi, scambio di informazioni, riflessioni sulle possibili modalità di trasferimento di un giocatore, valore sul mercato, società concorrenti e via dicendo. Nei suoi giri d’orizzonte Vagnati si sta muovendo su due ruoli in particolare: una prima punta chiamata a prendere il posto di Zapata, che rivedremo non prima della prossima stagione, e quel mitico braccetto di sinistra già inseguito invano per tutta l’estate. L’obiettivo preferito era Hajdari del Lugano, si ricorderà: ma costava 4,5 milioni. Troppo a inizio mercato e “troppissimo” alla fine, quando il dt si ritrovò senza soldi e tentò in extremis di ingaggiarlo in prestito. Appena 4 giorni fa Hajdari segnava con la Svizzera under 21 alla Romania: le qualità continua a mostrarle, l’obiettivo (volendo) è sempre lì, ma senza soldi non si va da nessuna parte. E se è vero che dopo l’infortunio a Zapata la priorità è improvvisamente diventata l’attaccante, non avere contezza del budget a disposizione complica ulteriormente il lavoro del dt.
Sacrificato Tameze?
Simeone, per esempio: è acclarato, il Cholito è sicuramente uno degli obiettivi già emersi, a Napoli gioca poco o nulla (fin qui solo 133 minuti in campionato), a gennaio può partire, ma dal fronte di De Laurentiis sono anche arrivate indicazioni chiare (si può muovere solo a titolo definitivo ed è valutato 15 milioni). Prendere la rincorsa in vista di gennaio, stando così le cose, è doppiamente complesso. Tanto più se il misterioso budget che un giorno potrebbe avere a disposizione Vagnati andrà suddiviso in parti non uguali per coprire i due ruoli. Oppure per coprirne uno solo, obbligando il dt a cercare poi un braccetto mancino (o lo stesso nuovo attaccante) esclusivamente in prestito con diritto di riscatto: il solito must da ultimi giorni del mercato. Tra entrate e uscite, il saldo del mercato estivo si è chiuso a quota +41,3 milioni. Chiuso com’è nella sua torre d’avorio dalla cessione di Bellanova in poi (con immediata e perdurante contestazione allegata), Cairo non fornisce sufficienti spiegazioni, per quel che ci è dato sapere. Aprirà il portafoglio? Forse. Ma quanto, nel caso? Come quasi sempre, allora, si naviga così, abbastanza a vista. Non certo una novità per Vagnati, come non lo era per i suoi predecessori. E non ci sono nemmeno certezze sul mercato in uscita. Potrebbe essere sacrificato Tameze per tirar su un paio di milioni? Oppure Linetty, che continua a non voler firmare il rinnovo del contratto in scadenza a giugno? Offerte troppo basse, continuano a ripetere i suoi agenti. E Ricci, se mai arrivasse per davvero un’offerta da 30, 35 milioni da una big, più facilmente straniera? Date le lacune della rosa, non basta rifugiarsi in un “siamo solo a ottobre” per sminuire il valore di quella rincorsa da prendere sul mercato. Né i dubbi di Vagnati sull’entità di un budget possono essere catalogati soltanto al capitolo “Pretattica protettiva per non far alzare i prezzi”. Fino a prova contraria di pretattica ce n’è poca: invece tante sono le distanze dalle esigenze oggettive del Torino, già ampiamente chiare, chiarissime.