Retroscena Motta: la parola data alla Juve e il dossier caldo
Se Conte era stato il sogno dei tifosi del Milan, Thiago era un obiettivo reale del club…
Pietro Mazzara
3 min
Milan-Juventus porterà a San Siro un altro dei desideri di lunga data dei tifosi rossoneri per la loro panchina, ovvero Thiago Motta. Se Antonio Conte era stato un sogno per la tifoseria, ma mai un profilo realmente tenuto in considerazione dalla dirigenza milanista, quello di Thiago Motta era un dossier molto caldo al quarto piano di via Aldo Rossi, perché rientrava in tutta una serie di parametri che rispecchiavano la visione societaria del processo evolutivo della squadra per il post Stefano Pioli. Tuttavia, nonostante gli incontri avuti, non è stato possibile per il Milan strappare Thiago Motta alla parola data alla Juventus con il conseguente casting successivo che ha portato alla scelta di Paulo Fonseca.
Le parole di Moncada a Dazn
Una decisione che Geoffrey Moncada, nel corso dell’intervista rilasciata a MilanNews.it e Dazn, ha motivato così: «Paulo ha uno stile di gioco, l’abbiamo visto al Lilla, che il Milan penso debba avere. Giochiamo a Milano e a San Siro, dobbiamo controllare il gioco e la palla. Dobbiamo essere solidi su questi punti. Paulo ha una bella capacità di lavorare, fa allenamenti interessanti. Lavora individualmente e col collettivo. Per esempio può lavorare con tutti i centrocampisti: dopo l’allenamento prende quattro-cinque centrocampisti e fa un lavoro specifico con loro. Siamo a novembre, a fine stagione sono sicuro che vedremo tanti giocatori che avranno fatto uno step enorme con lui». Parole di un certo peso che vanno a spiegare il perché l’allenatore sia sulla panchina del Milan dove ha dimostrato di poter essere un allenatore da grandi notti. Contro l’Inter e il Real Madrid, ad esempio, i rossoneri hanno ottenuto due vittorie molto importanti dove si sono viste cose molto interessanti sul piano del gioco e della mentalità. Ma va anche visto il rovescio della medaglia, perché nei due big match giocati con San Siro dalla propria parte, il Milan ha perso con il Liverpool in Champions e contro il Napoli in campionato, seppur siano state due sconfitte diverse per periodo storico, ma anche scelte tecniche e approcci alla gara.
Il “fantasma” di Antonio Conte ha fatto suoi i tre punti in casa del Milan, adesso Fonseca deve arrivare alla partita di domani con un antidoto per scongiurare il secondo fantasma estivo, ovvero Thiago Motta. Una sorta di Ghostbuster che, questa volta, dovrà esser pronto ad attivare la trappola per mettere sotto scacco l’avversario e permettere al Milan di accorciare la classifica verso i primi quattro posti, visto che l’obiettivo minimo per i rossoneri è quello di arrivare a qualificarsi per la prossima edizione della Champions League. E Fonseca lo farà con tutta la rosa a disposizione, fatta eccezione per i lungodegenti come Florenzi e Bennacer. Ieri, infatti, si è unito al gruppo Tijjani Reijnders che sarà titolare in mezzo al campo insieme a Fofana mentre Yunus Musah, tornato due giorni fa insieme a Pulisic dagli impegni con la nazionale americana, si candida alla titolarità per un Milan che potrebbe essere molto simile a quello che si è visto contro il Real Madrid in Champions League ovvero con un centrocampista di gamba in più che possa consentire a Rafael Leao di avere meno incombenze in fase difensiva. Oggi le prove tattiche diranno qualcosa di più su quello che sarà il Milan anti-Juventus, anche tenendo conto delle possibili contromosse di Thiago Motta a causa dell’assenza di Vlahovic, che priverà i bianconeri del loro centravanti di riferimento. Fonseca dovrà stare attento anche a questa situazione per non finire di nuovo vittima di un fantasma estivo.
Moncada: "Scelto Paulo perché il Milan deve avere un certo stile di gioco"
Geoffrey Moncada, direttore tecnico del Milan, si racconta a 360 gradi. Il dirigente milanista ha concesso una lunga intervista al sito MilanNews.it e a Dazn, dove ha parlato del suo ruolo da direttore tecnico e del suo rapporto con Zlatan Ibrahimovic: «Da quando ricopro questo ruolo ho una relazione più approfondita con staff e mister, facciamo tante video analisi. Mi piace parlare con loro di tattiche, di come giochiamo e di cosa possiamo fare. Poi c’è la parte “da spogliatoio” con i giocatori, chiedergli come va in famiglia. C’è un mix: sono a Milanello al mattino, a Casa Milan, in ufficio, nel pomeriggio. Sono ancora giovane, devo fare e imparare ancora tante cose. Non posso fare solo una cosa o solo l’altra. È importante essere presenti qua a Milanello, così come è importante essere presente in Europa: vedere cosa fanno gli altri club, conoscere i nuovi direttori, etc. Devo cercare di sapere tutto in anticipo per fare al meglio il mio lavoro. La cosa che mi piace è che qui ora lavoriamo con l’area scout e l’area dati insieme. Prima i due dipartimenti lavoravano da soli. Ora lavoriamo tutti insieme e mi piace molto. Chi lavora con i dati ha capito che c’è bisogno dell’aspetto umano, noi abbiamo capito che abbiamo bisogno dei dati per vedere altre cose» mentre sulla connessione con Ibrahimovic ha raccontato: «Ci sentiamo tutti i giorni. Ci vediamo a Casa Milan, a Milanello, andiamo a mangiare insieme. Abbiamo un buon rapporto, molto diretto. Vuole sapere le cose senza perdere tempo, mi piace. Siamo insieme tutti i giorni, ci confrontiamo anche sui giocatori da prendere e parliamo con i nostri calciatori di tutto, dal campo alle cose che gli servono fuori dall’ambito sportivo».
Nel corso dell’intervista, Moncada ha anche toccato il tema relativo alle trattative dei rinnovi di contratto di Mike Maignan e Theo Hernandez dove ha specificato: «Abbiamo cominciato da due mesi le discussioni. Non so quale sarà il primo ma abbiamo cominciato molto bene. Sono veramente tutti contenti, non ho visto nessuno che voglia andare via. Potete chiedere a loro, sono tutti contenti qui al Milan». Tra i tanti temi toccati, Moncada si è anche sbilanciato su quello che è stato, ad oggi, l’acquisto di cui va maggiormente orgoglioso: «Reijnders. Era un ragazzo che è uscito fuori dopo. Lo abbiamo seguito tanti anni nella seconda squadra dell’AZ. Ero andato a vedere la Coppa del Mondo U20 in Argentina, avevo già conosciuto il suo procuratore in Italia. Avevamo parlato di Reijnders e la trattativa è cominciata in Argentina, non è cominciata in Olanda. Abbiamo iniziato a trattarlo a maggio. Non è mai facile trovare un accordo con un club olandese, sono tosti, ma è stata brava la società». Postilla sui motivi che hanno spinto il Milan a scegliere Fonsca: «Paulo ha uno stile di gioco, l’abbiamo visto al Lilla, che il Milan penso debba avere. Giochiamo a Milano e a San Siro, dobbiamo controllare il gioco e la palla. A fine stagione sono sicuro che vedremo tanti giocatori che avranno fatto uno step enorme con lui».
Milan-Juventus porterà a San Siro un altro dei desideri di lunga data dei tifosi rossoneri per la loro panchina, ovvero Thiago Motta. Se Antonio Conte era stato un sogno per la tifoseria, ma mai un profilo realmente tenuto in considerazione dalla dirigenza milanista, quello di Thiago Motta era un dossier molto caldo al quarto piano di via Aldo Rossi, perché rientrava in tutta una serie di parametri che rispecchiavano la visione societaria del processo evolutivo della squadra per il post Stefano Pioli. Tuttavia, nonostante gli incontri avuti, non è stato possibile per il Milan strappare Thiago Motta alla parola data alla Juventus con il conseguente casting successivo che ha portato alla scelta di Paulo Fonseca.
Le parole di Moncada a Dazn
Una decisione che Geoffrey Moncada, nel corso dell’intervista rilasciata a MilanNews.it e Dazn, ha motivato così: «Paulo ha uno stile di gioco, l’abbiamo visto al Lilla, che il Milan penso debba avere. Giochiamo a Milano e a San Siro, dobbiamo controllare il gioco e la palla. Dobbiamo essere solidi su questi punti. Paulo ha una bella capacità di lavorare, fa allenamenti interessanti. Lavora individualmente e col collettivo. Per esempio può lavorare con tutti i centrocampisti: dopo l’allenamento prende quattro-cinque centrocampisti e fa un lavoro specifico con loro. Siamo a novembre, a fine stagione sono sicuro che vedremo tanti giocatori che avranno fatto uno step enorme con lui». Parole di un certo peso che vanno a spiegare il perché l’allenatore sia sulla panchina del Milan dove ha dimostrato di poter essere un allenatore da grandi notti. Contro l’Inter e il Real Madrid, ad esempio, i rossoneri hanno ottenuto due vittorie molto importanti dove si sono viste cose molto interessanti sul piano del gioco e della mentalità. Ma va anche visto il rovescio della medaglia, perché nei due big match giocati con San Siro dalla propria parte, il Milan ha perso con il Liverpool in Champions e contro il Napoli in campionato, seppur siano state due sconfitte diverse per periodo storico, ma anche scelte tecniche e approcci alla gara.