
LONDRA - In molti, soprattutto sull’altra sponda di Manchester, ci avevano sperato. E invece, dopo tante chiacchiere, ricostruzioni e tentativi di interpretazione della volontà di Guardiola, alla fine, come ha svelato lo stesso Pep, lui e il City hanno impiegato solamente due ore per trovare l’accordo di rinnovo per altre due stagioni. Nessun divorzio dunque. Si va avanti insieme, proprio come in un matrimonio che funziona, quello in cui ci si rinnova le promesse reciproche nei momenti di maggiore difficoltà: «Ora non posso andarmene, non posso lasciare il City proprio adesso. E forse le quattro sconfitte sono state il motivo per cui ho sentito che non potevo andarmene – ha ammesso il catalano –. Dall’inizio della stagione stavo pensando molto a questo momento e, sarò onesto, pensavo che questa stagione dovesse essere l’ultima. Ma nello stesso momento abbiamo avuto i problemi di questo ultimo mese – ha aggiunto –, e ho pensato che non fosse il momento di andarmene. Non voglio deludere il club, qui ho la fiducia della proprietà, del presidente e dei dirigenti, e tutto ciò che un manager può desiderare».
Guardiola, rinnovo senza clausola
Insomma, la storia continua, nella buona o nella cattiva sorte. È chiaro, infatti, che la decisione di Pep abbia tenuto in considerazione l’intero scenario, anche quello che delinea le ipotesi peggiori. Al momento, infatti, in casa City, risultati a parte, l’incertezza regna sovrana. E stiamo parlando di un’incertezza che nulla ha a che fare col campo, ma che coinvolge invece l’aula di un tribunale, o meglio, gli uffici di quella commissione indipendente che sarà chiamata a giudicare sulle 115 violazioni del Fair play finanziario interno contestate dalla Premier e che hanno innescato quel procedimento che potrebbe condurre a sanzioni senza precedenti: dalla revoca dei titoli, fino alla retrocessione nelle serie inferiori. Sarebbe una catastrofe dalle conseguenze inimmaginabili, e non solo per il City. Eppure, Pep non ha chiesto che venisse inserita nessuna clausola relativa a un’eventuale retrocessione: «L’ho chiarito sei mesi, o un anno fa, quando tutti ci accusavano di aver fatto qualcosa di sbagliato. Ho detto che sarei rimasto anche se fossimo retrocessi. Mantengo quella posizione oggi, indipendentemente dalle circostanze che potrebbero derivare da questa situazione».
Guardiola scuote l'ambiente City
Al momento, però, i problemi da affrontare riguardano la classifica: due sconfitte consecutive contro Bournemouth e Brighton hanno fatto precipitare i campioni in carica a meno 5 dalla capolista Liverpool, e oggi in casa contro il Tottenham l’unico risultato contemplato è la vittoria. Anche perché fra una settimana il calendario offrirà al City la prima reale opportunità di accorciare sui Reds: infatti, ad Anfield le squadre di Guardiola e Slot si affronteranno in quello che sarà il primo scontro diretto della stagione. Ed è logico pensare che in questo annuncio di rinnovo arrivato proprio a margine della ripresa dopo la sosta internazionale vi sia soprattutto la volontà di scuotere l’ambiente, di riportare tutti sul pezzo e di mandare un messaggio chiaro ai giocatori: il City e Pep, nonostante sei titoli conquistati nelle ultime sette stagioni, non si sono ancora stancati di vincere insieme.