Juve tra Zaniolo e Di Maria: pro e contro di due possibili colpi estivi

Entrambi perfetti nel 4-3-3: l’esplosività del giallorosso, l’esperienza dell’argentino
Juve tra Zaniolo e Di Maria: pro e contro di due possibili colpi estivi

TORINO - Il filo conduttore è il 4-3-3, per il resto si tratta di due (eccellenti) giocatori, dalle caratteristiche differenti. E con una diversa filosofia di mercato alla base. Parliamo di Nicolò Zaniolo e Angel Di Maria, obiettivi del mercato bianconero che verrà. L’altra sera Massimiliano Allegri è stato chiaro, dopo la vittoria in casa del Sassuolo: «A questa Juventus non servono rivoluzioni nell’organico, altrimenti avremmo sbagliato le valutazioni. La base c’è, occorre aggiungere uno o due innesti». Un discorso logico, dopo che a gennaio sono stati ingaggiati Dusan Vlahovic e Denis Zakaria per anticipare i tempi, nomi cui aggiungere il recupero di lungodegenti come Federico Chiesa e Manuel Locatelli, per esempio. Se sarà 4-3-3, poi, ecco che uno tra Zaniolo e Di Maria si rivelerebbe il tassello giusto per completare il puzzle.

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Zaniolo

Perché prendere Zaniolo? Perché nel 4-3-3 si esalta: è il suo sistema di gioco ideale. Oggi si sta adattando a quanto José Mourinho gli sta chiedendo nella Roma, dove l’azzurro si muove come seconda punta a sostegno di Tammy Abraham, ruolo che non ama alla follia. Lui non è un realizzatore puro (tolta la tripletta al Bodo/Glimt in Conference League), ma uno che apre varchi con dirompente fisicità. La scelta di Mou offre a Zaniolo spazi in cui poter partire in progressione, un’arma importante dopo aver perso un po’ di brillantezza nel breve in seguito agli interventi al ginocchio. Per sfruttare una immagine abusata, il numero 22 è come un treno in corsa, palla al piede come in acrobazia. Caratteristiche che potrebbero rendere irresistibile il 4-3-3 della Juventus, con Vlahovic centravanti tra Zaniolo e Chiesa sulle fasce, in grado di scambiarsi di corsia senza problemi: il primo spaccadifese con il fisico, il secondo eccellente nel puntare l’uomo. E il giallorosso coronerebbe il suo sogno da bambino, quello di chi tifava Juventus. Una passione mai venuta meno, come testimonia la sua attività social, visti anche i rapporti con diversi bianconeri incrociati in Nazionale. A far da contrappeso alle qualità calcistiche, c’è un fisico già colpito duramente dagli infortuni: la doppia rottura del legamento crociato ha inevitabilmente lasciato delle scorie. E poi occorre fare i conti con una certa esuberanza giovanile da gestire. Zaniolo non è uno che si nasconde, negli atteggiamenti e nelle scelte di vita, con il rischio di esporsi troppo, specie sui già citati social. Aspetto, quest’ultimo, emendabile in uno spogliatoio solido come quello bianconero.

Di Maria

Uno guarda alle carte d’identità, guarda ai dodici anni di differenza e si chiede: perché Di Maria piuttosto che Zaniolo? Perché la Juventus è sempre stata attenta ai giocatori in scadenza, come l’argentino del Paris Saint-Germain, e se ultimamente ha raccolto qualche delusione (vedi Aaron Ramsey), in passato elementi di esperienza hanno garantito un importante peso specifico alla squadra. Come capitato nel 2011 con l’ingaggio del 32enne Andrea Pirlo, lasciato a piedi dal Milan. L’argentino ha due anni in più del campione del mondo, ma è un calciatore fisicamente integro, ottimo per muoversi su entrambe le fasce del 4-3-3, anche se predilige quella destra. Nel Psg quest’anno ha avuto poco spazio, però era pressoché inevitabile visto l’ingaggio di Lionel Messi, fenomeno andato ad aggiungersi a Neymar e a Kylian Mbappé. Ma Di Maria ha grande esperienza, eccellente capacità di muoversi negli spazi e di puntare l’uomo, con un rendimento sempre costante: uno che non cala mai in quanto sa offrire. Età che, come detto, potrebbe apparire un fattore frenante. Ma il vero punto interrogativo è, piuttosto, la capacità di Di Maria di adattarsi a un campionato esigente come quello italiano, dal punto di vista dell’applicazione soprattutto tattica. In Francia c’è una maggiore “allegria” da tale punto di vista e si rischia di perdere il ritmo allenante. Soprattutto quando si gioca una squadra nettamente al di sopra delle altre (in patria) qual è il Psg.

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