Arrivabene: “De Ligt? Impossibile trattenere chi vuole andare via”. Su Pogba e Dybala…

Intervista esclusiva al dirigente della Juve: “Stiamo progettando un club che parta dal calcio, nostro cuore pulsante, ma che si allarghi in altre dimensioni”
Arrivabene: “De Ligt? Impossibile trattenere chi vuole andare via”. Su Pogba e Dybala…© Juventus FC via Getty Images

Da una parte c’è un ritratto di Andrea Pirlo, genio e conterraneo, dall’altra Michel Platini, genio e basta: Maurizio Arrivabene trae ispirazione da due che hanno fatto della visione di gioco un’arte. E forse non è un caso. In un’ora e mezza di chiacchierata si parla soprattutto di futuro, di scenari, di visioni. Per la Juventus e per il calcio italiano che, per la Juventus, è fondamentale. Alla fine dell’ora e mezza si ha l’impressione che il club bianconero sia all’inizio di un’era molto simile a quella avviata nel 2011 con l’inaugurazione dello Stadium e conclusa undici anni dopo con diciannove trofei in bacheca (più due finali di Champions League). Si ricomincia da un progetto tanto ambizioso quanto chiaro, si ricomincia da una situazione economica da sistemare, ma soprattutto si ricomincia con due idee: vincere resta sempre l’unica cosa che conta; nella Juventus non c’è nessuno - giocatore, dirigente, allenatore o tifoso - più grande della Juventus.

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Buongiorno Arrivabene, dove sta andando la nuova Juventus?
«Non c’è una nuova Juventus, c’è la Juventus che come obiettivo ha la continuità a mantenere una squadra ad altissimi livelli e mirare ad altissimi traguardi. Non starò a ripetere la famosa frase di Boniperti sul fatto che “vincere è l’unica cosa che conta”, ma l’obiettivo è sempre quello. Stiamo progettando una Juventus che parta dal calcio, perché rimane il nostro cuore pulsante, ma che si allarghi in altre dimensioni. Io credo che il marchio Juventus abbia enormi potenzialità e che possiamo andare oltre i confini italiani, facendoci scoprire altre aree di business da sfruttare. Ovviamente tutto parte da una squadra vincente o competitiva ad alti livelli, senza di quella fai molta fatica. Ma abbiamo la fortuna di partire da un posizionamento in Italia e in Europa che ci consente di andare oltre il concetto di club di calcio e diventare una global company».

(…)

Come siete messi con Pogba?
«Gli stiamo parlando e le cose si stanno evolvendo molto, molto bene».

Ecco, com’è nata l’operazione?
«Esiste quella riunione di cui ho parlato. In quella riunione sono stati portati determinati nomi, alcuni dei quali arrivano come quello di Vlahovic. Apri una porta, lanci un nome, tutti ti guardano come se fossi matto e poi, piano piano, la macchina si avvia e costruisci l’operazione. Così è nato Pogba. Da una domanda: “Ma perché non prendiamo Pogba?”. Attenzione, l’idea non basta: l’idea è solo una provocazione, poi bisogna metterla in pratica. Devi sempre capire se quella provocazione ha i numeri per la messa a terra, la sostenibilità di cui si parlava prima. Se i numeri “quagliano”, devi portare l’operazione in Consiglio d’amministrazione e non puoi presentarti senza numeri che abbiano una logica, se parliamo di giocatori importanti, naturalmente».

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E con Dybala come è andata?
«Hanno influito anche questi discorsi. C’era stato un accordo, poi c’è stato l’aumento di capitale, ci siamo tutti presi una pausa, di cui i procuratori erano informati e d’accordo, per effettuare valutazioni all’interno del Consiglio di amministrazione. Ci siamo rincontrati e abbiamo detto che i termini erano cambiati, perché volevamo muoverci in maniera diversa. Per cui da un contratto quadriennale a certe cifre, che vorrei evitare di citare per evitare ulteriori polemiche, siamo passati a un’altra strategia. Anche perché tutti sanno chi è arrivato a gennaio, no? Ma questo non ha compromesso i rapporti, non c’è stata nessuna guerra fra noi e Dybala. Dopo la decisione ci siamo sempre salutati cordialmente al centro sportivo. Diciamo che c’è stata una decisione senza se e senza ma su questa vicenda e l’abbiamo messa in atto. Mi auguro che Dybala trovi la squadra e le soddisfazioni che merita. Dal nostro punto di vista le cose hanno un inizio e una fine. Ribadisco: la Juventus è sopra tutto. Ci sono giocatori che hanno lasciato un’impronta profonda, ma il marchio Juventus è sempre più importante».

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Parliamo di De Ligt: tutti hanno un prezzo o ci sono gli incedibili?
«Torniamo a parlare di giocatori che seguono i consigli dei procuratori o dei colleghi invece che della società. Oggi è impossibile trattenere un giocatore che se ne vuole andare. Ma è sempre una questione di numeri, non è che se uno vuole andare via gli rispondi: prego, accomodati. È difficile trattenere un giocatore, però dal tavolo della trattativa bisogna alzarsi tutti e tre soddisfatti. E vale sempre l’articolo quinto: chi ha i soldi ha vinto».

L'intervista esclusiva completa sull'edizione odierna di Tuttosport

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