Juve, sul mercato ora si cambia: sostenibilità, scouting e coraggio

In attesa della svolta di Allegri sul campo, la Juve pensa a come modificare la strategia sul modello di Milan e Napoli
Juve, sul mercato ora si cambia: sostenibilità, scouting e coraggio© ANSA

TORINO - Ora la Juventus corre ai ripari, in campo e fuori. E la soluzione presa in considerazione, almeno per il momento, non è quella di cambiare guida tecnica. Oggi ricominciano gli allenamenti e Massimiliano Allegri è atteso alla Continassa per riprendere in mano le redini bianconere, anche se a disposizione ci sarà solo una manciata di giocatori, con il resto al seguito delle Nazionali. Serve intervenire sulla testa e a livello tecnico, ma la Juventus valuta anche un cambio di strategia sul mercato, per definire il futuro con un’impostazione sostenibile in un club che deve fronteggiare un passivo di bilancio di circa 250 milioni. La cifra precisa verrà ufficializzata nel corso del Cda del club fissato per venerdì, durante il quale è atteso il discorso del presidente Andrea Agnelli sull’attuale momento che sta attraversando la Juventus, a 360 gradi.

La Juventus studia le prossime mosse, che comprendono il ritorno a una pianificazione di mercato in grado di puntare a giocatori di prospettiva e qualità a cifre contenute in grado di dare un impatto sulle prestazioni e al tempo stesso di generare eventuali plusvalenze: un mercato “anti rosso in bilancio”, che permetta di mantenere alto il livello tecnico abbassando però il monte ingaggi e creando valore per il club. In sostanza, i modelli che in questo periodo storico del calcio italiano stanno funzionando, parlando di top club da Champions League, sono quelli di Milan e Napoli: i rispettivi ds, Ricky Massara e Cristiano Giuntoli, hanno saputo pescare da mercati alternativi grazie a un illuminato lavoro di scouting e all’intraprendenza nel compiere scelte coraggiose. Gli esempi più semplici sono Theo Hernandez o Leao in rossonero oppure, prendendo in considerazione il club di De Laurentiis, il georgiano Kvaratskhelia. Per la Juventus sarebbe un ritorno alle origini della presidenza di Andrea Agnelli, diciamo al primo Paratici (in tandem con Marotta) quando erano arrivati giocatori già affermati, ma da rigenerare (come Tevez), potenziali top da club non di primissima fascia (Vidal dal Bayer Leverkusen) e giovani da lanciare in operazioni capaci di fruttare plusvalenze (Pogba e Coman). Nel corso degli anni la Juventus ha modificato la propria impostazione nella costruzione della squadra: basti pensare all’affare Higuain (pagamento della clausola rescissoria di 90 milioni) e alla mastodontica operazione che ha portato a Torino nel 2018 Cristiano Ronaldo. Negli ultimi anni il club bianconero ha anche guardato nella direzione degli investimenti di prospettiva: come non ricordare Chiesa, Locatelli, lo stesso Vlahovic (in una trattativa però costata nel complesso 80 milioni). Ma sono anche arrivati giocatori con ingaggi pesanti e di difficile collocazione in uscita: in mancanza di una resa sul campo all’altezza dei costi, tali operazioni si sono rivelate un problema di difficile risoluzione.

L’idea adesso è di cambiare sistema. Non uomini: perché il lavoro della parte sportiva, con Federico Cherubini al vertice di una vera e propria piramide della cosiddetta area tecnica, è apprezzato e ha portato valore al club. Semmai la strategia è quella di rinforzare il reparto, con magari una promozione di Cherubini al ruolo di direttore generale e con l’arrivo di un direttore sportivo operativo, di campo, in grado di scandagliare il mercato, anche oltre i confini dell’impero calcistico abituale. Normale quindi che vengano fuori nomi di addetti ai lavori che in questi anni hanno impostato il proprio operato con quel tipo di filosofia: Giuntoli, Petrachi, Tare. Ma si potrebbe anche pensare a una soluzione interna. Il punto è un altro: la strategia da rivoluzionare, al di là delle professionalità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...

Juve, i migliori video