TORINO - Il primo a non voler abbandonare la nave nella tempesta è Massimiliano Allegri. L’ha detto, l’ha ribadito, è stato chiarissimo: «Andarsene adesso sarebbe da vigliacchi», in riferimento all’annata nera della Juventus. Insomma, lui non molla. Facile, potrebbe dire qualcuno, con quel contratto, per altri due anni: ma i soldi, in realtà, contano relativamente. Perché Allegri è davvero visceralmente coinvolto nel progetto juventino e gli ultimi cinque mesi lo hanno emotivamente provato, ancora di più: di fatto è diventato il punto di riferimento, proprio per investitura di John Elkann, dell’area sportiva e non solo. Ha lottato per tenere unito il gruppo, ci ha messo la faccia sempre e comunque, anche quando non gli sarebbe spettato, anche quando qualcun altro si sarebbe defilato.
Il discorso di Elkann
A Max non si può negare il coraggio, che non si compra al supermercato, nemmeno con i 7,5 milioni netti più bonus che percepisce all’anno. Dire che la squadra è compatta, in toto dalla parte dell’allenatore, sarebbe una bugia, come però sarebbe falso pensare che siano i calciatori a decidere il futuro sulla guida tecnica: ci penserà la proprietà. Ieri John Elkann avrebbe avuto l’occasione propizia, a favore di telecamere, per blindare Allegri da ogni spiffero sul futuro: non l’ha fatto. Ma forse, dal suo punto di vista, non ce n’era bisogno. Il giorno prima, tra la sentenza del -10 e i quattro schiaffi dell’Empoli, Francesco Calvo era stato chiaro tanto quanto l’allenatore nel dopo partita: «L’ha detto Allegri e l’avevo detto io in tempi non sospetti: c’è massima fiducia nel mister, incondizionata. Stiamo costruendo il futuro insieme ad Allegri, su questo non ci sono dubbi. Stiamo lavorando con lui e con Cherubini sulla Juve del futuro per tornare alla vittoria».