Allegri all'ultimo jolly: ha la fiducia Juve, ma non può fallire

Il tecnico ha avuto un ottimo approccio con Giuntoli e il club (a partire da Elkann): punta sul riscatto, che però deve arrivare in questa annata

Tante, tantissime chiacchiere e un solo fatto: Massimiliano Allegri resta l’allenatore della Juventus. E forse non ha mai veramente rischiato di non esserlo più, nonostante qualche burrasca l’abbia attraversata fra le ultime settimane di campionato e quelle seguenti all’ultima giornata e anche se ci fosse andato vicino, l’organigramma che venerdì ha varato la nuova Juventus ha confermato la sua forza all’interno del club e la solidità della sua posizione.

La proprietà e la dirigenza hanno deciso di scommettere sul suo riscatto dopo due stagioni deludenti (non solo per colpa sua, certamente, ma nelle quali ha delle responsabilità): John Elkann crede in una svolta, così come Cristiano Giuntoli che con il tecnico ha avuto, finora, frequenti contatti telefonici. Hanno raccontato che l’approccio sia stato costruttivo e che i due abbiano colto il reciproco entusiasmo per la sfida che li attende. Siccome rimangono eccellenti anche i rapporti con Giovanni Manna e Federico Cherubini, Allegri ha tutta la parte “tecnica” dell’organigramma che tifa per lui: la situazione ideale per lavorare senza ansie, come peraltro ha già iniziato a fare, seppure lontano dalla Continassa, ma in contatto con i suoi collaboratori più stretti per programmare. Anche perché sa perfettamente di non poter più sbagliare.

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La fiducia di cui è circondato, infatti, non basterà a salvarlo se la Juventus non tornasse a vincere un trofeo e a lottare fino all’ultimo per il campionato (che nei piani del club è comunque un obiettivo). Allegri, con questa stagione, finisce i bonus: se fallisse sarebbe la fine del suo secondo mandato alla Juventus. Poi, come sempre, molto dipenderà dall’andamento della stagione e di come si ricostruirà il rapporto con i tifosi, logorato dagli ultimi stressantissimi dodici mesi.

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Allegri e il rapporto con i tifosi della Juve

Non sarà un atteggiamento morbido quello del tifo bianconero nei confronti del tecnico, accusato per gli scarsi risultati e anche per l’atteggiamento troppo speculativo della squadra. Non che, per sua tradizione, il popolo juventino dia troppa importanza all’estetica calcistica, ma non piace affatto l’idea di una squadra che fatica a tirare in porta o che arretra il suo baricentro subito dopo essere passata in vantaggio. Avere il pubblico contro o, comunque, prevenuto nei suoi confronti non è una novità per Allegri e, in fondo, gli ha portato bene. Quando sbarco improvvisamente alla Juventus nell’estate del 2014, venne preso letteralmente a sputi dalla tifoseria che, nel giro di una stagione celebrò uno scudetto, una Coppa Italia, una finale di Champions, finendo per acclamare Allegri. Detto che avrebbe sempre detrattori con i loro pregiudizi, per lui è fondamentale riconquistare il ceto medio juventino. Insomma, Allegri è anche stato messo in una condizione di forza e di potere, ma ha anche una serie di sfide impegnative da vincere. Elkann ha sistemato l’asticella piuttosto alta, d’altra parte in società c’è più di un dirigente convinto che con qualche ritocco di mercato e con un po’ di fortuna, la Juventus potrebbe effettivamente lottare per la vittoria finale in campionato e, quindi, la squadra di Allegri deve almeno riuscire a restare in corsa fino all’ultimo, lottando in modo più convincente e coinvolgente.

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D’altronde, non essendo esattamente un allenatore inesperto, Max sa benissimo che si gioca moltissimo nella prossima stagione: non vincere per tre anni di seguito alla Juventus non è concesso a nessuno e, a livello strettamente personale, Allegri sa di essere nel mirino dei suoi detrattori, che aspettano una brutta stagione per scatenare un inferno mediatico intorno a lui. Tutto questo esalta il suo aspetto più gagliardo e audace, si trova a gestire una scommessa su di lui, un’annata da “ora la va o la spacca”, e questa è la condizione ideale di chi, come lui, il meglio di sé quando la pressione aumenta. E forse è per questo che chiunque gli abbia parlato nelle ultime settimane lo abbia trovato carico e convinto. Domani inizia l’avventura, come sempre accade nel calcio saranno i risultati a semplificare o complicare le situazioni, i rapporti e il clima: tensioni e antipatie sono evaporate di fronte a una serie di vittorie, così come solide alleanze si sono incrinate di fronte a periodi zoppicanti di pareggino e sconfitte. Il resto, alla fine, sono chiacchiere. Di quelle, tuttavia, se continuerà a fare molte in attesa dei primi fatti.

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Tante, tantissime chiacchiere e un solo fatto: Massimiliano Allegri resta l’allenatore della Juventus. E forse non ha mai veramente rischiato di non esserlo più, nonostante qualche burrasca l’abbia attraversata fra le ultime settimane di campionato e quelle seguenti all’ultima giornata e anche se ci fosse andato vicino, l’organigramma che venerdì ha varato la nuova Juventus ha confermato la sua forza all’interno del club e la solidità della sua posizione.

La proprietà e la dirigenza hanno deciso di scommettere sul suo riscatto dopo due stagioni deludenti (non solo per colpa sua, certamente, ma nelle quali ha delle responsabilità): John Elkann crede in una svolta, così come Cristiano Giuntoli che con il tecnico ha avuto, finora, frequenti contatti telefonici. Hanno raccontato che l’approccio sia stato costruttivo e che i due abbiano colto il reciproco entusiasmo per la sfida che li attende. Siccome rimangono eccellenti anche i rapporti con Giovanni Manna e Federico Cherubini, Allegri ha tutta la parte “tecnica” dell’organigramma che tifa per lui: la situazione ideale per lavorare senza ansie, come peraltro ha già iniziato a fare, seppure lontano dalla Continassa, ma in contatto con i suoi collaboratori più stretti per programmare. Anche perché sa perfettamente di non poter più sbagliare.

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