TORINO - “Ecco uno che tutto sommato ha la faccia: salato, tritato, begli anni negli Hilton d’Arabia...”. Va così da sempre: le storie si rincorrono a seconda delle epoche e una citazione di Roberto Vecchioni fa comodo, eccome, per introdurre questa girandola di eventi che trasformano i calciatori in moderni Ulisse alla ricerca, più che di sé stessi, dell’ingaggio che sistemi le generazioni future. Quello che sembrava verosimile ieri notte non lo è più ora e per un Paul Pogba che scherzava in video, tra un pensiero religioso e l’altro, su un suo possibile approdo nel calcio arabo, c’era un Sergej Milinkovic-Savic che in silenzio trattava con il sultano per assicurarsi “begli anni nell’Hilton d’Arabia”.
Juve, i segnali di Pogba
I segnali, soprattutto quando arrivano da culture differenti, vanno interpretati con freddezza e uno scarto culturale in più. Per esempio. Nella tarda serata di domenica, quando ormai le lancette approssimavano al lunedì, alcuni video hanno diffuso le immagini di Paul Pogba che se ne stava a Gedda, in Arabia Saudita, a scherzare con alcuni tifosi sulla possibilità che potesse presto giocare nella Saudi League: «Oggi no, domani chissà».
Abbastanza per montare un caso? No, molto più che abbastanza, anche perché quel video era diffuso in diretta a poche ore dal raduno della Juventus e seguiva di alcuni giorni le visite di Rafalea Pimenta alla Continassa con le conseguenti indiscrezioni di un’offerta araba recapitata dalla procuratrice al club bianconero, con l’addentellato di un cospicuo triennale (intorno ai 100 milioni di euro) per il Polpo. E insomma, fin che sta roba aleggiava poteva rimanere un gossip mercataro tra i tanti. Ma se il ragazzo vola in Arabia a poche ore dal ritiro e, tra le altre amenità, visita le strutture dell’Al Ittihad, ecco che i campanelli d’allarme cominciano a suonare tutti assieme.