TORINO - «Ah, il “mio” Mitaj! Davvero la Juve lo segue? Mi fa piacere: è un ragazzo che lavora sodo e ha voglia di imparare, a Torino potrebbe crescere tanto». Dalla sua Lucinico, a due passi dal confine sloveno, Edoardo “Edy” Reja guarda con sereno distacco le vicende di un calcio che ha frequentato per 60 anni alle più varie velocità fino a diventare ct dell’Albania, la Nazionale in cui ha fatto debuttare un giovanissimo Mario Mitaj nelle qualificazioni all’ultimo Mondiale: «Mi avevano colpito la sua pulizia di tocco e l’intelligenza nelle letture. Di piede sinistro, perfetto in una difesa a quattro con centrocampo e attacco a tre: occupa bene la posizione, capisce le situazioni e ha un’essenzialità perfetta nelle giocate».
Dal punto di vista caratteriale, invece, che personalità ha?
«È un ragazzo di grandi qualità morali. Mi ha colpito molto il modo in cui si trasforma: fuori dal campo non è mai sopra le righe, verrebbe da definirlo perfino timido. Poi, però, in campo mostra un grande personalità, di certo superiore a quella che ti aspetteresti per uno della sua età: si fa valere e non ha timore di assumersi responsabilità nelle giocate. E la Juve potrebbe avere referenze dirette da un suo importante ex giocatore: Massimo Carrera lo ha allenato all’Aek».
Qualche difetto ce l’avrà, ‘sto Mitaj...
«Più che un difetto è una caratteristica: non ha la fisicità esplosiva dei terzini sinistri che hanno fatto la storia della Juventus, da Cabrini a Zambrotta. Per questo è perfetto nel 4-3-3, in cui pensare a tenere la posizione e a fare le letture preventive».
Mitaj a parte, che idea si è fatto di questa crisi Juve?
«Mi fa strano vedere una Juve con questa qualità tecnica. Stimo Allegri non da ora, ma devo dire che con questo materiale a disposizione sta davvero facendo un miracolo: cerca di non prendere gol e di ripartire perché non ha a disposizione la qualità per grandi giocate. Lo spiego ai tanti juventini che ci sono qui e mi sembra strano che non se ne rendano conto».