TORINO - "Solo a Livorno non mi chiedono se resto ancora alla Juve...". Ognuno di noi ha il proprio “posto delle fragole”, quel luogo in cui si ritorna alla giovinezza perduta e si cercano la pace e i ricordi di un’esistenza serena che va oltre le scelte, le battaglie, e che riporta all’essenza del contatto umano disinteressato. Difficile che Allegri abbia visto il film di Bergman, ma quella frase è la conferma di come inconsciamente si cerchi un luogo protettivo nel pieno di una tempesta.
Allegri-Juve, il contratto e la sensazione
Che non è tanto - e non solo - la necessita di conquistare la qualificazione alla Champions League (quest’anno arriverà, poi si vede) quanto la navigazione procellosa che lo porterà verso l’addio alla panchina bianconera. Perché è difficile (anche se nulla è impossibile, soprattutto nel calcio) immaginare che Allegri resti ancora alla guida tecnica della Juventus. Sì, certo, ha un contratto che lo lega per un’altra stagione al club bianconero, ma è sensazione diffusa che vi sia un poco di scollamento tra la visione del tecnico e quella del club. A esplicitarlo è soprattutto la comunicazione che Allegri ha adottato nelle ultime settimane, con il focus sempre più puntato sugli “obiettivi”, un vero e proprio mantra che il tecnico cerca di trasmettere ai suoi giocatori “un po crollati” dopo Inter e Udinese.