Thiago Motta e la gestione del gruppo
Anche la filosofia del lavoro tiene conto di questi aspetti. Thiago fa svolgere ai giocatori allenamenti relativamente brevi ma di estrema intensità e senza pause, così come deve garantire concentrazione assoluta tutta la fase in cui i calciatori sono a disposizione del tecnico che, poi, li lascia liberi di gestire il loro tempo libero: sarà la successiva qualità singola del lavoro a svelare senza possibilità di dubbio se i componenti della rosa fanno vita da atleta o no, con le inevitabili conseguenze in termini di scelte. Anche perché Thiago protegge in modo spietato e assoluto il gruppo: non ammette interferenze esterne né intrusioni all’interno dello spogliatoio: facile immaginare che il suo solo e unico referente sarà Cristiano Giuntoli per le questioni di campo.
Una rosa che, nelle idee generali di Motta (va verificato poi come saranno calate nello specifico juventino) non deve essere extra large a prescindere dal gran numero di partite che si devono affrontare. Anche questa convinzione, oltre che dall’esperienza personale, deriva dall’osservazione che racconta come anche nei club impegnati ai massimi livelli e dunque con il maggior numero di partite (dal Real Madrid al City, dal Psg al Liverpool, ma potremmo inserire anche l’Atalanta...) alla fine giochino sempre gli stessi 17/18. L’ideale, quindi è una rosa non vastissima (anche perché poi è difficile passare i concetti) ma ben costruita, omogenea nei ruoli e nei valori tenendo appunto conto della variabile dei cinque cambi.
"Thiago Motta predestinato: sì, è pronto per la Juve. E con Giuntoli..."