"Milan, Mancini grande colpo: hai in mano il futuro"

Massimo Briaschi sicuro: "Come movenze Tommaso somiglia più a me che a Paolo Rossi. Da prima o seconda punta ha grandi margini di crescita"
"Milan, Mancini grande colpo: hai in mano il futuro"

VICENZA - Nell'amichevole di domani sera (fischio d'inizio alle 19) tra L.R.Vicenza e Milan allo stadio Menti (che per l'occasione sarà esaurito) c'è un importante intreccio di mercato che riguarda l'attaccante Tommaso Mancini, del quale proprio in queste ore dovrebbe essere ufficializzato il passaggio alla società rossonera per una cifra attorno a 1,5 milioni di euro più bonus, legati ai risultati che saprà ottenere in carriera. Una cifra bassa, considerata il valore del giocatore, ma motivata dal fatto che era in scadenza nel giugno 2023. Da circa un anno i dirigenti veneti avevano proposto a Mancini (gestito al padre e dal procuratore) il rinnovo del contratto, che però è sempre stato rifiutato. Negli ultimi mesi anche altri club, tra cui Juventus, Napoli e Fiorentina, avevano fatto delle offerte, ritenute però insufficienti dalla proprietà del patron Renzo Rosso.

«Tommaso Mancini? Più Massimo Briaschi che Pablito». Il paragone, fatto da un ex tecnico delle giovanili biancorosse, non è così irriverente. E trova d'accordo lo stesso Briaschi, che in prima squadra biancorossa esordì anche lui giovanissimo. «In effetti almeno un po' posso dire di rivedermi in lui - dice l'ex attaccante della Juventus, in vacanza in questi giorni al mare - almeno dal punto di vista fisico, anche se sono passati oltre 40 anni e ora si gioca un calcio diverso. Comunque sono d'accordo, Tommaso come movenze assomiglia più a me che a Paolo Rossi». Briaschi, ora apprezzato procuratore, residente a Vicenza, conosce Mancini da diversi anni. «In particolare l'ho seguito durante le partite della Primavera - precisa - dove lui giocava pur avendo un paio d'anni in meno rispetto ai compagni. Nonostante questo eccelleva sia nel gioco che per struttura fisica, imponente nonostante l'età. Non è anche un caso che anche nelle rappresentative azzurre è stato quasi sempre il più giovane in assoluto. A livello giovanile il fisico imponente conta molto».

In quale ruolo dell'attacco lo vede meglio?

«Sarà il tempo a dire la sua posizione ideale, anche se da quanto potuto vedere può giocare sia da centrale che da seconda punta. E' un elemento di sicuro interesse e buone prospettive, ma a mio parere altrettanto forte è un altro attaccante del Vicenza, Filippo Alessio, pure classe 2004, che potrebbe essere la sorpresa del prossimo campionato del Lanerossi. Anche lui ha già esordito in prima squadra, per entrambi i ragazzi essersi allenati con i "grandi" durante tutto l'anno scorso è servito per la loro crescita».

Per Mancini l'ultimo trascorso con la squadra biancorossa non è stato un anno soddisfacente...

«Indubbiamente poteva essere migliore se i risultati fossero stati più positivi. Nello scorso campionato il L.R. Vicenza ha fatto molta fatica, perdendo tante gare e in un contesto del genere ogni partita diventa determinante perchè sei obbligato a fare punti. Anche il pubblico non ti perdona niente, la gente dimentica l'età e magari pretende che un ragazzino possa diventare il "salvatore della Patria"».

Secondo lei cosa farà il Milan con l'attaccante?

«Quello che deciderà il club rossonero non lo posso sapere, ma credo che piuttosto che un prestito in serie C, forse è meglio utilizzarlo in Primavera, magari facendogli sostenere parte degli allenamenti con la prima squadra. Da prossimi mesi il Milan disputerà la Youth League che rappresenta una vetrina prestigiosa a livello internazionale, in cui mettersi in mostra».

Dove potrà migliorare ulteriormente Mancini?

«Sicuramente in tutti i fondamentali, a 18 anni si hanno ancora ampi margini di crescita, sia fisici che tattici. Avrà nuovi allenatori e preparatori, questo non potrà che giovargli nel suo cammino di crescita, in cui dovrà cercare, giorno dopo giorno, di migliorare e maturare».

Gli farà bene lasciare Vicenza e la sua famiglia per trasferirsi a Milano?

«Indubbiamente si cresce e si diventa uomini velocemente. Io lasciai il mio paese, Lugo Vicentino, per andare a vivere a Vicenza all'età di 16 anni, per poi finire al Cagliari a 21 anni, quando per mia mamma raggiungermi in Sardegna è come adesso volare in Sudafrica. (ride, ndr) Comunque Mancini ha il vantaggio che in grandi club, come Milan, Inter e Juventus, i ragazzi vengono seguiti anche fuori dal campo e sono obbligati a fare bene anche a scuola: anche lì dovrà dimostrare maturità e voglia di apprendere».

Da lui cosa attendersi dal punto di vista calcistico, anche in prospettiva nazionali azzurre?

«In Italia purtroppo, e ribadisco purtroppo, le società non aspettano, bisogna far bene subito ad ogni livello, anche in Primavera, perchè contano soprattutto i risultati. In altri Paesi europei i ragazzi vengono inseriti presto in prima squadra, dandoli il tempo di crescere e maturare. Dai noi c'è meno pazienza, quindi bisogna saper cogliere le occasioni al volo. E per un giovane non è sempre facile, anche perchè c'è un mercato aperto quasi tutto l'anno».

E poi ci sono molti giocatori stranieri, anche nelle categorie giovanili ...

«Sì, il confronto con il mondo è a 360 gradi, i nostri ragazzi si trovano a competere con coetanei, che arrivano dall’estero, più strutturati e preparati anche dal punto di vista atletico. E’ una selezione molto dura, dove non è facile emergere».

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