Torino, Juric-Cairo: gli scenari per il futuro

Un anno (quasi) garantito, ma il tecnico per inaugurare un ciclo chiede garanzie: se il patron le tradirà difficile pensare a un ulteriore prolungamento
Torino, Juric-Cairo: gli scenari per il futuro© LAPRESSE

Una voce che, suffragata da altre voci, finisce per assumere i contorni dello scenario plausibile riporta come altamente probabile la prosecuzione del rapporto tra le parti. Con le parti che sono il presidente granata Urbano Cairo e il tecnico da lui voluto per risollevare le sorti della squadra dopo due stagioni più tragiche che comiche, cioè Ivan Juric. Logica vorrebbe che la scelta compiuta dal patron, per di più corretta come certificato dal campionato - più in base alle prestazioni che non scorrendo la classifica - fosse sostenuta con piena energia da Cairo stesso, disposto a studiare con l’allenatore croato e il direttore dell’area tecnica Vagnati una strategia per la prossima stagione. A quanto risulta, invece, sul tema si sta procedendo con un ritardo colmabile, ma che rischia di avere un costo, quando si tratterà di concretizzare le idee procedendo con le firme. Una gestione dei tempi, quindi delle opportunità, che non incontra il benestare di Juric. Chiamato come “Tiramolla” a tenere in una mano la società - da lui fin qui pungolata con spirito costruttivo - e nell’altra i tifosi che spingono per aumentare il livello dell’asticella. Un equilibrismo difficile a sostenersi, tanto che in questa posizione scomoda l’allenatore non ha intenzione di rimanere per l’eternità.

E si arriva al sopra citato scenario plausibile. Molto, se non tutto ivi compresa la pianificazione del ritiro estivo in Austria gestita dal tecnico fa pensare con ci sia il dubbio alcuno circa l’allenatore del Toro per la prossima stagione. Che sarà Ivan Juric. Il quale però sta mantenendo in vita il beneficio del dubbio, nei confronti della reale volontà societaria. «I problemi ci sono stati e in parte ci sono ancora - ha detto l’ex del Verona nel post Napoli -: ora decida la società cosa fare. Serviranno giocatori forti perché altri forti andranno via, ma non si tratta tanto di spendere, quanto di prendere calciatori moderni e utili al mio gioco. Che è uno ed è ben chiaro. Ci dobbiamo provare, c’è da fare un grande lavoro, se lo si vuole fare. Questo ci chiedono i tifosi: di non galleggiare verso il basso. Sarà Cairo, che valuterà se fare qualcosa in più per provare a migliorare la classifica». Parole attraverso le quali Juric esprime due, fondamentali concetti: il primo è l’implicita voglia di continuare a crederci, di sperare che Cairo si fidi delle sue indicazioni e gli allestisca una rosa coerente, concordata, rifinita in tempo e non definita a fine mercato. In caso contrario il croato inizierà probabilmente la stagione turandosi il naso, ma nell’estate del 2023 facilmente cercherà di liberarsi dal Torino (il contratto è in scadenza nel 2024).

Il medesimo scenario prevede però una seconda direzione: se Cairo assieme a Vagnati seguirà il corso Juric non limitandosi a farlo sedere sulla panchina, ma ascoltandone i suggerimenti, allora quella in corso sarà stata in effetti la prima annata di un ciclo potenzialmente lungo e soddisfacente. Più difficile la terza ipotesi, per quanto sia evidente che il tecnico stia in questa fase misurando le parole così da non arrivare allo scontro con la società: se però questa dovesse iniziare l’estate con l’idea di replicare il mercato della scorsa estate, quasi ignorando l’allenatore e comunque puntando a completargli la rosa all’ultimo, come escludere a priori le dimissioni di Juric, pure conoscendone le legittime aspettative nonché il carattere? Ripetiamo, perché ciò avvenga dovrebbero succederne di ogni: in questo momento tutti coloro che hanno avuto modo di confrontarsi con Juric ne riportano la volontà, anche per rispetto della tifoseria e di un gruppo particolarmente sano, coeso e complice con il tecnico, di proseguire alla guida del Toro. Che comunque nel prossimo ritiro estivo avrà fattezze molto diverse dalle attuali.

Al di là dell’opera di completamento, almeno tre se non quattro saranno le priorità. A partire dalla scelta del portiere. L’alternanza tra Berisha e Milinkovic ha portato al sorpasso dell’albanese - fresco protagonista della parata sul rigore di Insigne - sul serbo, ma ha pure certificato la necessità di acquistare un titolare. Magari confermando Berisha quale riserva. «Se, come probabile, perderemo Bremer dovremo sostituirlo con uno forte», spiegava poi Juric sempre dopo la sconfitta di misura contro il Napoli. Va da sé, un ruolo delicato come quello del riferimento centrale di una retroguardia a tre non potrà essere sbagliato. E si arriva al centrocampo, dove la perdita pesante sarà quella di Pobega. Responsabile in negativo contro gli azzurri - ferale il pallone perso sulla pressione di Fabian Ruiz che ha portato al gol dello spagnolo - ma nel complesso protagonista di una stagione eccellente, quella della definitiva maturazione. Gli si apriranno le porte del Milan, per quanto il Toro non disperi in un rinnovo del prestito. E i granata non disperano nemmeno alla voce Belotti. Dovesse partire serverebbe anche il centravanti titolare, ma nella testa del Gallo ancora non si è figurata la decisione ultima.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...