"Torino, Barath fa per te"

Il ct dell'Ungheria Marco Rossi promuove il talento che tratta Vagnati: "È un centrocampista box to box in crescita e sveglio: migliora in fretta"

TORINO - Più giovane di 4 anni di Idrissa Touré, altro centrocampista di qualità da tempo osservato speciale di Davide Vagnati, anche Peter Barath è dotato di buon fisico ed è un talento emergente. Per il 20enne ungherese il Torino ha già avviato una trattativa con il Debrecen, società proprietaria del cartellino. Tutti e due sono dotati di un fisico statuario: un metro e 87 il tedesco del Pisa, “il Pobega della B”; un metro e 85 il magiaro, che oltretutto costa poco più della metà dell’ex centrocampista della Juventus Under 23. Di Touré si era scritto parecchio nell’ultimo mese, ma le richieste vicine ai 4 milioni avevano poi raffreddato gli umori del dt granata. In questi giorni sono invece decollati i colloqui con i vertici del Debrecen dopo una serie di sondaggi mirati con i rappresentanti del centrocampista ungherese, attraverso un intermediario italiano. Barath è agganciabile con una spesa più modica, un paio di milioni. Il suo legame in patria è in scadenza al prossimo 30 giugno, ma la società ungherese vanta un diritto di prolungamento di altri 12 mesi: una situazione contrattuale non immediatamente vantaggiosa e lineare come quella di un giocatore vicino a liberarsi a parametro, ma che pur sempre rappresenta un assist per un club interessato.

Barath, la storia

Cresciuto nel Debrecen, Barath esordì in prima squadra già a 17 anni. In appena un biennio ha messo assieme ben 52 presenze nel massimo campionato ungherese, condite da 4 reti e 7 assist gol. Cui aggiungere 6 gettoni nella Coppa nazionale e le partite nelle varie nazionali giovanili tra l’Under 17 e la 21, sino all’exploit di quest’anno. Allorché è stato ripetutamente convocato anche nella nazionale maggiore, fino a conquistarsi l’esordio il 17 novembre nel 2 a 2 contro il Lussemburgo. Centrocampista centrale di piede destro, mescola doti di regia con caratteristiche tipiche di una dinamica mezzala. La statura e il fisico lo avvantaggiano anche nel gioco aereo, nell’opera di frangiflutti e negli inserimenti in avanti in velocità. Non a caso rappresenta uno dei profili migliori del calcio magiaro nella sua categoria d’età, per qualità acclarate e potenzialità di crescita. Un identikit che ci conferma chi lo fece debuttare appunto in nazionale, un mese e mezzo fa. Ovvero il ct degli ungheresi, l’italiano Marco Rossi, ex difensore cresciuto manco a dirlo nel vivaio granata tra gli Anni '70 e '80.

Barath, l'analisi di Marco Rossi

Rossi iniziò ad allenare la leggendaria Honved una decina di anni fa. Dopo aver vinto il campionato ungherese, dal 2018 guida la nazionale magiara. La sua esperienza, le sue capacità di tecnico (con lui l’Ungheria ha conosciuto una nuova alba calcistica più che lusinghiera) e il suo fiuto rappresentano un faro anche per il pacchetto dirigenziale del Torino: a chi meglio di Rossi si possono chiedere giudizi obiettivi, allorché l’attenzione si sposta su un giovane ungherese? Lo abbiamo fatto anche noi di Tuttosport. «Peter è un classico centrocampista box to box», cioè abituato nella doppia fase a correre da un’area all’altra, ci ha spiegato Rossi con una descrizione solerte, fin chirurgica, accompagnata dalla sua nota cortesia. «Oltre alle sue doti tecniche facilmente riconoscibili, Barath è anche dotato di un buon fisico». Quanto si diceva all’inizio: un aspetto pure questo ricercato da Ivan Juric, dopo la partenza di Tommaso Pobega e Rolando Mandragora, i due corazzieri della scorsa stagione. «Un’altra sua virtù è il suo buon tempismo negli inserimenti anche senza palla», a conferma dell’intelligenza tattica. «Inoltre è bravo pure di testa ed è dotato di buon tiro anche da lontano». La sua ancor giovane carriera ci racconta che si tratta di «un giocatore in forte crescita in questo ultimo biennio, che oltretutto a Torino potrebbe migliorarsi velocemente». E questo, secondo il ct dell’Ungheria, per tre ragioni: perché Barath è un ragazzo molto sveglio, affamato, intelligente, voglioso di apprendere; perché Juric, si sa, è bravissimo nello svezzare e lanciare i giovani di qualità, lavorandoci sopra quotidianamente come un artista con la creta; e perché il campionato italiano, sicuramente molto più competitivo, può rivelarsi per Peter una palestra ideale per un salto di qualità, a quel punto però tutto da confermare sul prato, con i fatti. E così la palla torna intanto a Vagnati e alle sue trattative a caccia di giovani di talento poco costosi.

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