Toro, che pena: cori contro Cairo e i giocatori

Dopo 2 ko di fila in casa, un grigio pareggio con la Salernitana. A Vilhena risponde Sanabria. Contestazione finale della Maratona: crisi conclamata
Toro, che pena: cori contro Cairo e i giocatori© Getty Images

TORINO - Un punto prezioso per la Salernitana nella corsa verso la salvezza ed ennesima frenata per il Toro, che non vince in casa da inizio marzo (Bologna). La squadra di Juric si è di nuovo dimostrata troppo prevedibile e spuntata. Un gran possesso palla, ma sostanzialmente sterile. A lungo noioso il gioco, innumerevoli gli errori nei fraseggi: solo nella ripresa il Toro ha arpionato a fatica una sufficienza stiracchiata, nonché il pari con Sanabria (nella prima frazione aveva segnato Vilhena per i campani). E così è sembrata una partita già di fine stagione. Peccato che il campionato termini a giugno. L’involuzione del Toro continua, insomma. Sconfitte contro le big e grigi pareggi contro una sequela di squadre medio-piccole. Inevitabili i fischi alla squadra a fine partita. E tre cori della Maratona: “Tirate fuori le palle”, “vi svegliate o no”, “a lavorare”. Brutti segnali, insomma. Lo specchio di quel che (non) si vede da due mesi. Poi anche la contestazione contro Cairo (“Vattene”, “pezzo di…”), come già nel primo tempo.     

TORO, NESSUNA VERA REAZIONE - Quello che si temeva alla vigilia, pensando a questo Torino stitico nei gol, in discesa in classifica e reduce da due ko di fila in casa, è puntualmente accaduto: l’emersione di un gruppo rattrappito, nervoso, lento, prevedibile, macchinoso, con un’incertezza individuale acuita in tanti da pressioni psicologiche evidentemente vissute in modo troppo pesante (dipende sempre dalle spalle e dalla statura di chi le deve sopportare: in questa rosa ci si squaglia in fretta, viene da dire). Quello che si temeva, mettendoci nei panni di Juric, è andato in scena per 45 minuti senza soluzione di continuità. Il suo 3-4-2-1 è stato replicato a specchio con meritevole attenzione e dinamismo da Paulo Sousa e i granata piemontesi ci sono andati a rimbalzare contro con poco costrutto e senza mai un cambio di ritmo per tutto il primo tempo.

VILHENA, GOL COME ALL’ANDATA - Una pena, tradottasi presto nel gol avversario, all’insegna del “vietato marcare”: Ricci (poi out a fine primo tempo per un guaio muscolare, dentro Vlasic di nuovo a centrocampo come con la Roma) si faceva portar via la palla da Nicolussi Caviglia, Candreva volava sul fondo (e Singo?), servizio basso in mezzo, sponda di Piatek e botta piazzata di Vilhena (già a segno all’andata), con Rodriguez e Buongiorno per merenda. L’incapacità del Torino nel cambiare tipologia di gioco e modulo ha fatto il resto sino all’intervallo, in un mare di errori, fatti salvi due o tre guizzi in dribbling di Radonjic (su uno di questi Gyomber in scivolata colpiva la traversa rischiando l’autorete, per salvare). Tutti o quasi censurabili: insulso Miranchuk, ingabbiato Sanabria, solo compitini per Ilic, spuntate le fasce.    

CORI CONTRO CAIRO E GIOCATORI - Sostegno caldo e costante della Maratona, ma anche forme di contestazione ciclica in curva già dal 10’, un minuto dopo il gol di Vilhena: ripetuti cori contro Cairo (“vattene”, “vendi il Torino”) e insulti vari, ma anche diversi “fuori le palle” urlati a più riprese alla squadra durante tutto il primo tempo. 

SOLO IL PAREGGIO - Il Toro, svegliato da Juric, rientrava meglio in campo. Baricentro più alto, pressing più costante e finalmente occasioni in sequenza. Due per Radonjic, di testa e in diagonale, quindi il pareggio a quel punto più che meritato. Merito di Miranchuk, abilissimo a liberare dal limite Sanabria, e del paraguaiano, cecchino al tiro (9° gol in campionato). La squadra di Juric restava poi posizionata nella metà campo avversaria, alla luce di un indiscutibile predominio territoriale, ma il gran possesso palla produceva solo un paio di pericoli ancora con Radonjic (una bella parata di Ochoa in angolo). Dicevano poco anche i cambi a raffica su entrambi i fronti. La Salernitana badava solo a rintanarsi per portare a casa un punto prezioso. Tanta noia. Poi la fine.      

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