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TORINO - E' un gioco, ma potete leggerla come una provocazione. In definitiva può diventare un curioso argomento di discussione. Perché la questione si presta a una doppia interpretazione che chiama in causa Roberto Mancini: i club italiani non si fidano delle sue indicazioni, oppure non hanno la forza economica per seguirlo?
IN PREMIER Primo esempio: Gianluca Scamacca. Il ct lo ha indicato senza giri di parole come il potenziale centravanti nel futuro della Nazionale. Ecco, considerato che ha 23 anni ( che vengono aggettivati “solo” per i nostri standard) è strano che nessun club italiano abbia deciso di investire su di lui lasciando che lo prenda il West Ham, club non di prima fascia in Premier. Certo, la richiesta del Sassuolo non è bassa, ma quei 40 milioni si sarebbero potuti dilazionare, “creativizzare” soprattutto considerando in più la possibilità di ammortizzare l'investimento. Invece tutti i club di vertici hanno attaccanti stranieri e (più d'uno) vicini al pensionamento.
FERMI A ZERO Ancora più incredibile il destino dei campioni d'Europa svincolati: Insigne e Bernerdeschi sono finiti in Canada, Belotti è ancora senza squadra e anche per lui si affacciano richieste inglesi. Certo, i soldi della Major League hanno il loro peso, ma si tratta pur sempre di giocatori svincolati nella piena maturità fisica e mentale (28 anni il bianconero e il granata, 31 il napoletano): possibile che da svincolati non servissero a nessun club italiano? Senza dimenticare, ovviamente, quel Wilfred Gnonto che l'anno prossimo andrà in scadenza con lo Zurigo e su cui in Italia c'è pochissima considerazione. La lista potrebbe allungarsi ancora e, così, il dibattito è aperto: Mancini troppo avanti o i nostri club troppo fermi?
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