ROMA - La paura è sempre una pessima compagna di viaggio. Ha letteralmente paralizzato la Roma, salvata due volte da Szczesny quando sembrava sul punto di cedere al Bate che, a venti minuti dalla fine si è insediato nella metà campo giallorossa e non se ne voleva più andare. La soffertissima e fischiatissima qualificazione agli ottavi di finale della Champions è maturata al termine di una prova che ha visto la buona volontà degli uomini di Garcia risultare inversamente proporzionale al loro gioco. Confusa, abborracciata, a tratti terrorizzata da un avversario tignoso e fiero: ancora una volta, la manovra romanista ha reso fin troppo bene i patemi di una squadra prigioniera di se stessa e delle sue contraddizioni, con Garcia convitato di pietra, incapace di scuotere un gruppo che pare sempre pronto a piegarsi al primo stormir di fronde.
Il forfait di Gervinho durante gli esercizi di riscaldamento sembrava un cattivo presagio, avvalorato dalla nuova, insufficiente prova di Iturbe, chiamato a sostituire l’ivoriano. Per fortuna di Garcia, hanno retto Florenzi, Nainggolan, De Rossi e Manolas. Dzeko si è battuto dall’inizio alla fine, ritrovandosi però sempre, maledettamente troppo solo. I trentamila eroi dell’Olimpico hanno sofferto le pene dell'inferno e quando, a sette minuti dalla fine, Garcia ha richiamato Falque per inserire Ukan, si è capito che, per passare il turno, il tecnico puntava più sul pareggio del Bayer con il Barcellona che sulla vittoria dei suoi. Questa qualificazione è tanto fortunosa quanto immeritata ed è l’unica cosa buona di una serata urticante. Dopo cinque anni e con soli 6 punti all’attivo, la Roma torna negli ottavi della Champions League, ma l’abbruttimento di questa squadra fa impressione. Così com’è, questa Roma non va da nessuna parte. Vero, Garcia?
VIDEO - GARCIA: LA QUALIFICAZIONE ERA IL PRIMO OBIETTIVO DELLA STAGIONE