© EPATORINO - È davvero facile salire ora sul carro del vincitore. Perché a prescindere da quale sarà l'epilogo della finale di Champions League, domenica mattina, nessuno potrà definire Zinedine Zidane un “perdedor”. Diciassette mesi dopo, Zizou si è, infatti, preso la dolce soddisfazione di zittire tutti quelli che “di calcio se ne intendono” e che, ancor prima del suo arrivo, profetizzavano, per lui, un esonero lampo.
IL GUARDIOLA BLANCO - Di certo, il suo curriculum non era quello che si definisce un entusiasmante biglietto da visita: la sua breve tappa al Castilla non passerà, infatti, alla storia come una delle migliori della seconda squadra del Real Madrid. Ciononostante, Florentino Perez, uno che, almeno in teoria, di calcio non ne capisce niente, non ha mai avuto dubbi. Il presidente “galáctico” era convinto che, il genio capace di regalargli la “Novena” con un gol entrato nella leggenda come il più bello mai realizzato in una finale di Champions League, avesse tutte qualità necessarie per ripetersi anche in giacca e cravatta. Don Florentino era sicuro di aver individuato in Zizou il suo Guardiola.
LA RIVINCITA DI FLORENTINO - E, del resto, anche Pep, prima di vincere e rivincere tutto sulla panchina del Barça, aveva rischiato l'esonero dopo appena tre giornate di campionato. Poche settimane dopo l'insediamento del francese arrivò, infatti, la sconfitta casalinga nel derby contro l'Atletico e, ironia della sorte, anche Zidane andò vicino al licenziamento in tronco. Il presidentissimo, però, non ne volle sapere, rifiutando i pareri illuminati degli intenditori che erano stati convocati a corte da quei dirigenti che non hanno mai considerato Zizou all'altezza della situazione. E, non c'è che dire, un anno e mezzo dopo, anche il troppo spesso criticato Perez, la sua bella rivincita se l'è presa.