Juve, quando anche lo Stadium è servito a battere l'Atletico

A marzo il pubblico spinse i bianconeri, oggi l’ambiente è spento e ai giocatori manca l’effetto bolgia
Juve, quando anche lo Stadium è servito a battere l'Atletico© LAPRESSE

TORINO - I giocatori se la ricordano come la notte più esaltante e magica della storia recente: 12 marzo 2019, Juventus-Atletico Madrid 3-0. La notte in cui un uomo, un gruppo di grandi calciatori e uno stadio hanno compiuto un’impresa, ribaltando il 2-0 dell’andata. Se quella partita coincide per molti di quelli che l’hanno giocata con la loro migliore prestazioni in maglia bianconera (da Cristiano Ronaldo fino a Spinazzola, passando per Emre Can e Bernardeschi) è anche per la spinta talmente forte da essere quasi fisica ricevuta dagli spalti

Juve, manca l'effeto bolgia

Ma quel tifo, quella bolgia, che mai si era sentita prima, non si è nemmeno ripetuta dopo. Quello dell’effetto trascinamento del pubblico che spesso è mancato nel corso di questo lungo ciclo vincente della Juventus è un problema ricorrente. Basti pensare a Conte che si lamentava in continuazione dell’effetto «teatro», criticando l’eccessiva compostezza del pubblico. Perché anche in un’epoca di calcio virtuale, il pubblico può ancora fare un po’ di differenza. Per lo meno così ti spiegano i giocatori, senza calcare troppo la mano sull’argomento, ma comunque facendo capire che per quanto tu possa essere professionista e per quanto motivato dall’importanza di quello che ti stai giocando, sentire uno stadio dietro di te innesca sempre una turbina supplementare.

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