Sarri: "Serve una grande Juve. Io a rischio? I dirigenti non sono dilettanti"

Il tecnico bianconero alla vigilia della sfida di ritorno di Champions League con il Lione
"Scudetto vicino? Anche quando fai palo sei vicino a segnare"© Juventus FC via Getty Images

TORINO – E' la vigilia di Juventus-Lione, gara di ritorno degli ottavi di Champions League. Maurizio Sarri la vede così: «Servirà sicuramente una grande prestazione da parte nostra. Il Lione è una squadra che da quando gioca con tre centrali difende con densità ed efficacia. E si è evoluta a livello di solidità difensiva. In più hanno giocatori bravi, tecnici e veloci nelle ripartenze. Il risultato è difficile da recuperare, noi dovremo giocare con grande lucidità, calma e pazienza. Domani sarà impossibile giocare con leggerezza, servirà solo lucidità: è qualcosa di diverso dall'essere leggeri».

Higuain-Pjanic-Dybala: come stanno?

«Sono in crescita in questo periodo, Higuain dopo un periodo complicato ha messo un po' di minuti nelle gambe. Pjanic ha vissuto un periodo di stanchezza fisica e mentale. Sono due giocatori comunque efficienti. Dybala? Non so se sarà convocato, è ancora nelle mani dello staff medico. Anche se ieri ho visto che qualcosa in campo lo ha fatto. Vediamo l'evoluzione di oggi e di domattina, poi capiremo il suo livello di disponibilità e cosa potrà fare parlando con lui e con i medici».

La vigilia di Ronaldo

«Se ho parlato con lui in questi giorni? No, niente di particolare. Ronaldo si sta allenando nella maniera giusta. Ieri, poi, ha segnato un gol in allenamento di una bellezza assoluta, mentalmente si sta approcciando nel modo giusto. Come tanti altri, ha giocato tantissime partite in pochissimo tempo, quindi si è riposato per un paio di giorni. E ha ripreso ad allenarsi con buona intensità e vigore».

Cuadrado sì, ma dove?

«Sono valide tutte e due le possibilità, che giochi sulla linea difensiva oppure in attacco. Di sicuro ci sarà dall'inizio».

Lo Stadium vuoto

«E' chiaro che i tifosi mancheranno, all'andata il pubblico c'era e ora no. Ma le condizioni sono queste: giocare le partite di Champions senza pubblico non è bello, né è bello viverle così dal campo, mettono tristezza. Ma questo vale per tutte le partite. Però la Champions è la manifestazione più importante al mondo e richiederebbe ancora di più la presenza dei tifosi. Speriamo che a breve ci siano le condizioni per far rientrare il pubblico negli stadi. Psicologicamente e mentalmente è dura prepararsi anche per noi».

Sarri a rischio?

«Non ho pensato che quella di domani rischi di essere la mia ultima partita da allenatore della Juventus. Con questa domanda si dà dei dilettanti alla nostra dirigenza. I nostri dirigenti sono di altissimo livello, non valutano su un episodio. Avranno fatto le loro valutazioni: se vorranno cambiare lo faranno indipendentemente dal risultato di domani e viceversa. Non sono tifosi e non vanno solo sull'onda emotiva».

Il Lione

«Da quando hanno iniziato il percorso con tre difensori centrali, loro difendono bassi con grande densità ed efficacia, poi ripartono bene. Depay, come altri, è un giocatore di gamba con buone accelerazioni. Purtroppo il risultato dell'andata permette a loro di fare la partita che più rispecchia le loro caratteristiche. Non ho visto uno stravolgimento rispetto alla partita d'andata, però è chiaro che il rientro di Depay è importante per il Lione. Viste le loro caratteristiche, sarà una gara difficile».

La partita più importante di tutte

«E' una partita importante, ma lo era anche vincere lo scudetto. Sarebbe bellissimo andare alla Final 8 in Portogallo, per quello che rappresenta: significherebbe entrare nell'élite europea, quindi mondiale. Ci teniamo tantissimo».

Il pessimismo attorno alla Juve

«Se mi stupisce? Più che altro sono agnostico, non lo so, io non leggo né guardo niente, mi riguarda poco. Noi invece siamo molto contenti di aver vinto forse il campionato più difficile della storia della Serie A per tutti gli avvenimenti che si sono verificati. Questo è un ambiente abituato a vincere, quindi tutto è attutito dall'abitudine al successo. Ma non deve essere così, perché la vittoria è sempre un evento straordinario, non ordinario».

 

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