Juve, Pirlo ha 40 giorni per costruire una squadra bellissima per la Champions

Dal Barcellona al Barcellona: 7 vittorie e 2 pareggi in 9 partite. Gioco, anima, sfrontatezza le armi dei bianconeri. Il ruolo di Buffon
Juve, Pirlo ha 40 giorni per costruire una squadra bellissima per la Champions© Getty Images

Le opinioni sono opinioni e i numeri sono numeri, ma si dà il caso che contino di più. E dunque: 16 partite ufficiali per la Juventus di Andrea Pirlo, con 10 vittorie, 5 pareggi e una sconfitta, in casa contro il Barcellona. Era il 28 ottobre, allo Stadium Leo Messi mandava tutti i difensori al bar, però di lì in poi altra musica. Il Maestro ha cominciato ad agitare la bacchetta e pur con tutte le sofferenze dettate dal fatto di essere una squadra in costruzione, a partire dal 1° novembre i campioni d’Italia hanno infilato una serie di 7 successi in 9 partite. Alcuni striminziti, è vero, talora non del tutto soddisfacenti (i 2-1 su Ferencvaros e Toro, per dire) e con due pareggi come quelli di Roma - sponda Lazio - e Benevento da far andare in bestia anche il tifoso più placido in circolazione. Attenzione, tuttavia: questa Juve ha perso solo una volta, ha tirato su per i capelli alcune gare che parevano smarrite e come quando si parla correttamente di distrazioni se non si vince, spunta spesso il cinismo nelle circostanze opposte. Bilancio al 10 dicembre: la vera Juventus, a naso, sta arrivando.

Cos’è cambiato nei 40 giorni da Juve-Barça a Barça-Juve? Pirlo, Roberto Baronio e Igor Tudor hanno studiato e riflettuto, hanno lavorato con la squadra, le hanno urlato di tutto sul campo. E i risultati hanno cominciato ad arrivare, soprattutto in Champions dove la componente della fame non può non tentare chi insegue la Coppa da un quarto di secolo e 5 successi su 6 sono già in archivio. In campionato, invece, se non fosse per la vittoria a tavolino sul Napoli, i bianconeri hanno più pareggiato che vinto. Domenica a Marassi la controprova più attendibile, considerato lo stato psicofisico di una squadra in risalita, ma che non ha ancora infilato sei punti in due partite di fila in Serie A. Si vedrà, intanto la lezione impartita martedì al Barcellona a casa sua rischia di rivelarsi determinante per il destino dei campioni d’Italia. Mai così centrata è parsa la Juve di Pirlo, mai così sveglia, dotata di un’anima vera, di un gioco fluido e in grado di zittire le bocche da fuoco di un avversario sì dimesso, però costretto a soffrire dalla pressione bianconera. Per svoltare in Catalogna è bastato infoltire il centrocampo di interni/incursori e rinunciare ad esterni giovani come Federico Chiesa, Dejan Kulusevski e Federico Bernardeschi. Uno dei tre - soprattutto il primo - nel ciclo in questione ha sempre giocato titolare, però questa Juve è in grado di cambiare vestito se serve. Il passo e la condizione atletica di Weston McKennie non potevano avere rivali al Camp Nou, idem il senso del possesso di Arthur e lo stesso Aaron Ramsey ha svolto un lavoro egregio nel suo pendolare tra mediana e attacco.

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