Il crociato e la Champions

SPORT&SALUTE Con il dottor Tencone. Analisi sugli infortuni al “LCA” nelle competizioni Uefa: la fretta nel recupero non premia
Il crociato e la Champions

«Poche settimane fa sul “British journal of sports medicine” è stato pubblicato un articolo scientifico di notevole interesse riguardante gli infortuni al legamento crociato anteriore nei calciatori della Champions League. Il dottor Francesco Della Villa e gli altri autori fanno parte del gruppo medico di studio della UEFA e del gruppo medico italiano Isokinetic, e hanno raccolto una serie di informazioni utilissime per gli operatori del calcio, ma interessanti certamente anche per gli appassionati sportivi in genere. 

Sono stati studiati i dati medici durante 18 stagioni di Champions e Europa League, dal 2001 al 2019: un totale di 374 squadre! In questo periodo 118 calciatori sono stati operati per la ricostruzione del legamento crociato anteriore. I dati affermano che il 93% dei giocatori professionisti operati al LCA che giocano in Champions ritorna a giocare allo stesso livello di prima (contro il 55% della popolazione sportiva generale). Solo il 60% compete allo stesso livello dopo 3-4 stagioni, e non è sempre detto che la performance calcistica raggiunga lo stesso livello di prima dell’infortunio. I tempi medi di ritorno all’allenamento con la squadra sono di 174 giorni quando l’intervento ha riguardato solo il legamento crociato anteriore, mentre i tempi sono più lunghi (quasi 7 mesi) se l’intervento riguarda, oltre al legamento crociato, anche menischi o cartilagini del ginocchio stesso.

L’informazione più importante evidenziata dallo studio è che, entro i successivi 4 anni, circa il 18% dei calciatori operati al legamento crociato anteriore va incontro ad un nuovo infortunio al legamento dello stesso ginocchio o dell’altro ginocchio: quasi uno su cinque si rifà male. I movimenti di gioco che più frequentemente determinano la lesione sono le situazioni di pressing difensivo e il recupero dell’equilibrio dopo aver calciato; nella maggior parte dei casi si tratta di infortuni senza contatto con l’avversario. I giocatori più a rischio di rifarsi male sono quelli che hanno avuto un primo infortunio da non-contatto e sono stati operati per la sola lesione del legamento crociato, senza altre lesioni associate: in questi casi il rischio di rifarsi male è addirittura del 40%; in casi così delicati il perfetto completamento del programma riabilitativo diventa fondamentale. Lo studio scientifico dimostra inoltre che il re-infortunio avviene soprattutto nei pazienti che ritornano ad allenarsi regolarmente prima dei 6 mesi, mentre non si sono verificati ulteriori infortuni al ginocchio operato nei calciatori di Champions League che sono tornarti in squadra dopo 8 mesi dall’intervento di ricostruzione del legamento crociato anteriore. Infine è stato studiato l’impatto di un infortunio così grave sulla carriera dei calciatori: mediamente la carriera stessa di un top player prosegue per altri 3-4 anni dopo l’intervento al legamento crociato, e che il 60% dei calciatori gioca ancora allo stesso livello dopo 5 stagioni.

Alla luce di queste informazioni scientifiche possiamo affermare che dopo l’intervento al Lca un calciatore deve evitare di rientrare troppo presto e soprattutto deve assolutamente evitare di rientrare senza avere perfettamente completato il percorso riabilitativo e di recupero della forma sportiva».

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