La finale di Champions League sarà un monologo inglese per la terza volta nella storia, la seconda negli ultimi tre anni: Manchester City e Chelsea si troveranno di fronte il 29 maggio a Istanbul per cercare di vincere il trofeo più ambito. Una finale con sole squadre di Premier League si era già disputata a Mosca il 21 maggio 2008, quando il Manchester United ha superato il Chelsea ai rigori, e a Madrid il 1° giugno 2019, quando il Liverpool ha battuto il Tottenham 2-0. Soltanto la Spagna, come l'Inghilterra, è riuscita a monopolizzare tre finali (nel 2000, nel 2014 e nel 2016), mentre l'Italia (nel 2003 con la vittoria del Milan a Manchester sulla Juve, ai rigori) e la Germania (nel 2013) ci sono riuscite una volta.
Chelsea, terza finale con il cambio di allenatore
Negli ultimi anni, grazie alla pioggia di denaro che arriva dai diritti tv la Champions è cambiata completamente, diventando un privilegio riservato prima sempre alle stesse nazioni (è dal 2004, quando il Porto di Mourinho superò il Monaco per 3-0, che una finale non esce dal circolo di Inghilterra, Germania, Italia, Spagna e Francia) e ora sempre più Premier centrica, con una di fatto superlega inglese che viaggia a velocità superiori rispetto a tutte le altre leghe e che aumenterà sempre più il divario con le altre realtà. Stavolta ci sarà Pep Guardiola, che ha già vinto la Champions nel 2009 e nel 2011 col Barcellona e che vuole portare per la prima volta il Manchester City sul tetto d'Europa mantenendo l'imbattibilità in finale. Attenzione però al Chelsea cui giova, evidentemente, il cambio di allenatore, soprattutto nelle coppe: nel 2008 i Blues raggiunsero la finale (poi persa contro lo United) in una stagione in cui Grant aveva sostituito Mourinho; nel 2012 Di Matteo subentrò a Villas-Boas portando a casa la Champions contro il Bayern; quest'anno ci proverà Thomas Tuchel, che il 26 gennaio ha sostituito Lampard.