Inter, la dura legge dei Reds

Inter, la dura legge dei Reds© Inter via Getty Images

La grandezza del Liverpool si misura anche dalla sua capacità di colpire l’Inter proprio nel momento migliore dei campioni d’Italia, protagonisti di una prova tanto gagliarda quanto frustrata in otto minuti dalle prodezze di Firmino e Salah, due delle molte stelle di Klopp. Questi, non a caso, prima della partita aveva rimarcato come il settimo Liverpool della sua straordinaria avventura inglese sia il più forte che egli abbia avuto. Eppure, nulla deve essere rimproverato all’Inter, cui spettano calorosi complimenti: proprio contro questi magnifici avversari, la squadra di Inzaghi ha giocato la miglior partita da quando ha rimesso piede in Champions League in questa stagione. La traversa di Calhanoglu nel primo tempo e quel brillante settanta per cento di possesso palla nei primi venti minuti della ripresa, avevano illuso San Siro. Ma, a gioco lungo, il Liverpool ha imposto la dura legge dei Reds, sfruttando egregiamente le palle inattive. Rivaleggiando con una delle squadre più forti d’Europa, l’Inter ha meritato gli applausi dei suoi tifosi e di Klopp, come sempre campione di fair play, denotando personalità, organizzazione di gioco, intensità agonistica. E, tuttavia, questo non è bastato e la qualificazione ai quarti è seriamente compromessa: l’8 marzo ad Anfield sarà come scendere nella fossa dei leoni. Ha detto bene Dzeko: se giochi a questo livello, non puoi permetterti il minimo errore. Rimane la constatazione della prova di carattere offerta dai nerazzurri, opposti alla rivale più forte che abbiano affrontato in questa stagione, la cui eccellente esperienza internazionale e l’abitudine ai confronti di questa portata, alla fine hanno fatto la differenza.  

Stasera, intanto, ritorna l’Europa League. Gli impegni di Napoli, Atalanta e Lazio sono molto tosti e tutte e tre dovranno dare il massimo. Il Barça post Messi vive un anno di transizione, come dimostrano anche i 15 punti di distacco dal Real capolista della Liga, eppure, con i loro 17 trofei riconosciuti da Uefa e Fifa, i blaugrana intendono onorare il proprio blasone internazionale. L’Olimpiacos sta dominando la Souper Ligka Ellada con 9 punti di vantaggio sul Paok e 17 sull’Aek, appena battuto. Il Porto comanda il campionato lusitano con 6 punti di vantaggio sullo Sporting, appena travolto dal City e dieci sul Benfica. Il nostro calcio non vince la seconda competizione continentale dalla fine del secolo scorso. L’ultimo club italiano capace di fare l’impresa fu il Parma allenato da Alberto Malesani: era il 1999, l’Europa League si chiamava Uefa e già il fatto che, rievocando quel successo, se ne debba passare al passato remoto, la dice lunga sull’impellenza di un acuto tricolore che manca da ventitré anni. Decisamente troppi. 

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