Juve, alla scoperta del Maccabi Haifa: due città gemellate e le auto in comune

Tutto sui prossimi avversari in Champions League: retroscena e storie di una grande d’Israele: quanti punti di contatto con i bianconeri. Il proprietario importa macchine e c’è una tradizione calcistica vincente
Juve, alla scoperta del Maccabi Haifa: due città gemellate e le auto in comune© EPA

Quello tra Juventus e Maccabi Haifa è più di un gemellaggio, già esistente dal 2005 tra le due città. È un guardarsi negli occhi e scoprire che nell’una c’è un po’ dell’altra, a partire dai due presidenti. Da una parte Andrea Agnelli, discendente della famiglia che ha fondato la Fiat, dall’altra Ya’akov Shahar, proprietario del club israeliano, presidente della Mayer’s Cars and Trucks Ltd, azienda che si occupa dell’importazione di automobili. Da una parte la squadra italiana che ha vinto più scudetti, dall’altra quella israeliana che, al pari di Maccabi Tel Aviv e Beitar Gerusalemme, ha giocato ininterrottamente le ventidue stagioni di Ligat ha’Al disputate fino a qui vincendo 14 campionati, 6 coppe e 4 supercoppe d’Israele, 5 Toto Cup e questa è la sua ottava partecipazione alla Champions League.

Guida al Maccabi Haifa: tutto quello che c'è da sapere

Guidata dall’ex difensore dell’Ironi K. Shmona, Barak Bakhar, il 43enne di Tzrufa, moshav - un tipo di comunità agricola cooperativa costituita da singole fattorie, istituita dai sionisti socialisti durante la seconda aliyah - nel nord d’Israele, l’ha portata a rivincere subito il campionato nella prima stagione, dopo dieci anni di digiuno, ripetendosi dodici mesi dopo. In una squadra composta per la maggior parte da calciatori israeliani, la stella è il surinamese Tjaronn Chery, autore del gol della grande illusione contro il Psg, il portiere lo statunitense Joshua Cohen e l’attaccante titolare l’haitiano Frantzdy Pierrot. Con i colori biancoverdi nel 1963 ha giocato Hassan Boustouni, arabo e nipote del primo politico araboisraeliano del Paese, più tardi vi hanno militato anche calciatori palestinesi, con gli ultrà che si definiscono non violenti. Eppure nel 2014 in Austria, durante un’amichevole contro il Lille, il campo fu invaso da militanti filo-palestinesi che presero a calci e pugni i giocatori del Maccabi Haifa, mentre nel 2021, in Conference League, furono oggetto di cori antisemiti da parte di alcuni tifosi (?) dell’Union Berlino.

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Juve-Maccabi Haifa, il precedente che preoccupa

Il precedente con la Juventus in Champions League non è beneaugurante per Allegri. La squadra allenata da Ferrara, infatti, vinse entrambi gli incontri per 1-0, ma si qualificò per l’Europa League dietro Bordeaux e Bayern Monaco. Un precedente che ne richiama un altro per gli israeliani. Il 15 settembre 2009, infatti, l’esordio contro il Bayern Monaco fu trasmesso dal canale satellitare Al Jazeera: era la prima volta che la televisione qatariota trasmetteva una partita di una squadra israeliana, con grandi rimostranze da parte degli ambienti più radicali del mondo arabo.
Lo stadio di Haifa è intitolato a Sammy Ofer, nato a Galati, Romania, e trasferitosi con la famiglia nel Protettorato Britannico di Palestina, che nel 1948 diventerà Israele: militare della marina britannica, dopo la Seconda guerra mondiale fu arruolato nei corpi scelti dell’esercito israeliano, diventando un magnate e un filantropo, fino a ricevere il titolo di Cavaliere dell’Impero Britannico. Curiosamente, a pochi metri dall’ingresso, è stata posta la statua della Pace universale. Ed è qui che la Juventus scenderà in campo per la quarta giornata di Champions League, tra una settimana.

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La grande rivalità con l'Hapoel

In campionato è prima in classifica con 15 punti, cinque vittorie e una sconfitta, ed è reduce dal 2-0 rifilato al Maccabi Tel Aviv grazie alla doppietta di Din David, attaccante ventiseienne arrivato l’anno scorso dall’Ashdod, società nella quale è cresciuto. Il Maccabi vive con l’Hapoel la grande rivalità cittadina, che affacciandosi sul mare potremmo paragonare a quella tra Genoa e Sampdoria. Rivalità che i biancoverdi hanno subito per decenni, nonostante siano nati prima, anche perché lo storico sindaco appoggiava spudoratamente i rossi. Dagli anni Ottanta in poi, però, non c’è stata più storia. La stessa che spera di scrivere all’Allianz domani, per festeggiare al meglio la fine dello Yom Kippur.

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