L'Italia in panchina alla conquista della Champions. Manca solo Allegri

Ancelotti, Conte, Pioli, Spalletti e Inzaghi: la nostra scuola sempre da applausi, oltre la crisi. Max ha fallito con la Juventus per la prima volta
L'Italia in panchina alla conquista della Champions. Manca solo Allegri

TORINO - Cinque allenatori italiani in cerca della coppa dalle grandi orecchie. Cinque allenatori italiani che dimostrano, ancora una volta, quanto la nostra scuola sia tutt’altro che superata e inaridita. Cinque allenatori italiani che abbracciano varie generazioni e che insegnano la via per l'affermazione. In un modo o nell'altro.

Ancelotti ha raggiunto Ferguson

Carlo Ancelotti, innanzitutto. Con il suo Real Madrid, ha raggiunto il record delle 102 vittorie in Champions League, affiancandosi al mito di Sir Alex Ferguson. Non ci sono più parole per descrivere Carletto, colui che non passa mai di moda e che sa sempre arrivare in fondo, con il gioco, con i giovani, con i campioni rivitalizzati. E con quella calma che sa trasmettere al gruppo e all’ambiente. Pacificatore. Solo alla Juventus non ci è riuscito, ma questa è storia vecchia.

Conte: con lui tutti in battaglia

Antonio Conte, poi. Ovvero l’affamato perenne, il tecnico che trasmette adrenalina, dettami tattici, orgoglio infinito. Con il Tottenham ha timbrato nell’ultimo match, nell’inferno di Marsiglia: roba da duri. Come l’ex capitano e tecnico della Juventus, un motivatore senza eguali al mondo. Dategli un morto, lo farà resuscitare. Son e Kane lo amano, tanto per dire.

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Spalletti e il Napoli, amore di squadra

Si prosegue con Luciano Spalletti, esperienza da vendere e classe da esaltare. Il suo Napoli è un inno al bel gioco, al divertimento assoluto. Tutti in piedi: applaudire, please! Da Kvaratskhelia a Raspadori, da Kim a Simeone: la corazzata azzurra è degna di Diego Armando Maradona che da lassù sobbalza a ogni gol.

Simone Inzaghi, il nuovo che avanza

Simone Inzaghi, quindi. Il nuovo che avanza con l’Inter che ritorna. Prepotentemente. L’ex laziale ha resistito nel momento buio, trasformando la crisi in opportunità per tornare alla ribalta, con forza, con convinzione, con gioco e gol, uscendo indenne da un girone all’inizio ritenuto al limite dell’impossibile. Esame superato.

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Pioli, laureato sul campo con il nuovo Milan

Infine, ecco Stefano Pioli. Si è impadronito del Milan, ha cacciato i fantasmi tedeschi (Rangnick, chi è costui?), si è sbloccato con lo scudetto e ha passato le forche caudine di un raggruppamento colmo di insidie, senza mai perdere la bussola. E il controllo dei suoi. Gestisce le risorse come nessuno, da Leao a Gabbia, da Origi a Giroud, da Kjaer a Kalulu: tutti utili, tutti indispensabili a seconda del momento. Mina vagante, come da definizione di Paolo Maldini. E Pioli - un passato alla Juve da giovane promessa della difesa- sale tra i grandi, a pieno merito.

Allegri e la Juventus fuori dopo una vita

Sintetizzando: manca soltanto Massimiliano Allegri, colui che mai era uscito ai gironi, colui che ha portato la Vecchia Signora a due finali. Ma la Champions non guarda al passato e rinnova lo status di ognuno solo vincendo. E passando alle sfide dirette. La retrocessione in Europa League sarà una prova per tutti, anche per l'allenatore livornese.

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TORINO - Cinque allenatori italiani in cerca della coppa dalle grandi orecchie. Cinque allenatori italiani che dimostrano, ancora una volta, quanto la nostra scuola sia tutt’altro che superata e inaridita. Cinque allenatori italiani che abbracciano varie generazioni e che insegnano la via per l'affermazione. In un modo o nell'altro.

Ancelotti ha raggiunto Ferguson

Carlo Ancelotti, innanzitutto. Con il suo Real Madrid, ha raggiunto il record delle 102 vittorie in Champions League, affiancandosi al mito di Sir Alex Ferguson. Non ci sono più parole per descrivere Carletto, colui che non passa mai di moda e che sa sempre arrivare in fondo, con il gioco, con i giovani, con i campioni rivitalizzati. E con quella calma che sa trasmettere al gruppo e all’ambiente. Pacificatore. Solo alla Juventus non ci è riuscito, ma questa è storia vecchia.

Conte: con lui tutti in battaglia

Antonio Conte, poi. Ovvero l’affamato perenne, il tecnico che trasmette adrenalina, dettami tattici, orgoglio infinito. Con il Tottenham ha timbrato nell’ultimo match, nell’inferno di Marsiglia: roba da duri. Come l’ex capitano e tecnico della Juventus, un motivatore senza eguali al mondo. Dategli un morto, lo farà resuscitare. Son e Kane lo amano, tanto per dire.

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