Manchester City-Inter: se essere sfavoriti diventa un vantaggio. L'analisi

Da una parte i Supereroi del calcio che in Inghilterra hanno travolto tutti, dall'altra una squadra che ha smentito le previsioni e sembra non avere nulla da perdere
Manchester City-Inter: se essere sfavoriti diventa un vantaggio. L'analisi© Marco Canoniero

Ci siamo, il conto alla rovescia per un indimenticabile appuntamento con la storia è già cominicato: Manchester City e Inter tra meno di una settimana si sfideranno nella notte più importante della stagione, quella che, allo Stadio Olimpico Atatürk di Istanbul, laureerà la squadra campione d’Europa. Da una parte gli Avengers del football, i Supereroi del gioco, la marea azzurro mare che, in Inghilterra, ha travolto tutto e tutti cannibalizzando la Premier League e tritando ogni ostacolo pure in FA Cup: la finale di sabato, per la banda Guardiola può essere il coronamento di un’annata indimenticabile, può essere la chiusura del cerchio, può regalare quel Treble, quel trittico di successi, che finora è stato centrato solamente dall’altra metà del cielo di Manchester, quella Red Devil nel 1999 sotto la guida di Sir Alex Ferguson, un altro santone del calcio contemporaneo. Ma attenzione: dopo i numerosi e vani assalti al trofeo per club più importante della Vecchia Europa, l’ultimo atto ad Istanbul rischia di trasformarsi in un’ossessione. Il peso dell’attesa, il sentirsi strafavoriti e, dunque, obbligati a vincere potrebbe far imballare le gambe dei Mancunians.

Inter-City, nerazzurri con sentimenti antitetici

Dall’altra parte, quella nerazzurra, i sentimenti se possibile sono antitetici rispetto a quelli dei rivali. Praticamente nessuno, infatti, al momento del sorteggio del girone, che aveva visto i nerazzurri accoppiati a Bayern, Barcellona e Viktoria Plzen, avrebbe scommesso un centesimo sull’Inter. Si vedeva l’approdo alla fase a eliminazione diretta come un mezzo miracolo, come un’impresa assai difficile da realizzare. E invece, la truppa di Simone Inzahi ha shockato il Continente, ha smentito le previsioni e zittito ogni solone: non solo ha passato la fase a gruppi ma ha pure raggiunto la finale, 13 anni dopo l’ultima volta, a quasi tre lustri dall’indimenticabile notte del Bernabéu, quando El Principe Diego Milito coventrizzò il malcapitato Bayern. La carica giusta, l’ispirazione che può portare a smentire i pronostici, a silenziare per l’ennesima volta nel corso della stagione gli ipercritici, i dubbiosi può essere proprio avere la mente sgombra, non aver nulla da perdere. Perché il giocare senza pressione, spesso e volentieri, può contare molto di più di un organico zeppo di stelle. E Guardiola lo sa: l’ha già provato, sulla sua pelle, proprio sulla panchina del City...

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