Fiorentina in finale, Italia regina del ranking: avessimo il Bernabeu...

Il calcio tricolore, nonostante tutto, tiene botta. Ma sugli impianti non ci siamo. Solo Juventus, Atalanta, Udinese e Sassuolo hanno il loro

TORINO - La Fiorentina in finale di Conference League. Di nuovo. L’Atalanta e la Roma che cercheranno quella di Europa League (compito arduo a Leverkusen per i giallorossi, ma chissà…; apparentemente più semplice per l’Atalanta dopo il pari di Marsiglia). L’Italia che ha dominato il ranking europeo insieme con la Germania, pur avendo steccato in Champions, ma con rammarico. Insomma, il nostro calcio non è malaccio, eh. Nonostante l’ipercritica. Nonostante un movimento in crisi. Nonostante due Mondiali saltati. Il Belpaese del pallone è vivo e vegeto. Gli allenatori nostrani fanno bella figura anche oltreconfine, in testa Carletto Ancelotti campione della Liga. La prossima stagione schiereremo cinque club nella massima competizione e il plotone tricolore potrebbe ampliarsi se vincessimo un trofeo.

Che stadi brutti e vecchi in Italia

Ma dove davvero non siamo competitivi, anzi siamo il quinto mondo, è nelle infrastrutture. Vedere il Bernabeu allestito per Real Madrid-Bayern Monaco lascia il segno: stupore e meraviglia, certo, ma anche un pugno allo stomaco. Anni luce di differenza con i nostri impianti (San Siro e Olimpico resistono, ma gli anni passano e non si vedono novità all’orizzonte). Il display totale, il tetto che preserva lo spettacolo, gli spettatori comodi e festanti, i servizi funzionanti. Insomma, gli ingredienti per pensare soltanto al match e a come viverlo intensamente. Madrid stile Las Vegas, dove impera l’avveniristica Sphera. In Italia, invece, soltanto la Juventus, l’Udinese, l’Atalanta e il Sassuolo hanno il loro stadio. Altri volevano costruirlo, ma burocrazia e ostacoli di ogni tipo hanno bloccato le idee. I filmati del Franchi scrostato, del Maradona traballante fanno il giro del web. In attesa che qualcosa si muova, a Cagliari, Bologna, Parma… Intanto, guardiamo il Bernabeu e pensiamo di vivere, sportivamente, in un altro mondo. Più povero.

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