Ancelotti non ha inventato il calcio: lo ha capito e lo capisce

Nel decennio del guardiolismo dilagante, Pep ne ha alzata una, Carletto tre: il che fa riflettere sulla molteplicità dei modi con cui si può vincere
Ancelotti non ha inventato il calcio: lo ha capito e lo capisce© ANSA

L ’aveva anche detto, Edin Terzic: «Le finali non si giocano, si vincono» e proprio la trita banalità del concetto gli si è rivoltata contro, perché il suo Borussia ha giocato, e bene, due terzi della finale di Wembley. Poi, negli ultimi venti minuti, quelli che contano in una finale, è entrato in campo il Real Madrid, ha segnato due gol, ha cancellato il Borussia dal campo e Carletto Ancelotti è andato ad alzare la Coppa, quinta da allenatore (più due da giocatore). La prima l’aveva vinta a Manchester, nel 2003: sono passati ventuno anni e Ancelotti è sempre lì, in mezzo a un gruppo in festa, con i coriandoli fra i capelli e quel sorriso che fa pensare che, sì, il calcio sarà anche cambiato, in questi due decenni, ma non abbastanza per far passare di moda l’uomo di Reggiolo.

Nel decennio del guardiolismo dilagante, Pep ne ha alzata una, Carletto tre: il che fa riflettere sulla molteplicità dei modi con cui si può vincere nel calcio, tutti rispettabili, perché poi contano le coppe e la dimensione delle loro orecchie. Carletto, poi, è fantastico nella pacatezza, nella saggezza calma, antidoto che il dio del calcio ha dato al mondo contro l’isterismo di certi integralismi pallonari.

Ancelotti, il Real Madrid e un dominio mostruoso

Ancelotti non ha inventato il calcio, Ancelotti lo ha capito e lo capisce. La forza del Real Madrid, che poi è la forza delle grandissime squadre, è la fiducia di essere più forti, incrollabile fornitrice di energia e calma. È il Real, baby. E non deve far paura il numero 15, come le Coppe conquistate dal 1956, ma il 6, come le coppe negli ultimi 11 anni. Un dominio mostruoso che, leggendo l’anagrafica dei giocatori ieri in campo, è destinato a continuare con lo stesso ritmo (o pure meglio). Perché, sì, Kroos si ritira e Modric non può giocare più novanta minuti, ma Bellingham ha 20 anni, Camavinga 21, Valverde 25, Arda Güler 19, Vinicius Junior 23, Rodrygo 23, Tchouaméni 24 e un certo Mbappé, in arrivo in estate, 25. Florentino Perez ha costruito i nuovi Galacticos e questa volta non lo ha fatto andando a fare shopping compulsivo nelle migliori boutique d’Europa, ma collezionando con pazienza e saggezza i migliori talenti mondiali. Il risultato deve spaventare a morte chi, magari con il fiato accorciato da debiti infiniti, dovrà inseguire il Real nei prossimi anni.

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