È tornata la Juve: la Coppa Italia è sua

I bianconeri battono l'Atalanta (2-1) e conquistano la 14ª Coppa Italia della storia juventina. Alla Dea non basta il gol di Malinovskyi
È tornata la Juve: la Coppa Italia è sua© Getty Images for Lega Serie A

La prima volta con indosso la maglia della stagione che verrà, i 42 anni di Andrea Pirlo, gli 11 della presidenza targata Andrea Agnelli (allo stadio con John Elkann), la possibilità di prendersi la 14ª Coppa Italia della storia bianconera, l’opportunità unica per Cristiano Ronaldo di vincere tutto in tre Paesi differenti, l’ultimo trofeo conquistabile dal Gigi Buffon juventino, i 900 tifosi zebrati di nuovo sugli spalti. La Juventus aveva un sacco di motivi (e altrettanti stimoli) per far sua la notte di Reggio Emilia e alla fine ha meritato la Coppa, subendo il giusto nel primo tempo e prendendo campo nella ripresa ai danni di un’Atalanta che nei momenti decisivi è stata colta da un eccessivo nervosismo. I bianconeri hanno battuto i nerazzurri non solo nel risultato: nell’intensità che ha accompagnato la pressione sugli avversari, nella ferocia con cui hanno sfruttato le occasioni legittimando la loro supremazia, nella voglia con cui tutti gli juventini si sono presi un trofeo che vale tantissimo in un’annata ricca di troppe ombre. L’ha vinta - anche - Pirlo che in tre partite stagionali contro la Dea non ha mai subito senza reagire com’era accaduto, ad esempio, nella stagione passata con Sarri al timone, ma se l’è sempre giocata fino alla fine. E se questa sarà davvero la penultima partita del tecnico bresciano alla guida della Juve, beh, la doppietta Supercoppa-Coppa Italia è un ottimo lasciapassare per il futuro. S’è visto orgoglio, s’è visto cuore, s’è vista grinta nei giocatori juventini.

Gol sfiorati e realizzati

Pirlo, proprio lui, al solito sorprende ed esclude Dybala per la seconda volta di fila, con Kulusevski (che sarà uno dei più attivi, gol a parte) confermato a sostegno di Ronaldo, in realtà, almeno in avvio, più defilato a destra in aiuto di McKennie e Cuadrado. Gasperini tiene Muriel in panca, sceglie Romero tra i tre guardiani della difesa e Pessina trequartista. Il tecnico di Grugliasco si compiace di un Duvan Zapata subito in palla: devastante, il colombiano, prima nella versione assistman per Palomino che impegna Buffon (paratona di Super Gigi), poi quando con il sinistro sfiora il palo. E contro De Ligt saranno scintille in serie. L’Atalanta parte con il lanciafiamme (Pessina reclama pure un rigore per contatto con Rabiot), ma la Juve in ripartenza prova ad approfittare di qualche errore di Romero e soci: come quando su una serpentina di Kulusevski è McKennie ad arrivare in lieve ritardo sul pallone. Il possesso è però prevalentemente nerazzurro, di fisico e tecnica l’Atalanta prevale e Freuler dalla destra fa venire un altro spavento a Buffon. D’improvviso, alla mezz’ora, un lampo: l’1-0 di Kulusevski su contropiede juventino originato da un intervento (falloso? Per gli atalantini sì!) di Cuadrado su Gosens e finalizzato da McKennie per lo svedese che con uno strepitoso sinistro a giro (la specialità della casa) zittisce tutti, con tanto di gesto eloquente. Dieci minuti e l’Atalanta pareggia: Rabiot si fa anticipare ingenuamente da Freuler, poi Hateboer serve Malinovskyi che fredda Buffon per l’1-1.

Chiesa in crescendo

Il secondo tempo si apre con una buona occasione per McKennie: l’americano, servito da Cuadrado, la piazza di testa ma non centra la porta. La Juve, dopo aver rischiato nel momento in cui De Ligt s’immola su Romero (e l’olandese nell’occasione quasi ci rimette una caviglia), è pronta ad approfittare della verve di Chiesa, un po’ nascosto sino a quel momento, poi all’improvviso l’ex Fiorentina scodella un assist per Kulusevski, murato da Gollini. È un crescendo, perché l’esterno centra anche il palo dopo aver ricevuto un sublime assist di tacco da Ronaldo: ad essere sinceri, pare più un gol sbagliato che un colpo di sfortuna. Gasperini allora mette forze fresche: dentro Pasalic e Muriel. Ma è una Juve molto compatta quella che nel secondo tempo sfiora più volte la rete e che prima della mezz’ora torna in vantaggio, quando Chiesa triangola con Kulusevski e batte Gollini senza pietà. La fortuna, per Pirlo, è che l’ala stava per essere sostituita con Dybala: il cambio avviene subito dopo la rete del 2-1. I bianconeri spingono ancora con De Ligt, a quel punto Gasp mette altra benzina sul prato di Reggio Emilia affidandosi anche all’imprevedibilità di Ilicic.

Dea nervosa, Juve in estasi

Il finale è a sorpresa, perché al posto di Kulusevski entra Bonucci nonostante fosse stato catalogato da Pirlo tra gli infortunati per via di una distorsione al ginocchio. C’è grande nervosismo e i tre cartellini gialli a carico di Freuler, De Roon e Ilicic raccontano le difficoltà atalantine nel recuperare il risultato, con il contorno finale dell’espulsione comminata a Toloi dalla panchina. Alla fine è festa juventina: bella, meritata, coinvolgente, con Buffon portato in trionfo. E chissà, forse la Coppa Italia porterà con sé anche una buona dose di rimpianti.

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