Ma questa Dea merita solo applausi

Ma questa Dea merita solo applausi© ANSA

Al termine di una partita splendida, degna del pubblico finalmente tornato allo stadio, la Juve ha vinto con merito la quattordicesima Coppa Italia della sua storia. E’, questo, il trentaquattresimo trofeo di Cristiano Ronaldo che ha vinto tutti i titoli nazionali in Inghilterra, Spagna e Italia. E’, questo, anche il diciannovesimo alloro che Andrea Agnelli può allineare al J Museum negli undici anni della sua gestione, compiutisi proprio ieri, giorno del quarantaduesimo compleanno di Andrea Pirlo. Al tecnico, i bianconeri non potevano fare un regalo più gradito, gratificandolo di una profonda soddisfazione. Dopo la Supercoppa, egli ha conquistato anche il trofeo nazionale: domenica conoscerà il suo destino che sarà anche nelle mani proprio dell’Atalanta.

I numeri e il gioco espresso nella ripresa sono dalla parte dei bianconeri: essi hanno preso il sopravvento alla distanza, dopo avere patito la partenza a razzo dei bergamaschi, protagonisti di un gran primo tempo. A Reggio Emilia la Juve, alla diciottesima finale negli ultimi dieci anni, ha fatto la Juve. Certamente, nel confronto con i nerazzurri, la maggiore esperienza dei bianconeri e la loro abitudine a giocare per titoli di questa portata hanno pesato sull’esito dell’ultimo atto della competizione, così come la capacità di soffrire, lottare, battersi, esattamente alla maniera dell’Atalanta. Il che la dice lunga sulla grandezza della squadra bergamasca, rimarcata dall’eccellente prestazione degli avversari.

Tuttavia, nonostante abbia perso, nulla si deve rimproverare questa straordinaria Dea, che non è né il risultato di una congiuntura astrale favorevole e nemmeno un miracolo, ma il frutto di undici anni di lavoro duro scaturito dalla rifondazione del club, impostata sin da quella notte fra il 3 e il 4 giugno 2010, quando Antonio Percassi ritornò al vertice della società, gettando le basi del rilancio che negli ultimi cinque anni gasperiniani ha mandato in orbita la Dea. Organizzazione, programmazione, uomini giusti al posto giusto, 60 milioni investiti nel vivaio e nel centro sportivo di Zingonia di assoluto livello europeo; l’acquisto dello stadio nel 2017; i cinque consecutivi utili di bilancio e i cinque record di fatturato (attualmente il quarto della Serie A), l’ultimo nonostante la pandemia; il salto in alto nel ranking Uefa dal posto n.97 al n.27 in due anni.

E poi, Gasp: un quarto, un settimo due terzi posti in A e l’attuale secondo posto, a 90’ dalla fine del torneo; le due campagne in Europa League e le altre due in Champions; la terza qualificazione consecutiva al massimo torneo continentale, le due finali di Coppa Italia nell’arco delle ultime tre edizioni. Per questo, come dice Stromberg, merita quell’applauso così forte che i suoi tifosi le hanno giustamente tributato dopo la sconfitta. Per questo, deve essere fiera di se stessa: si è arresa soltanto a una grande Juve e deve essere più che mai fiera di se stessa. Fra tre giorni può chiudere il campionato al secondo posto, mai raggiunto prima in quasi 114 anni di storia. La ciliegina che Gasperini desiderava mettere sulla torta non è arrivata, ma è soltanto questione di tempo. Una mera questione di tempo.

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