Il gol di Gravina, quel segnale che aspettavamo

Il gol di Gravina, quel segnale che aspettavamo© Getty Images

Un anno fa, di questi tempi, Gabriele Gravina cominciava la battaglia in difesa del calcio, degnamente sostenuto da Paolo Dal Pino. Il presidente della Federcalcio e il presidente della Lega si ritrovarono insieme contro alcuni dilettanti allo sbaraglio della politica o dilettanti della politica allo sbaraglio, demagogicamente intenzionati a sgonfiare il pallone. Come non ricordare il perentorio invito di un allora potente del Palazzo? Rivolto ai presidenti, intimò: «Fossi al posto loro, penserei alla prossima stagione». E come non ricordare la replica di Gravina? «Non firmerò mai la resa, sarebbe la morte del calcio. Finché sarò presidente della Figc, non firmerò mai il blocco dei campionati. Mi rifiuto di mettere la firma ad un blocco totale».

Gravina ha visto lungo, la sua cocciutaggine l’ha premiato e ha consentito al calcio di ripartire, sia pure dovendo superare i mille ostacoli disseminati sul suo cammino, fra tamponi positivi quasi quotidiani, protocolli, collegi di garanzia, partite decise a tavolino e poi rinviate, polemiche senza sosta. Ecco perché, in calce alla svolta impressa da Speranza (più che mai nomen omen) e a questo segnale di fiducia che il nostro mondo aspettava, bisogna sottolineare il valore della resilienza del calcio e di chi lo guida al tempo del Covid. Le quattro partite dell’Europeo che Roma ospiterà (tre dell’Italia e un quarto di finale) in uno stadio sia pure parzialmente aperto ai tifosi, ci auguriamo possano essere la ripartenza del Sistema. Piegato, ma non spezzato da una durissima crisi economica, acuita da questi stadi sotto vuoto spinto. Non vediamo l’ora che tornino a riempirsi. Mai arrendersi.

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