Moise Kean, il Golden Boy che cresce con Ronaldo

Moise Kean, il Golden Boy che cresce con Ronaldo© Getty Images

Il posto è l’aula magna dell’università di Asti, il giorno è il 19 dicembre scorso, l’occasione la presentazione del progetto «Sport per tutti», lanciato dal comune di Asti, su iniziativa del sindaco Maurizio Rasero e dell’assessore Mario Bovino. I quali, come testimonial chiamano Moise Kean, a Vercelli nato e cresciuto. A Marina Salvetti che, per Tuttosport, gli chiede cosa significhi allenarsi ogni giorno con Cristiano Ronaldo, il Predestinato risponde con umiltà. «La prima volta che l’ho visto dal vivo mi ha fatto un certo effetto. Io lo seguivo e ci giocavo con la playstation. Lavorare con lui è un’esperienza unica. Giocarci accanto significa imparare ogni giorno». Ieri sera, a Udine, abbiamo visto un grande Kean e una grande Italia; la gente friulana si è entusiasmata per la prima vittoria azzurra in casa dopo un anno e mezzo (Reggio Emilia, 5 settembre 2017, 1-0 a Israele, gol di Immobile). Diciotto mesi durante i quali, giocando negli stadi del nostro Paese, erano arrivati sei pareggi. Finalmente, la musica è cambiata. Il merito è indiscutibilmente di Mancini e del suo coraggio, Mancini che, in un’epoca diversa e in un contesto alquanto differente, sta ricalcando le orme di Fulvio Bernardini. Questi, dopo il disastro del mondiale ‘74, venne chiamato a rifondare la Nazionale e, grazie al suo lavoro di setaccio, gettò le basi dell’Italia che Bearzot avrebbe portato al quarto posto in Argentina nel ‘78 e al titolo mondiale in Spagna nell’82.

Mancini che non ha esitato a lanciare nella mischia Kean, 19 anni e 23 giorni, il secondo marcatore più giovane di sempre in Nazionale, dietro a Nicolé (18 anni e 259 giorni) e davanti a Rivera, il Golden Boy del ventesimo secolo. Moise promette di esserlo nel ventunesimo, lui che è predestinato a diventare un grande e, anche dopo una soddisfazione enorme qual è il primo gol in azzurro, dimostra di avere la testa giusta per arrivare lontano. Moise, primo giocatore nato nel 2000 a giocare titolare nella Nazionale maggiore, dopo avere bruciato le tappe in Serie A e in Champions League grazie alla Juve. E poi c’è Nicolò Barella, 22 anni, splendido gol, splendida prestazione, splendido simbolo del Cagliari e di Cagliari. E poi c’è Zaniolo, che a 19 anni debutta in azzurro e, subito dopo, davanti alle telecamere, coniuga l’umiltà alla determinazione. Quest’Italia ha mosso nella giusta direzione il primo passo verso gli Europei del 2020. Quest’Italia, mix di talento e di veterani, ha molto per crescere ancora e ha tanto per farsi amare sempre di più. Sedici mesi sono stati lunghi da passare dalla sciagurata notte di San Siro, quando, per la prima volta in sessant’anni, la Nazionale quattro volte campione del mondo venne eliminata dalla corsa alla fase finale dei mondiali. Ce n’è voluta. Ma, adesso, finalmente, la notte è passata.

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