Con i suoi 38 anni d’età è il più giovane fra i 5 ct italiani in lizza per Euro 2024. È anche l’unico di questo quintetto a conduzione tecnica “nostrana” a guidare la Nazionale sulla carta più performante (cifra l’ultimo “ranking” Fifa). Domenico Tedesco, allenatore del temibile Belgio targato De Bruyne, Lukaku, Doku, Trossard e Witsel, ha 27 anni meno di Spalletti, 21 meno del “magiaro” Marco Rossi, 17 meno dello “slovacco” Calzona e 12 anni meno del “turco” Montella. I “Diavoli Rossi” sono la medaglia di bronzo di un ideale podio Fifa, 3° posto assoluto nella classifica internazionale dietro Argentina e Francia finaliste dell’ultima Coppa del Mondo in Qatar. L’Italia rispetto al Belgio è sotto di 6 posizioni (9ª) poi, distanziate quasi… anni luce, l’Ungheria 27ª, Turchia 42ª e Slovacchia 45ª.
"Coach" a 19 anni
Nonostante l’età ancora “verde” (solo il ct tedesco Nagelsmann, suo amico ed ex collega all’Hoffenheim, è più giovane di lui: 37 anni da compiere il mese prossimo) Domenico “Mimmo” Tedesco ha già fatto una gavetta incredibile. Ha cominciato a dirigere una squadra dalla panchina sin dal lontano 2005 quando, non ancora ventenne, svolgeva il doppio ruolo allenatore-giocatore nella formazione giovanile del club dilettantistico dell’Asv Aichwald. Dopo due anni la chiamata da parte dello Stoccarda, sempre nel settore giovanile, dove viene promosso vice allenatore. All’inizio della stagione 2013-14 approda, sempre come vice, nella squadra U17 per poi diventarne primo allenatore. Viene contattato dall’Hoffenheim. Passa dall’U17 alla U19. Nel marzo 2017 arriva la chiamata dell’Erzgebirge Aue, ultima in classifica nella Bundesliga 2. In 11 partite riesce ad ottenere la salvezza. Risultato straordinario tanto che gli viene proposta la panchina un club di Bundesliga: lo Schalke 04. Al termine della sua prima stagione, 2017-18, ancora una volta Tedesco riesce a stupire tutti arrivando in semifinale di Coppa nazionale centrando il 2° posto in Bundesliga che vale l’accesso Champions.
Quel messaggio di Heidel alla moglie
Christian Heidel (allora responsabile sport dello Schalke, oggi al Magonza) contatta la moglie di Tedesco. Motivo? Suo marito lavora troppo. Non stacca mai la spina. Passa intere giornate davanti alla tv, anche durante le vacanze e i giorni liberi, alla ricerca maniacale dei punti deboli degli avversari. La risposta di Tedesco, sorriso sulle labbra, non si fa attendere. A smontare troppi luoghi comuni che girano sul suo conto: «Una parola che amo è “Laptop Trainer”, ma non la userei per definirmi. Uso parecchio il computer, sì, ma non più di tanti altri colleghi. La cosa più importante per me è il rapporto con i calciatori. Io troppo giovane? Non conta l’età bensì ciò che fanno e come rendono i giocatori in campo».