Italia, la fragorosa gioia di Zaccagni e il fastidioso rumore della verità

Se avremo più coraggio, può succedere di tutto. Per gli Azzurri adesso inizia un altro Europeo

Quel tiro così, da quella posizione lì, sembrava seguisse una linea tratteggiata, una traiettoria tatuata nel cuore di milioni di tifosi: il pallone calciato da Zaccagni ha seguito la strada segnata da Del Piero a Dortmund nel 2006, semifinale contro la Germania. Altri tempi e altra Nazionale, per carità, ma ieri gli dei del calcio ci hanno voluto bene e hanno guidato fino sotto l’incrocio quel la parabola al 98’, sciogliendo il sogno dei croati nelle loro stesse lacrime e incendiando la notte azzurra quando l’umore del Paese era ormai incenerito. Sembra l’inizio di una di quelle strane e folli imprese che siamo in grado di mettere insieme quando partiamo male e, poi, a un certo punto svoltiamo. Sembra.

Ma risulta difficile crederci, perché non possiamo nascondere il fastidioso rumore della verità dietro la fragorosa esplosione di gioia al gol di Zaccagni. Siamo stati a un millimetro da perdere e trovarci a pregare per il ripescaggio e, ammettiamolo, non sarebbe stata un’ingiustizia ; perché, sì, abbiamo avuto sprazzi migliori rispetto alla caporetto contro la Spagna, ma siamo stati ancora una volta timorosi, distratti, illogici, con molti limiti tecnici e non sempre lucidi. Il calcio, però, è questo, anzi è soprattutto questo, e il gol di Zaccagni all’ultimo secondo dell’ultimo minuto, ridimensiona la portata di tutti gli altri secondi e minuti giocati sul campo della Red Bull Arena di Lipsia. Ora inizia un altro Europeo per noi e quel gol potrebbe, se non altro, allentare qualche freno psicologico, rabboccando il coraggio degli azzurri.

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Ora la Svizzera

Dopodiché questi siamo e questi rimaniamo. E la Svizzera è un avversario solido e pericoloso, non solo perché ci ha buttato fuori dagli ultimi Mondiali, ma perché nel suo girone ha mostrato organizzazione, brillantezza fisica, talento e domenica stava per battere la Germania. È difficile ipotizzare dove possa arrivare questa Italia, adesso, nel pieno della battaglia fra l’esaltazione di una vittoria all’ultimo minuto e il realismo necessario, alla luce dei giocatori che abbiamo e di certe vaccate che non riusciamo a non fare. Ma possiamo solo crescere, possiamo solo trarre vantaggi da un passaggio del turno così sofferto. Ieri, Spalletti ha rimescolato tutto, giocatori e sistema di gioco, nel finale ha messo in campo quelli che aveva escluso all’inizio (a parte Buongiorno e Bellanova che visti Dimarco e Di Lorenzo, forse forse...), ha fatto di tutto, insomma, e fino al gol di Zaccagni stava finendo come contro la Spagna. Quindi, forse, non era una questione di scelte e il gol può aver stappato risorse sconosciute. Vedremo. Sarà comunque bello poterci emozionare ancora.

Il commento sulla Croazia

Due parole, però, le meritano i croati. Anche solo per ridire le stesse cose che da sempre diciamo di loro: come faccia un Paese di neanche quattro milioni di abitanti a produrre così tanto talento negli sport di squadra è un meraviglioso mistero del loro dna. Onore a loro, che devono ricostruire un ciclo. E ce la faranno di sicuro.

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Quel tiro così, da quella posizione lì, sembrava seguisse una linea tratteggiata, una traiettoria tatuata nel cuore di milioni di tifosi: il pallone calciato da Zaccagni ha seguito la strada segnata da Del Piero a Dortmund nel 2006, semifinale contro la Germania. Altri tempi e altra Nazionale, per carità, ma ieri gli dei del calcio ci hanno voluto bene e hanno guidato fino sotto l’incrocio quel la parabola al 98’, sciogliendo il sogno dei croati nelle loro stesse lacrime e incendiando la notte azzurra quando l’umore del Paese era ormai incenerito. Sembra l’inizio di una di quelle strane e folli imprese che siamo in grado di mettere insieme quando partiamo male e, poi, a un certo punto svoltiamo. Sembra.

Ma risulta difficile crederci, perché non possiamo nascondere il fastidioso rumore della verità dietro la fragorosa esplosione di gioia al gol di Zaccagni. Siamo stati a un millimetro da perdere e trovarci a pregare per il ripescaggio e, ammettiamolo, non sarebbe stata un’ingiustizia ; perché, sì, abbiamo avuto sprazzi migliori rispetto alla caporetto contro la Spagna, ma siamo stati ancora una volta timorosi, distratti, illogici, con molti limiti tecnici e non sempre lucidi. Il calcio, però, è questo, anzi è soprattutto questo, e il gol di Zaccagni all’ultimo secondo dell’ultimo minuto, ridimensiona la portata di tutti gli altri secondi e minuti giocati sul campo della Red Bull Arena di Lipsia. Ora inizia un altro Europeo per noi e quel gol potrebbe, se non altro, allentare qualche freno psicologico, rabboccando il coraggio degli azzurri.

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