TORINO - Alla fine qualcuno si mette in discussione. Si chiama Gigi Buffon e lui, al contrario di tutti gli altri, sta pensando alle dimissioni da team manager della Nazionale. Non è ancora un atto formale, ma una riflessione. Una riflessione che nasce non tanto dall'eliminazione contro la Svizzera, quanto dalle modalità, che lui ha considerato gravi.
Gigi non si nasconde
Buffon non è tipo da nascondersi, non lo ha mai fatto nella sua vita, anche quando è stato travolto da polemiche e critiche non ha mai cercato nascondigli, pure quando erano tutto sommato comodi. Non lo fa neanche oggi che, a 46 anni, si è preso l'impegno di offrire la sua esperienza e i suoi consigli per guidare il gruppo azzurro da team manager, una specie di capitano non giocatore, un ruolo coperto da Gigi Riva prima e da Gianluca Vialli poi.
Riflessione sulla sconfitta
Ora riflette su ciò che è accaduto in Germania e invita alla riflessione tutti quanti. Gigi, simbolo dell'Italia riconosciuto in tutto il mondo, è molto poco italiano: il posto fisso non gli interessa, men che meno se è frutto di una sorta di intoccabilità derivante dalla carriera e dal suo status di leggenda. Gigi vuole dare un contributo e ci tiene a quella cosa che qualcuno chiama dignità, qualcuno altro rispetto per se stessi o per gli altri. Quindi può prendere in considerazione l'ipotesi di farsi da parte, può concedersi il lusso morale di pensare alle dimissioni per assumersi delle responsabilità con i fatti e non solo con le parole.
Nessuna lettera
Non c'è alcuna lettera sulla scrivania di Gravina, per ora Buffon riflette. Nelle prossime ore potrebbe anche esserci un confronto e poi una decisione. Qualunque essa sia, per Buffon la disfatta agli Europei non è qualcosa da digerire facilmente e senza scossoni.