Il calcio italiano tra caos elezioni e siluri dal Governo. E rispunta Abete...

Governance di A e B investita dalla tornata elettorale anticipata, Casini e Balata a rischio. Abodi continua: «Dovrebbe esserci più autocritica per ripartire»

Come era prevedibile e inevitabile, la “mossa del cavallo” di Gabriele Gravina, quella di fissare per il 4 novembre le elezioni federali, ha spiazzato e innescato un tumulto sia in superficie sia, molto di più, nelle mille correnti sotto marine che agitano il mondo del calcio. Le onde più alte sono quelle che scuotono le varie Leghe, a cominciare da A e B, che devono votare una nuova governance almeno 15 giorni prima del 4 novembre tanto Lorenzo Casini quanto Mauro Balata non sono affatto certi di una loro riconferma: troppe variabili sono intervenute nelle loro Leghe, a cominciare dal numero di squadre nuove e di rinnovate dirigenze. In via Rosellini, sede della Lega di A, infatti, ci sono già le indiscrezioni di possibili alleanze, una delle quali vedrebbe Juve e Milan a capofila di un gruppo di elettori composto dai 10 club con le proprietà straniere: un polo che riuscirebbe a contrastare la ormai radicata egemonia elettorale dell’indefesso tessitore Lotito.

I papabili del dopo Gravina

Anche in B, Mauro Balata deve fare i conti con un fisiologico e pesante turnover che fa cambiare ogni anno sette squadre su 20, e dunque anche le alleanze, oltre che dall’attesa dei club per l’aumento della mutualità. Curioso che, mentre sono incerti sulla loro attuale poltrona, tanto Casini quanto Balata siano già stati inseriti nel lotto dei papabili per il dopo Gravina. Già, Gravina: alla fine si ricandiderà alla presidenza Figc? Chi gli è vicino lo descrive amareggiato dagli attacchi politici e, come si era intuito già a Iserlohn, deluso dalla mancata reazione in campo degli azzurri, ma ancora non ha assunto decisioni definitive. Aspetta l’evolversi della situazione, soprattutto quella politica che ieri ha visto la prima presa di posizione ufficiale del ministro allo sport Abodi: «La cosa che mi ha sorpreso - ha dichiarato a Rtl - è la ricerca di responsabilità altrui. Penso che di fronte alla sconfitta il primo fattore che deve emergere sia l’autocritica e da qui ripartire. Lo sport insegna ad assumersi le responsabilità direttamente e non a trasferirle». Frasi evidentemente rivolte a Gravina che il giorno dopo l’eliminazione aveva con decisione rivendicato l’autonomia della Figc dalla politica: «Non esiste nell’ambito di una governance federale che qualcuno possa pretendere le dimissioni e governare dall’esterno il nostro mondo. Questo vale per la politica sia per tutti gli altri che chiedono le dimissioni sia di Gravina che di Spalletti». Una difesa preventiva, di quelle che agli azzurri non era mai riuscita in campo.

Le parole di Malagò. E rispunta Abete!

E mentre Malagò ha rivelato al Corriere della Sera di aver suggerito lui a Gravina di anticipare le elezioni perché «L’aria si era fatta irrespirabile», pur senza entrare nel merito della opportunità o meno di una ricandidatura dell’attuale presidente, c’è già chi guarda a Giancarlo Abete come “candidato di garanzia”, forte di una grande esperienza (conosce a memoria le Leghe e ha presieduto la Figc prima di dimettersi per il disastro al mondiale brasiliano) e di una indiscutibile capacità di mediazione. Il fatto è che ora presiede, stimatissimo, quella Lega Dilettanti che con il suo 34 per cento è molto più che dirimente in ogni elezione federale. Abete, che con Gravina ha un ottimo rapporto, dunque, prima dovrebbe dunque garantire un’alternativa fidata alla guida della Lnd e poi, casomai, mettersi in gioco.

Ma ripetiamo: allo stato dell’arte sono supposizioni avvalorate, certo, dai chiacchiericci che si auto alimentano nei circoli romani. E in fondo, là all’orizzonte, si staglia la sagoma oscura del commissario straordinario. Ora tecnicamente impossibile, ma se l’elezione finisse senza nessun eletto… Accadde, se ricordate, già a febbraio 2018 quando non si trovò l’accordo (soprattutto per l’oltranzismo dell’allora presidente Aiac, Tommasi) per sceglierei il successore di Tavecchio. Malagò, così, nominò commissario straordinario Roberto Fabbricini che, a TvPlay, ha avvalorato le scelte di Gravina: «Ha fatto bene a indire l’assemblea: non dà la dimissioni e lascia aperta la porta a chi pensa di saper risolvere i problemi del calcio italiano. E poi trovatemi qualcuno che lo criticò quando scelse Spalletti. Ho letto dell’ipotesi Abete: è stato un eccellente presidente Figc e conosce il calcio italiano come nessuno». Il ballo è appena iniziato.

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