TORINO - "No, non posso", continua a ripetere Buongiorno. "Non posso proprio". Già, Alessandro non può: comprensibile, comprensibilissimo. Difatti sta trattando col Napoli, da due giorni. E a Napoli vuole andare e a Napoli alla fine andrà, visto che De Laurentiis è ora arrivato a trovare un preaccordo con il Torino (35 milioni più 5 di bonus, di cui uno solo difficilmente raggiungibile). Però, signore e signori, che storia quest’ultima storia! Perché Giuntoli comunque ci ha provato. Ha tentato di inserirsi nel triangolo tra Alessandro, Cairo e Conte ed era quantomeno riuscito a superare il Napoli nell’offerta per il cartellino del centrale: fino a quota 42 milioni più 5 di bonus.
Ma il difensore, nato tifoso del Toro e nel vivaio del Toro cresciuto fin da quando aveva 7 anni, allorché venne scoperto e subito preso da quell’altro cuore granata che è Silvano Benedetti, ci ha ricordato certi Papi, nella sua risposta. A dir la verità uno in particolare, Pio VII, di inizio Ottocento: "Non debemus, non possumus, non volumus", urlò in un salone del palazzo del Quirinale di fronte alla volontà di Napoleone di annettere all’impero francese i territori dello Stato pontificio, il Lazio e l’Umbria. "Non dobbiamo, non possiamo e non vogliamo!", fu la formula lapidaria usata dal Papa. Ecco, anche Buongiorno non vuole, proprio perché sente di non dovere e di non potere: non potere, cioè, trattare con la Juventus, trasferirsi alla Juventus, indossare la maglia della Juventus.
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