Zenit San Pietroburgo-Torino, lo strano derby di Rosina

Passò in Russia per 9 milioni di euro nell'estate del 2009, dopo la retrocessione dei granata, di cui era capitano
TORINO - (s.l.) Nell’estate del 2009 lo Zenit, ambizioso e desideroso di calamitare trofei, sognava il colpaccio italiano, un fantasista capace di accendere la squadra e portarla ai massimi livelli. E aveva individuato in Alessandro Rosina il giocatore ideale, pure a buon mercato rispetto agli standard del danaroso club di San Pietroburgo. Il Torino era appena retrocesso in serie B dopo un’annata disastrosa e nel mirino era finito pure il capitano di allora, appunto Rosina. Il quale chiaramente non poteva resistere a un’offerta economica pazzesca e inesorabilmente superiore anni luce rispetto a quella granata. Il ds granata di allora, Rino Foschi, riuscì in un’impresa da autentico fuoriclasse: lo Zenit aveva sborsato 9 milioni di euro per prendere il fantasista italiano. Con il senno di poi, un affarone per Cairo e un flop per il club russo. Il percorso di Rosina non è stato all’altezza di quanto immaginato dallo Zenit: non ha mai legato con l’ambiente, ha combinato poco ed è andato in prestito al Cesena. Alla scadenza del contratto è stato liberato e si è accasato prima a Siena e poi a Catania, dove adesso lotta per non retrocedere in Lega Pro. Doppio ex, ma con il cuore sicuramente granata. Almeno in questa doppia sfida.

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