Kombouaré, dalle piroghe alla sfida Juve: tutto sul tecnico del Nantes

L’allenatore dei francesi, tra un mese all’Allianz per l’Europa League, è l’unico neocaledoniano che guida un top club
Kombouaré, dalle piroghe alla sfida Juve: tutto sul tecnico del Nantes© EPA

È nato in un villaggio di pescatori, vicino alla Baia delle Piroghe, a quasi 17.000 chilometri di distanza dall’Italia: la stessa che c’è - sempre in linea d’aria - fra Roma e Hobart, capitale della Tasmania, ovvero ai nostri antipodi. Il posto è semplicemente da sogno. Mare turchese chiarissimo, barriera corallina, pesci variopinti, spiaggia candida, palme. Parliamo di Plum, frazione di Le Mont-Dore, un comune a Sud di Noumea cioè la capitale del dipartimento francese d’Oltremare della Nuova Caledonia. È in questo luogo paradisiaco che ha visto la luce 59 anni fa Antoine Krilone Kombouaré, allenatore del Nantes avversario della Juventus fra un mese esatto (16 febbraio) all’Allianz Stadium di Torino nell’andata degli spareggi di Europa League.

Piroghe, pesca, nuoto

Diciamo subito che non esiste sulla faccia della terra un altro allenatore neocaledoniano alla guida di un top club straniero della massima divisione. E, giusto per dovere di cronaca, ricordiamo che la Nazionale di calcio della Nuova Caledonia occupa la posizione numero 161 nell’ultimo ranking Fifa. È preceduta dal trio Singapore, Myanmar, Papua Nuova Guinea ed è incalzata a pochissimi decimi di punto dal terzetto formato da Tahiti, Fiji e Vanuatu. A quelle latitudini, poco più a Nord del Tropico del Capricorno e circondati dall’Oceano Pacifico, non è propriamente la cosa più semplice diventare calciatori e poi, magari, allenatori. Innanzitutto perché lo sport che va per la maggiore è il “tika”, un curioso gioco a squadre dove gli atleti devono lanciare una specie di giavellotto. Poi ci sono le regate veliche, le gare a colpi di pagaia sulle caratteristiche piroghe a bilanciere, il nuoto, i tuffi, la pesca sportiva e subacquea e inoltre perché i campi di calcio scarseggiano. Abbiamo detto di luoghi onirici, paesaggi incredibili, sole cocente, temperature che invitano a buttarsi in mare per rinfrescarsi piuttosto che calzare le scarpette e correre dietro un pallone.

Jorge maestro tattico

Ma qualche rarissima eccezione c’è: come appunto Kombouaré che da ragazzino s’iscrive nei pulcini del WS Tanari Plum, la società di calcio dilettantistica del suo paese, e si mette in luce nei tornei giovanili fino al debutto nel campionato locale e la convocazione nella Nazionale Under 20 neocaledoniana.

È un difensore centrale coriaceo e potente, bravo nell’anticipo, piedi buoni. Un talent scout locale lo segnala al Nantes, club bretone famoso per il suo storico Centro di formazione giovanile della “Jonelière”. È il 1983. Antoine supera il provino e firma il suo primo contratto professionale. Resterà 7 stagioni nella città-natale di Jules Verne, svezzato dal fiero Jean-Claude “Coco” Suaudeau, ex gloria gialloverde. Nel luglio 1990 passa al Tolone, ma si dimostra subito d’un altro livello. Troppo forte. Pronto per il grande salto a Parigi, ufficializzato il 1° dicembre.

Con il Psg conquista una Ligue 1, due Coppe di Francia e una Coppa di Lega. I suoi allenatori sono i transalpini Henri Michel e Luis Fernández inframmezzati dal portoghese Arthur Jorge, maestro di tattica, sotto la cui guida vince il campionato e la Coppa di Francia. Va quindi a raccogliere altri ingaggi in Svizzera (Coppa elvetica alzata nel 1996 con il Sion) e in Scozia (due stagioni all’Aberdeen) per chiudere la carriera agonistica nella nobile decaduta (in Serie C) Racing Club Parigi.

Valenciennes promosso

Mentre tira gli ultimi calci nello storico stadio di Colombes (dove l’Italia di Pozzo conquistò nel 1938 il secondo titolo mondiale), studia e consegue il titolo di allenatore in modo che, poche settimane dopo aver appeso le scarpe al chiodo, comincia la sua nuova avventura di tecnico alla guida della squadra B del Paris Saint-Germain. Dopo 4 anni di gavetta accetta la chiamata dello Strasburgo, che conduce a una comoda salvezza (13° posto). La stagione successiva viene esonerato dopo 9 giornate. Ma pochi mesi dopo, luglio 2005, eccolo al lavoro a Valenciennes, in Ligue 2: annata da ricordare per i “Cigni” rossobianchi che trionfano concludendo al primo posto e guadagnando la promozione nel massimo campionato.

La gaffe di Al Khelaifi

Dopo quattro anni nel Nord, giunge la telefonata del Psg che nel 2009 lo richiama per affidargli, stavolta, la conduzione della prima squadra. Al primo colpo, monsieur Antoine conquista la Coppa di Francia e si qualifica per l’Europa League. Seconda stagione di ordinaria amministrazione mentre nella terza ecco l’esplosione.

I “tricolores”, grazie anche agli ingaggi voluti dal nuovo presidente qatariota Nasser Al Khelaifi e suggeriti dal nuovo ds Leonardo (Pastore, Ménez, Gameiro, Matuidi, Mohamed Sissoko, Sirigu, Lugano, Bisevac), schizzano in vetta alla Ligue 1 e chiudono il girone d’andata con tre punti di vantaggio sul Montpellier. È il 21 dicembre 2011. Kombouaré passa un Natale sereno con la famiglia e si appresta a festeggiare l’avvento del 2012 quando, alla vigilia di Capodanno, viene licenziato a sorpresa da Al Khelaifi: «Mi spiace, abbiamo preso Ancelotti. Grazie lo stesso di tutto... ». Un fulmine a ciel sereno. Il neocaledoniano passa al “Camp des Loges” per ritirare gli effetti personali dall’armadietto e salutare la squadra. Che sotto la guida del nuovo tecnico emiliano perde terreno, perde la testa e conclude il campionato al 2° posto, staccato di tre lunghezze dal Montpellier. «Mi sarebbe piaciuto restare - ripete ancor oggi - soltanto per vedere come si sarebbe classificato il Psg in Ligue 1 con me in panchina. Alla prova dei fatti non posso certo sentirmi inferiore ad Ancelotti... Ho pensato che mi esonerassero in concomitanza con l’avvento della nuova proprietà, ma così, con la squadra prima in classifica e reduce dal successo esterno di Saint-Étienne... »

«Pensiamo a salvarci»

Da allora è passata tanta acqua sotto i ponti. Kombouaré è andato a lavorare a Riad (Al Hilal) e ha quindi rifatto un nuova gavetta in provincia fra Lens, Guingamp Digione e Tolosa. Dal febbraio 2021 è tornato al Nantes, suo primo amore, in sostituzione del disastroso e perdente ex ct francese Domenech. Lo scorso maggio monsieur Antoine ha subito regalato al primo colpo la Coppa di Francia, rivinta dai gialloverdi dopo 22 anni. Fra un mese ci sarà l’eurosfida contro la Juve in Europa League, ma lui si schermisce: «Dobbiamo pensare a salvarci, l’Europa non è prioritaria, la Juventus è una grandissima squadra».

Già, ma poche ore dopo il tracollo bianconero a Napoli, il Nantes ha schiantato 3-0 fuori casa il Montpellier (gol di Girotto, Mohamed e Blas, debutto in difesa del possente 17enne Zézé) risalendo al 13° posto in classifica. Da Arthur Jorge ha anche imparato a fare pretattica. Allegri, occhio...

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