Rabiot bomber, il cuore Juve è enorme: Europa League da eroi!

La squadra di Allegri fa 1-1 con lo Sporting a Lisbona. Cuadrado grandissimo, Alex Sandro inizia male e finisce alla grande salvando sulla linea

TORINO - Nello stadio José Alvalade di Lisbona, la Juventus di Max Allegri fa 1-1 e passa alle semifinali di Europa League dove troverà il plurititolato Siviglia, collezionista di questa coppa. Un'impresa di cuore e coraggio, non proprio di tecnica e gioco. Ma è il risultato che conta. E il risultato premia i bianconeri che non mollano mai, che ergono il muro, che sputano sangue nella battaglia campale. Di Rabiot ed Edwards le reti. Poi è corpo a corpo condito di agonismo e di errori madornali. La Juve resiste e può gioire: tutti in campo al fischio finale e sorrisi sguaiati. L'Europa League resta un obiettivo della stagione, con la Coppa Italia e le vittorie in tribunale.

I voti: Cuadrado the best

Allegri può respirare, dopo i 15 punti resta anche in Europa. E il merito è dell'abnegazione del gruppo. Di Cuadrado l'inesauribile: l'unico che abbia dato tutto in difesa e attacco. Anziano chi? Il colombiano, in scadenza, è un esempio. Come Danilo. Come Bremer finché resta in campo. Il muro cade solo su rigore. E poi tanti sprazzi e tanto sudore. Di Maria è un sacrificio continuo: da vero campione del mondo di generosità. Chiesa ha solo sprazzi. Vlahovic resta un incompiuto che non vede la porta. Tocca a Max ridargli una parvenza di centravanti (non che Milik abbia fatto meglio, però). Non era serata per attaccanti, era serata per eroi brutti, sporchi e cattivi: come Alex Sandro che inizia malissimo e finisce con salvare baracca e burattini. L'Europa è ancora lì e può portare a Budapest e anche in Champions.

Le scelte di Allegri, c’è Chiesa

Il tecnico juventino sceglie il tridente e un sistema di gioco 4-3-3 di partenza mobile. Davanti, quindi, con Vlahovic ci sono Chiesa e Di Maria, mentre Miretti è preferito a Fagioli che sconta il crollo emotivo dopo l’ultimo errore contro il Sassuolo. Amorim invece spera nei gol e nelle invenzioni di Pedro Gonçalves.

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La gara di un folle Rabiot

In porta c'è Szczesny dopo il malore per le palpitazioni: il polacco non è uno che si tira indietro nel momento del bisogno. E i 15 punti ripresi in campionato - ok, in attesa di una ulteriore sentenza - danno nuova spinta al gruppo. L'atmosfera è da brividi con migliaia di leoni sugli spalti, servono cuori forti per continuare il cammino verso Budapest. Il primo squillo è di Di Maria, biancoverdi pronti a ribattere. Chiesa prende subito un colpo e si scalda Kostic (è solo precauzione, però). Al minuto 9 la girata di Rabiot è vincente dopo un batti e ribatti in area: il francese da doppia cifra (11) si conferma centrocampista-bomber della Juve. La sua stagione è al top, sotto ogni punto di vista: sarebbe il giusto coronamento un rinnovo di contratto da leader. In campo, resta un avvio degno di una squadra che ci crede, ma c'è da lottare su ogni palla all'Alvalade. Edwards difatti spaventa Tek. E non c'è un attimo di tregua, il gioco scorre a tutta velocità. Minuto 18: prima palo e poi rigore per lo Sporting, causato proprio da Rabiot, sconsiderato nell'occasione. Azione rapida e Alex Sandro in difficoltà sulla sinistra. Dal dischetto va il peperino Edwards che di sinistro batte Szczesny: 1-1. E gara apertissima, con i portoghesi aggressivi e determinati. I bianconeri soffrono e perdono troppi palloni (vero Miretti?), rischiando l'inverosimile. Di Maria dà la scossa per pungere un po', ma è solo angolo. I biancoverdi insistono: provvidenziale Bremer in copertura. Il primo tempo finisce così sull'1-1, con una qualificazione che resta in bilico.

La Juve perde Bremer, trova il cuore

Nella ripresa, si ripresentano gli stessi interpreti. E si spera di vedere Vlahovic finalmente goleador. O almeno utile alla causa. Lo Sporting chiede un rigore per mano di Vlahovic, l'arbitro e il Var non concordano. Il dato di fatto è che la squadra di Allegri in area rischia comunque tanto, sempre. Chiesa, poi, le prende e spesso il direttore di gara lascia correre. Fideo per Cuadrado e Vlahovic non riesce a indirizzarla dentro, al minuto 54. Ancora Dusan: contrato a porta spalancata. Buono spunto di Miretti, nulla da fare. E di là Trincao si invola in fuorigioco. La tensione si taglia con il coltello, la posta in palio è pesantissima per entrambi i club. Minuto 68: da Vlahovic a Chiesa: occasionissima sprecata, da non crederci. Comunque, non ci si annoia di certo. Bremer si tocca la coscia sinistra e si arrende: Milik, per Vlahovic, Gatti per il brasiliano, Pogba per Miretti. La fuga che illude è di Cuadrado che spara alto. Al minuto 75 Danilo va in confusione, lascia il passo a Esgaio che per fortuna della Juve tira in curva. Fuori Chiesa, dentro Kostic. Allegri chiama lo schema: 5-3-1-1. Ma la squadra non riesce a finalizzare le poche sortite in avanti. La Juve è barricata indietro, lo Sporting va all'assalto e sbaglia l'inimmaginabile. Alex Sandro salva vicino alla linea: che bagarre. Da Pogba a Milik: niente da fare. Bisogna tenere, gettare il cuore in campo. La Juve lo fa. Fino alla fine, come da motto.

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TORINO - Nello stadio José Alvalade di Lisbona, la Juventus di Max Allegri fa 1-1 e passa alle semifinali di Europa League dove troverà il plurititolato Siviglia, collezionista di questa coppa. Un'impresa di cuore e coraggio, non proprio di tecnica e gioco. Ma è il risultato che conta. E il risultato premia i bianconeri che non mollano mai, che ergono il muro, che sputano sangue nella battaglia campale. Di Rabiot ed Edwards le reti. Poi è corpo a corpo condito di agonismo e di errori madornali. La Juve resiste e può gioire: tutti in campo al fischio finale e sorrisi sguaiati. L'Europa League resta un obiettivo della stagione, con la Coppa Italia e le vittorie in tribunale.

I voti: Cuadrado the best

Allegri può respirare, dopo i 15 punti resta anche in Europa. E il merito è dell'abnegazione del gruppo. Di Cuadrado l'inesauribile: l'unico che abbia dato tutto in difesa e attacco. Anziano chi? Il colombiano, in scadenza, è un esempio. Come Danilo. Come Bremer finché resta in campo. Il muro cade solo su rigore. E poi tanti sprazzi e tanto sudore. Di Maria è un sacrificio continuo: da vero campione del mondo di generosità. Chiesa ha solo sprazzi. Vlahovic resta un incompiuto che non vede la porta. Tocca a Max ridargli una parvenza di centravanti (non che Milik abbia fatto meglio, però). Non era serata per attaccanti, era serata per eroi brutti, sporchi e cattivi: come Alex Sandro che inizia malissimo e finisce con salvare baracca e burattini. L'Europa è ancora lì e può portare a Budapest e anche in Champions.

Le scelte di Allegri, c’è Chiesa

Il tecnico juventino sceglie il tridente e un sistema di gioco 4-3-3 di partenza mobile. Davanti, quindi, con Vlahovic ci sono Chiesa e Di Maria, mentre Miretti è preferito a Fagioli che sconta il crollo emotivo dopo l’ultimo errore contro il Sassuolo. Amorim invece spera nei gol e nelle invenzioni di Pedro Gonçalves.

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