Gasperini è il Premio Pozzo: il mago ha incantato l'Europa

Il tecnico ha portato l'Atalanta ai piani alti della Champions. Dal lancio dei giovani, alle vittorie storiche della Dea: tutti capolavori di Gasp
Gasperini è il Premio Pozzo: il mago ha incantato l'Europa© ANSA

TORINO - Il Gasperson dei gloriosi tempi genoani non smette di evolversi. Sembra strano ammetterlo se si pensa che il 26 gennaio Gian Piero Gasperini compirà 63 anni di cui 26 trascorsi in panchina a insegnare calcio. Ma Gasp resta un allenatore di prospettiva a dispetto dell’anagrafe. Gasp è poesia, è la teoria del maestro che nella pratica sa lanciare giovani senza soluzione di continuità, anche a costo di dover rinunciare eventualmente a intoccabili come il Papu Gomez o Josip Ilicic. «È il momento di dare spazio a chi finora ho trascurato», ha detto prima della mancata disputa di Udines-Atalanta. Serve coraggio, non c’è dubbio. Intanto, al secondo tentativo di fila, il tecnico ha appena riportato l’Atalanta tra le magnifiche 16 d’Europa. Oggi alla cerimonia del Golden Boy 2020 riceverà il Premio Vittorio Pozzo, un anno fa appannaggio del ct Roberto Mancini: ennesimo, meritato, traguardo di una carriera senza confini. Perché poi uno dei segreti del suo percorso sta nel marchio che l’allenatore nato a Grugliasco sa dare alle sue squadre, a cominciare dalla capacità di credere nelle potenzialità dei talenti da forgiare.

Il cammino del Gasp

Qualche anno fa, per dire, gli chiesero di compilare una sorta di undici ideale dei ragazzini che ha aiutato a spedire nel calcio che conta: «In porta Perin - disse - poi in difesa ecco Caldara, Bastoni, Izzo. A centrocampo Sturaro, Gagliardini, Mandragora e Criscito. In attacco El Shaarawy, Petagna e Palladino». In stretta osservanza al dogma della difesa a tre, abbracciata non appena s’imbatté nell’Ajax di Van Gaal, Gasperini ha tenuto fede ai principi cardine del suo calcio: aggressivo, dedito al movimentismo spinto, lì dove tutti sanno cosa fare con audacia e personalità. Dalle giovanili juventine, con incoronazione certificata dal trionfo nel 2003 al Torneo di Viareggio, al Crotone, passando per Genoa, Inter (dove è tradito dall’incompletezza della rosa nerazzurra), Palermo e poi ancora Genoa.

L'Atalanta

Fino al 2016, l’anno della vera svolta. Lo assume l’Atalanta e il crescendo in gioco, convinzione e risultati è scritto nella storia. Gasp al primo anno (2016-17) conduce subito la Dea al quarto posto in campionato e alla qualificazione all’Europa League. È il Borussia Dortmund a eliminare i nerazzurri, che però non mollano e nella stagione 2017-18 ricominciano a coltivare il sogno nella medesima competizione. Va peggio, ma un solco importante è stato già tracciato. Annata 2018-19: l’Atalanta arriva terza davanti all’Inter, perde la Coppa Italia in finale contro la Lazio, ma siede sul trono dei grandi d’Italia per alcuni primati. Due su tutti: il terzo posto e i 77 gol segnati. La cavalcata dei bergamaschi nella scorsa Champions League - unica squadra italiana approdata meritatamente alla Final 8 di Lisbona - è un dato di fatto assoluto, con l’eliminazione cocente per mano del Paris Saint-Germain a fare da scotto forse inevitabile, ma dal quale ripartire con maggior forza. Il campionato 2019-20 premia ancora i bergamaschi, sempre terzi con 98 reti segnate (record storico) e 78 punti (idem). E gli ottavi di Champions recentemente raggiunti rappresentano l’ennesimo riconoscimento alla bontà del lavoro del Gasp. Che offre numeri strabilianti: 204 partite con l’Atalanta fra campionato e coppe; 106 vittorie, 51 pareggi, 47 sconfitte, percentuali vittorie 51,96. Ha mandato in gol 36 giocatori su 76 di movimento impiegati in 4 anni e mezzo.

Le perle

L’Atalanta e il suo tecnico, passo dopo passo, hanno condiviso una cavalcata memorabile, snodatasi attraverso successi indimenticabili (l’8-4 servito in due partite al Valencia è un racconto da tramandare ai posteri) e accompagnata ai suddetti 98 gol realizzati nell’arco di un campionato ricco di momenti speciali. Prendete, ad esempio, il 2-2 dell’11 luglio a Torino contro la Juventus campione d’Italia. Probabilmente mai come in quella circostanza i bianconeri hanno subito così tanto da un’avversaria nell’arco dei nove gloriosi anni di vita dello Stadium. La sublimazione della superiorità atalantina nel tempio dei più forti. I giocatori della Juve allora guidati da Maurizio Sarri videro raramente il pallone, inebetiti dal pressing asfissiante di avversari che sembravano abituati da una vita a calcare un palcoscenico così prestigioso. Solo Cristiano Ronaldo con una doppietta su rigore evitò ai bianconeri una sconfitta del tutto meritata. Quel giorno il mago Gasp toccò uno dei punti più alti della sua esperienza da allenatore. L’altro, più recente, espugnando Anfield: è accaduto il 25 novembre, girone di Champions, con i bergamaschi dominanti a casa del Liverpool già campione d’Europa. Infine la perla di Amsterdam con il successo sull’Ajax. Ma il fascino di Gasperini va oltre i risultati conquistati sul campo. Contano, anche, gli insegnamenti impartiti ad allievi che sarebbero diventati ottimi tecnici, su tutti Ivan Juric. Continuerà a insegnare calcio, Gasp, e intanto concorrerà per il premio di miglior allenatore ai Globe Soccer Award di Dubai accanto a Hans-Dieter Flick e Jurgen Klopp. Per una fine del 2020 da sogno. Mercoledì, intanto, la Dea tornerà a sfidare la Juve.

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