Stoichkov: "Chiesa top, Dani Alves come Ibrahimovic, sogno Cruyff"

Il Pallone d’oro bulgaro è uno dei 13 big che ha votato il Golden Player: «Premio assegnato da campioni, chi lo vincerà proverà molto orgoglio»
Stoichkov: "Chiesa top, Dani Alves come Ibrahimovic, sogno Cruyff"

«Non posso anticipare chi abbiamo scelto come Golden Player 2021 perché l’annuncio verrà dato lunedì. Ma una cosa è certa: il vincitore dovrà essere orgoglioso di questo premio perché gli è stato assegnato da leggende e grandi manager del calcio». Parola di Hristo Stoichkov. Lo storico Pallone d’Oro bulgaro, ora commentatore televisivo negli Usa, è uno dei 13 membri dello “squadrone” allestito da Tuttosport per eleggere il Golden Player. L’ex attaccante di Barcellona e Parma ha votato assieme a Shevchenko, Matthäus, Butragueño, Nedved, Chapuisat, Toni, Eto’o, Costacurta, Van der Sar, Verón, Rui Costa e Souloukou, la general manager dell’Olympiacos.

Stoichkov, la sua Bulgaria era nel girone dell’Italia: stupito di vedere gli azzurri costretti a passare dal play off per andare al Mondiale?
«Contro di noi hanno fatto 1-1, ma sinceramente non mi sarei aspettato un finale così: è il calcio. Mancini, oltre a vincere l’Europeo, ha svolto un gran lavoro e mi aspetto che alla fine si qualificherà per Qatar 2022. Il Mondiale ha bisogno dell’Italia».

I suoi azzurri preferiti?
«A parte Bonucci e Chiellini, due grandissimi difensori, ho un debole per Chiesa: è veloce e strappa, fa paura!».

A lei cosa è rimasto dell’Italia e della stagione vissuta a Parma?
«Tante amicizie. Che è la cosa più importante, anche nel calcio. Lo scorso mese ero a Parma e siamo andati a mangiare tutti assieme: eravamo un gran gruppo».

È riuscito a incrociare Buffon?
«Certo. Ero in campo nel 1995, quando Buffon esordì giovanissimo parando tutto nello storico Parma-Milan 0-0, e l’ho rivisto allenarsi nelle scorse settimane. Gigi ha mantenuto lo stesso spirito e la medesima mentalità di allora. Ecco perché, pur avendo 43 anni, è ancora uno dei migliori portieri al mondo».

Rimpiange mai di non aver giocato fino ai quarant’anni?
«Sono molto contento della mia carriera, non ho rimpianti. Però è vero, campioni come Buffon e Ibrahimovic sono la dimostrazione di quanto sia importante lavorare bene, curarsi ed essere professionisti».

A proposito di vecchietti top: il suo Barcellona ha appena ripreso il 38enne Dani Alves. Sensazioni?
«I blaugrana hanno aperto un nuovo ciclo puntado su tanti ragazzi giovani. In un contesto del genere, un top esperto come Dani Alves può rivelarsi per il Barcellona quello che Ibra è per il Milan».

Prima impressione su Xavi nuovo allenatore del Barcellona?
«È appena arrivato, lasciamogli il tempo di lavorare».

Sogna mai Cruyff?
«Sì. È stato un grandissimo allenatore e soprattutto il miglior tecnico che ho avuto».

C’è una frase di Cruyff che non dimenticherà mai?
«Una volta mi disse: “Se farai l’allenatore, non parlare mai di te stesso ai giocatori”. Ho seguito il suo consiglio quando ero in panchina: non ho mai detto “io ho fatto, io ho vinto”. Ai calciatori bisogna parlare di futuro, non di passato».

Rigiocherebbe la finale di Coppa Campioni 1994, quella persa 4-0 contro il Milan?
«No, preferirei giocare di nuovo la Champions conquistata battendo in finale la Sampdoria. Trionfo fantastico per me e per il club: quella del 1992 è stata la prima Coppa Campioni dei blaugrana».

Messi al Psg le fa effetto?
«È diverso vederlo al Psg, ma resta sempre un fenomeno e soprattutto un amico».

Dagli Stati Uniti come le sembra la Serie A?
«Equilibrata e combattuta. Impossibile fare un pronostico su chi vincerà. Di sicuro non trionferà la Juventus, oramai troppo in ritardo rispetto a Milan e Napoli. Detto questo, conosco Allegri: oltre che una bella persona è un vincente. Vedremo...».

In Italia va sempre più di moda la MLS, il campionato nordamericano. Un talento che consiglierebbe ai club europei?
«Ricardo Pepi dei Dallas è un attaccante giovane e molto bravo. La MLS è cresciuta e grazie ai giocatori arrivati in Europa sta facendo grandi progressi anche la Nazionale: penso a Pulisic, McKennie...».

Lei e le altre leggende del board avete votato il Golden Player, ma non il Golden Boy che, come da tradizione, è stato eletto da una qualifi cata giuria composta da 40 giornalisti delle più prestigiose testate internazionali. Il suo pupillo tra gli Under 21 finalisti?
«Pedri. E non lo dico perché sono affezionato al Barcellona. Mi piace il suo modo di giocare, simile a quello di Xavi e Iniesta. Pedri, come anche Gavi, ha qualcosa di diverso».

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