Golden Boy 2021, Rummenigge: "Chiellini alla Juve può fare come me"

Il tedesco è stato prima campione e poi manager vincente del Bayern: «L’importante è che a Giorgio vengano date responsabilità in futuro. Volevamo Dybala al Bayern, ora vorrei Lautaro se fossi in un club»
29. Karl-Heinz Rummenigge© Bongarts/Getty Images

Buongiorno Rummenigge. Il 13 dicembre, durante la cerimonia alla Nuvola Lavazza, riceverà il Golden Boy Career Award. Premio alla straordinaria doppia carriera: campione prima in campo (Bayern, Inter e Germania) e poi dietro la scrivania, come dirigente del Bayern pluridecorato degli ultimi vent’anni…
«I tempi migliori sono stati quelli da giocatore perché scendere in campo davanti a 70-80 mila persone è la cosa più bella del mondo, una sensazione fantastica. La carriera da dirigente è arrivata in modo inaspettato. A scuola ero bravo in matematica, ma per dirigere il Bayern per vent’anni ho dovuto imparare e studiare tanto. Il Bayern è un top club mondiale, i tifosi vogliono vincere sempre, ma noi abbiamo sempre cercato di tenere in ordine anche i bilanci».

Il gol più bello?
«Quello che mi annullò un arbitro tedesco in Glasgow-Inter di Coppa Uefa. Segnai un’altra rete, in quella gara, ma non bella come la prima».

E dei tanti trionfi da dirigente, tra cui due Triplete con il Bayern, a quale trofeo è più affezionato?
«Alla Champions League 2020, quella dopo il primo lockdown: l’abbiamo vinta a Lisbona dopo tre partite in dodici giorni. Una full immersion iniziata con gli 8 gol al Barcellona. Un momento indimenticabile, un’annata super: 6 trofei su 6. Un record che condividiamo con i blaugrana».

Il suo erede nel mondo del calcio?
«Mi rivedo abbastanza di Edwin Van der Sar, prima leggendario portiere di Ajax, Juve e Manchester United e ora dirigente importante del club di Amsterdam e anche dell’Eca, di cui io sono stato presidente per dieci anni. Edwin è un bravo ragazzo e l’Ajax, come il Bayern, è sempre attenta ai bilanci. Gli faccio i complimenti per il girone Champions».

Da qualche anno, in Italia, si dice che Chiellini diventerà il Rummenigge della Juventus in società: che ne pensa?
«Glielo auguro. Oltre che un campione, è una persona per bene e preparata: l’ho appurato di persona anni fa quando Giorgio venne a Monaco per curarsi dal medico del Bayern. Personaggi come lui fanno la differenza in campo e possono farla anche come dirigenti. L’importante sarà dare responsabilità a Chiellini, esattamente come ha fatto il Bayern con me. Spesso, purtroppo, i club puntano sugli ex giocatori per far bella figura con i tifosi».

Se pensa a un colpo mancato negli anni da dirigente del Bayern?
«Quando Dybala era a Palermo, prima del passaggio alla Juventus, lo valutammo parecchio anche noi. È un talento formidabile, però alterna alti e bassi».

Se fosse ancora dirigente, quale giocatore sognerebbe per la sua squadra?
«Lautaro Martinez. È davvero forte, ma siccome il mio cuore è un po’ interista ho sempre cercato di non acquistare giocatori nerazzurri. Con il mio amico Marotta abbiamo fatto diverse operazioni ai tempi della Juve: Vidal, Coman...».

Il suo miglior affare è scontato: Lewandowski, ingaggiato addirittura a parametro zero dal Borussia Dortmund…
«È stata una operazione tanto complicata quanto importante per i successi del Bayern degli ultimi anni. Lewandowski è una garanzia, come Neuer in porta: sono i due uomini più responsabili dei trionfi del Bayern. Robert è come Cristiano Ronaldo, cura in maniera maniacale il proprio fisico. Quando un campione è serio e vive per il calcio, può giocare ad alto livello anche dopo i 32-33 anni. Non è più come una volta. Penso a Messi, Ronaldo… Ma anche a Bonucci e Chiellini, capaci di vincere l’Europeo con l’Italia quasi da soli».

I due professori della difesa sono i suoi azzurri preferiti?
«Con Chiesa subito dopo di loro. Federico è diverso da Ribery e Robben, anche se in qualche strappo un po’ ricorda Arjen. Chiesa ha dribbling e tiro. È vero, al Bayern avevamo pensato a lui quando era alla Fiorentina. Adesso io non sono più dirigente, ma credo che come ali siano a posto: Coman, Sané, Gnabry, Musiala...».

Tornando a Lewandowski: anche stavolta, niente Pallone d’Oro. In compenso ha conquistato il Golden Player di Tuttosport per il secondo anno consecutivo e nel 2021 a eleggerlo sono state leggende del calibro di Matthaus, Butragueno, Shevchenko, Eto’o, Toni, Costacurta, Nedved, Rui Costa, Van der Sar…
«Mi trovo d’accordo con il board di Tuttosport: del resto è composto da campioni che hanno scritto la storia e anche da una manager che stimo molto, Lina Souloukou dell’Olympiacos. È un riconoscimento giovane, ma di qualità ed è destinato ad avere successo e credibilità come il Golden Boy. Sì, Lewandowski è stato il migliore anche nel 2021, nonostante abbia vinto meno rispetto al 2020. Robert è riuscito in quello che io ho sempre considerato una cosa impossibile: battere il record dei 40 gol in campionato di Gerd Müller».

Se chiude gli occhi, la prima immagine che le viene in mente di Lewandowski è un gol?
«No, il pianto di Lisbona dopo la Champions. Mi sono avvicinato e ho detto lui: “Robert, vedi che la Champions si vince anche con il Bayern”. La sua risposta? “Dobbiamo continuare a conquistare altri trofei”. È una macchina da gol e da risultati, Lewa, ma anche un ragazzo molto onesto. Siamo diventati buoni amici, negli anni. Sono sincero: di consigli tecnici non gliene ho mai dati, piuttosto gli ripetevo sempre una frase. “Robert, io non ti venderò mai”. Sono stato di parola».

Lei riuscì a portare Pep Guardiola al Bayern: il catalano vinse tanto, ma non la Champions. Si è pentito della scelta?
«Assolutamente no, anzi… Guardiola ci ha dato tantissimo, ha portato enorme qualità al Bayern: è un allenatore fantastico. Pep, Van Gaal, Heynckes e Flick sono stati i tecnici più importanti degli ultimi anni. Io tifo Bayern, ma Guardiola merita una nuova Champions: la insegue da dieci anni e prima o poi ci riuscirà di nuovo».

La storica giuria di giornalisti internazionali ha incoronato Pedri Golden Boy 2021.
«Scelta ottima. Anche se forse quest’anno sarebbero serviti tre Golden Boy perché anche Bellingham e Musiala sono Under 21 top».

Il board del Golden Player, oltre a Lewandowski, ha eletto anche la miglior manager del 2021: Marina Granovskaia. Concorda?
«È molto brava, seria. Marina sta dando molto al Chelsea a prescindere dal potere economico di Abramovich. Lotteranno anche quest’anno per la Champions».

Il Best European President è andato a Letang…
«Il Lille è stata la più incredibile sorpresa del calcio europeo. Sono bravi sul mercato: da noi comprarono Renato Sanches spuntando una cifra bassa, è un gran talento».

Lei ha un buon rapporto con Al Khelaifi , il presidente del Psg: oltre a Messi ha provato a portare a Parigi anche lei?
«No, perché Nasser mi conosce bene e sa che sarebbe stato inutile: il mio cuore è al Bayern».

Chi vincerà lo scudetto?
«Spero l’Inter, ma apprezzo molto anche il Napoli di Spalletti. Fossi nelle rivali, non sottovaluterei la Juventus: è partita male, ma risalirà».

Dopo l’addio al Bayern di luglio, come è cambiata la sua vita?
«Sono nell’esecutivo Uefa, faccio un po’ il commentatore in televisione e ogni tanto vado allo stadio. Di sicuro aiuto molto di più mia moglie: abbiamo 6 nipoti. E poi ho più tempo per l’altra mia grande passione dopo il calcio: gli orologi».

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