Golden Boy, il principe azzurro: Miretti si aggiudica il Best Italian

Dopo Piccoli, tocca al centrocampista della Juventus: è lui il miglior talento italiano Under 21
Golden Boy, il principe azzurro: Miretti si aggiudica il Best Italian© www.imagephotoagency.it

TORINO - Il Best Italian Golden Boy prende la via di Torino, sponda bianconera del capoluogo sabaudo. Dopo il successo di Piccoli, un anno fa. Dopo quello di Tonali, l’anno prima ancora. Dopo le incoronazioni di Donnarumma e di Cutrone, che avevano contribuito a tingere di rossonero il riconoscimento di Tuttosport, nel grande contenitore del Golden Boy, riservato al miglior azzurro Under 21. Un premio che, per l’edizione 2022, è finito nelle mani e – soprattutto – nei piedi di Fabio Miretti. Perché, di talenti così, non ne nascono mica tutti i giorni. Il centrocampista, classe 2003, è stato protagonista di un’ascesa prepotente negli ultimi mesi, apprezzato fin da subito da Allegri e da Allegri impiegato con continuità nella sua Juventus senza badare alla carta d’identità.

Miretti, la nota lieta

Se le sette presenze dello scorso anno - uno scorcio della gara con il Malmoe in Champions League e sei gettoni nel finale di campionato - erano arrivate a risultato di squadra pressoché acquisito, in questo avvio di stagione il canterano bianconero è stato scelto su palcoscenici e in frangenti dal peso specifico decisamente maggiori. E, su un vascello in difficoltà tra le onde tumultuose, il 19enne di Saluzzo si è distinto il più delle volte come una delle poche note liete del collettivo. Un rendimento che gli ha permesso di primeggiare con merito nella corsa al Best Italian Golden Boy, votato dalla giuria composta da cinquanta giornalisti internazionali delle più prestigiose testate europee che è la medesima ad aver incoronato Gavi, superando la concorrenza degli altri azzurri presenti nella shortlist dei venti talenti del calcio europeo più accattivanti del momento. E quindi Gnonto del Leeds, Scalvini dell’Atalanta e Udogie dell’Udinese, che svettavano in un elenco di cui ha fatto parte anche Zalewski della Roma, nato sì a Tivoli, ma sulla via del Qatar con la Polonia in virtù della nazionalità scelta in onore del papà.

Miretti, la lunga ascesa

L’interno di centrocampo cresciuto a Vinovo, in ogni caso, ha sbaragliato la concorrenza. E nella serata del 7 novembre potrà ritirare alle Ogr di Torino il premio da esibire subito dopo nella personale bacheca dei trofei: a occhio e croce, nella sua carriera, non sarà l’ultimo. Il talento e la strada intrapresa, infatti, lasciano intravedere un futuro ai massimi livelli internazionali per il ragazzo nato a Pinerolo, ma cresciuto a Saluzzo. Calcisticamente, in realtà, per ben poco tempo. Giusto il battito di ciglia necessario per rincorrere qualche pallone nella locale Auxilium Saluzzo, quindi ecco subito la chiamata del più quotato Cuneo, società da cui poi Miretti ha spiccato il volo fino ad approdare alla Juventus (che ieri l’ha celebrato con un tweet: “Complimenti Fabio!”) a 8 anni soltanto. Lì ha osservato l’intera trafila, a tratti da capitano e sovente sotto età, proprio come in occasione delle prime presenze raccolte tanto in quell’Under 19 trascinata la scorsa primavera fino alle semifinali di Youth League quanto in quella Under 23 che gli ha concesso la vetrina ideale per sfoggiare le proprie qualità. Un po’ innate e un po’ forgiate, tutte determinanti per vederlo approdare in prima squadra: dai primi allenamenti alla Continassa alle prime convocazioni, fino all’esordio dello scorso dicembre. Meno di un anno fa, per quanto già oggi in campo si comporti da compassato veterano. L’ascesa in Nazionale è stata analoga, con l’approdo in Under 21 a soli 18 anni e la convocazione di Mancini per uno stage a Coverciano nell’ultima primavera. Da piccolo in cameretta, lui juventino, aveva il poster di Nedved, oggi il suo modello è De Bruyne: due giganti cui ispirarsi, con il Best Italian Golden Boy a indicare la via.

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