Quando è nato il premio “Best Italian” e si è unito alla famiglia dei riconoscimenti del Golden Boy, uno dei motivi era dare una sfumatura di azzurro alla nostra serata di gala. Il Golden Boy nasce con una forte vocazione internazionale, per noi non ci sono barriere e men che meno nazionalismi, tuttavia rimanendo noi italiani, eravamo delusi dall’idea che raramente si affacciassero calciatori italiani sul podio del miglior Under 21 europeo. Così abbiamo creato una categoria a parte, quasi per dimostrare che, a cercarli bene, i talenti italiani ci sono. E spesso sono anche molto forti. Purtroppo non li cercano abbastanza le squadre, soprattutto le grandi e anche quando li cercano (e li trovano) non li fanno giocare abbastanza. Il Best Italian è arrivato alla sesta edizione e vede il meritato trionfo di Giorgio Scalvini, ennesimo frutto del lavoro sui giovani dell’Atalanta, che non era grande e lo è diventata proprio grazie a un serio progetto sui ragazzi che hanno le potenzialità per diventare grandi. Anche la Juventus (che l’anno scorso ha vinto con Miretti) ne ha varato uno. E anche il Milan. Nel calcio italiano diminuiscono i soldi, bisogna ingegnarsi: qualcosa, forse, sta cambiando.