Golden Boy a casa Cucinelli: i 100 nomi, Buffon, Cherubini e tanto altro

Svelata la nuova classifica tra un omaggio importante a Gigi Riva e la valutazione dei progetti Next Gen, il futuro del calciomercato e dello sport: rivivi gli interventi
Golden Boy a casa Cucinelli: i 100 nomi, Buffon, Cherubini e tanto altro

Sarà ancora una volta Solomeo il palcoscenico dei migliori calciatori Under 21 che militano nei club europei. Da ogni angolo del Vecchio Continente si ritroveranno oggi, simbolicamente, sul palco del teatro Cucinelli dal quale verrà svelato il terzo aggiornamento del Golden Boy Football Benchmark Index. Un corrispettivo del ranking Atp dedicato ai migliori talenti emergenti, nati dopo il 1° gennaio 2004, in corsa per il prestigioso premio European Golden Boy assegnato lo scorso anno a Jude Bellingham.

Golden Boy, come ci piace lo sport al contrario di Cucinelli

GOLDEN BOY A SOLOMEO: TUTTI GLI INTERVENTI

Il premio al Frosinone chiude l'evento

Chiude l'evento il premio consegnato da Brunello Cucinelli al ds del Frosinone Guido Angelozzi, per il modo in cui ha gestito una retrocessione arrivata negli ultimi minuti di Serie A in maniera rocambolesca, con un progetto giovani strenuamente difeso dal presidente Stirpe, oltre il risultato. "Il Frosinone ha avuto il coraggio di giocare con i giovani, di dimostrare che si può fare calcio di Serie A con i giovani, Le colpe in Italia sono delle società che non hanno coraggio". 

Branchini parla di Ronaldo, Romario, Seedorf e...

Chiude l'evento l'intervento di Giovanni Branchini, dal titolo "La scoperta del talento e il futuro del calciomercato". Si inizia con il racconto dell'arrivo del Fenomeno in Italia: "Portai Ronaldo dal Cruzeiro al Psv, al Barcellona e infine all'Inter. Non era una cosa normale, ma ti dico che prima di Ronaldo ho avuto campioni altrettanto importanti ma la popolarità del calcio non era come quella, non c'era l'esposizione del calcio mediatica che esplodeva in quel momento. Era stata una stagione incredibile, iniziava l'apice del suo livello in Europa, dei 30-40 gol all'anno...il Barcellona è sempre stato un club particolare, ricordo Romario, molto simile, con il Barcellona che lo fece partire nel 1994 per farlo tornare in Brasile con il benestare di Cruijff, il rapporto tra i due è pieno di aneddoti...Ho avuto la fortuna di gestire tantissimi campioni, tanti anche bravi ragazzi con cui tuttora sono in ottimi rapporti, uno dei più grandi giocatori della storia del calcio per me è stato Clarence Seedorf, un giocatore incredibile, aveva tutto, univa tutto, tranne quello di pretendere di insegnare tutto a tutti, anche agli allenatori...un grande campione è stato Carlo Ancelotti, che lo utilizzava come allenatore in campo: la sua sensibilità in partita di capire dove fosse in grado la squadra avversaria di farti male e dove tu potevi far male a loro, poi vedi Palloni d'Oro assegnati praticamente con dei bussolotti...Oggi c'è un problema culturale, nello sport è molto più frequente la sconfitta della vittoria, vince uno solo, la vittoria come obbligo svilisce lo sport".

"Senza poter provare il copione non c'è compagnia teatrale in grado di andare in scena in maniera corretta, emozionante. E il tempo tolto ai calciatori per gli allenamenti è esattamente la stessa cosa. Se fai aereo, defaticante, partita, defaticante, partita, quando ti alleni? Quando lo provi il copione? E il livello dei giocatori è anche sceso...Gigi Riva era un eroe, per noi della nostra generazione, era un eroe greco...ed era l'inizio di un calcio che si evolveva. Oggi si spacciano per campioni giocatori che un tempo non avrebbero giocato in Serie A. Oggi il livello si è abbassato tantissimo, il calcio come sistema non sta funzionando, oggi uno dei problemi più grandi che abbiamo è che ai nostri giovani talenti non diamo il tempo di diventare campioni perché li trattiamo come tali prima di esserlo e togli ambizione, fame, togli la crescita. Come si cambia?".

Golden Boy, i primi 25 candidati: c'è Kayode

E' il momento di scoprire i primi 25 della graduatoria attuale: c'è Kayode della Fiorentina, al 22esimo posto. Nella Top Ten Pavlovic del Bayern, Cubarsì del Barcellona, Mainoo e Garnacho (terzo posto) del Manchester United, Zaire-Emery del Psg, Yoro del Lille, Joao Neves del Benfica secondo e in testa Lamine Yamal ancora del Barcellona.

Cherubini, i retroscena della Juve Next Gen

"Eravamo sette, otto club pronti a partire, la Federazione mise a disposizione solo un posto per partire e con regole particolari: abbiamo dovuto pagare per anni 1.2 mln di euro per iscriverci, abbiamo un limite agli stranieri, tutto un sistema complesso, abbiamo iniziato con Juventus-Cuneo del 2018, una serie di sconfitte, gli stadi ostili con contestazioni che ci sono ancora oggi, dove invece di vedere il valore aggiunto per il sistema calcio delle seconde squadre lo vedono come un usurpare dei posti. Abbiamo fatto tanta fatica per far partire il progetto, il contributo inizialmente era solo delle esigenze del momento, magari dovuto a un infortunio...L'intero management a partire dal direttore Marotta, ora presidente, è stato uno dei fautori della seconda squadra, come Paratici, c'è stata voglia di crederci e di investire aspettando i frutti che ora stanno arrivando. Dal 2022 siamo passati da Juventus U23 a Juventus Next Gen: il progetto aveva la forza per iniziare a dare i suoi frutti alla Prima Squadra, abbattendone i costi e creando valore per il club. Produrre un calciatore internamente significa risparmiare dieci volte rispetto a prenderlo da fuori. Oggi abbiamo tanti calciatori importanti che sono in tutto e per tutto asset patrimoniali che possono fare la forza della Prima Squadra o essere impattanti in termini di mercato". A chiudere l'intervento un'immagine: la Coppa Italia della Juventus con Iling, Yildiz, Nicolussi, Kean, Fagioli e Miretti, sei prodotti delle giovanili bianconere. "Far entrare in Prima Squadra un giocatore dalle giovanili aumenta il senso di appartenenza del club, quel qualcosa che fa la differenza, che si respira. E invece parli con i ds in Italia e chiedi come va la Primavera e ti dicono "Non ho tempo di guardarla". Ma come fai a non avere tempo di guardare il tuo futuro? Gigi Milani andava a prendere Kean e lo portava a scuola. Queste cose nessuno le vede ma queste sono le cose che fanno la differenza".

Cherubini: il problema prestiti, l'esempio Spagna e la ritrosia Italia

Sempre Cherubini continua: "Questo buco nero dei prestiti ci ha fatto chiedere, ma negli altri paesi succede la stessa cosa? E negli altri paesi hanno praticamente tutti le seconde squadre. Abbiamo provato a portarlo in Italia e ci hanno detto "No, il modello non va bene perché nella seconda squadra ci vanno a giocare gli scarsi, un parcheggio". Siamo andati a vedere in Spagna e gente come Victor Valdes, un campione d'Europa, aveva giocato nel Barcellona B 93 partite...Ancora più convinti che questa idea potesse funzionare, visto che in Spagna lo fanno da sessant'anni, abbiamo riportato il progetto al centro del modello italiano, che ancora è chiuso da questo punto di vista: ad esempio in Spagna ci sono sette squadre B in Serie C, e decine nella Serie D, cosa impossibile in Italia, per la cui normativa se una Next Gen Juve o Atalanta retrocedesse dovrebbe essere sciolta..."

Cherubini: Italia fanalino di coda per i giovani

La crisi dei talenti in Italia e l'esperienza Next Gen: è questo il titolo dell'intervento di Federico Cherubini, uno dei padri del progetto della Juventus che sta cambiando il calcio italiano. Dalla finale di Champions del 2003 Milan-Juventus, con in campo sette italiani che sarebbero diventati campioni del mondo e venti cresciuti nei settori giovanili italiani, alla pochezza di oggi: cos'è cambiato? "Prima di tutto c'è da capire se è un problema solo italiano o strutturale a livello europeo. E da quello che esce fuori, anche togliendo l'esempio Francia fuori scala per tutti gli altri campionati, emerge una differenza impattante rispetto ad esempio alla Spagna. C'è una differenza nel processo di formazione dei calciatori sostanziale tra noi e questi paesi, e siamo anche ultimi in tutti Europa nel formare giocatori per il proprio club. E in un mondo come il calcio che ha bisogno di sostenibilità, è impensabile oggi".  Si investe poco nei settori giovanili e ci sono troppi stranieri? "Spesso in Italia si fa settore giovanile perché è imposto dalla Federazione, non perché ci si punti. I venti club italiani maggiori hanno prodotto giocatori per 6,3 miliardi, il solo Barcellona ad esempio ne ha tirati fuori per oltre la metà, 3 miliardi e mezzo, in Portogallo Sporting, Benfica e Porto insieme superano la somma degli italiani...Si investe nei settori giovanili, ma lo si fa male e sbagliando. Spendiamo più di quanto spendono in Spagna, spendiamo più di tutti in risorse umane per i settori giovanili e abbiamo investito più di tutti nei centri giovanili. Penso a Sassuolo, Atalanta, la stessa Juve. Troppi stranieri? Siamo in linea con gli altri campionati, a parte la Liga unica che produce oltre il 50% dei giocatori nel paese. La differenza è nel percorso, e qui alla fine del percorso giovanile c'è il buco nero dei prestiti dopo il campionato Primavera, 400 ogni anno in tutta Italia, il 96% di loro o restano fuori quota nel club a giocare con i più piccoli o in prestito, solo il 3% sale in una prima squadra di Serie A".

Golden Boy, dal 50esimo al 26esimo posto

Nel ranking Golden Boy, la Serie A è il fanalino di coda per quanto riguarda la tendenza a usare i giovani rispetto a Francia, Spagna, Inghilterra e Germania. In questa parte della classifica troviamo Urbanski del Bologna e Kenan Yildiz della Juventus, uscito dalla Next Gen costruita da Federico Cherubini che sale sul palco.

Barcellona, la Masia fucina di talenti: parla Bojan Krkic

Sale sul palco uno dei tantissimi talenti tirati fuori dal settore giovanile del Barcellona, ben conosciuto anche in Italia: Bojan Krkic oggi lavora all'interno del club blaugrana e racconta l'esperienza della Masia e dello scouting del club che in assoluto fa esordire più giovani in prima squadra e il più titolato nella storia ultraventennale del Golden Boy. "Quando arrivano i giocatori alla Masia, sanno che potranno giocarsi le chance per arrivare in prima squadra, noi giochiamo tanto con la palla, abbiamo un nostro stile chiaro che aiuta sul campo e che aiuta a portare debuttanti in campo giovani, spesso giovanissimi, pronti. Quando sono entrato nelle giovanili del Barcellona in prima guardavo allenarsi gente come Kluivert, Puyol, Xavi, Iniesta, quei giocatori che dopo qualche anno sono diventati dei miti assoluti, lavoriamo vicini alla prima squadra. Fuori dal campo poi c'è tanto che aiuta ulteriormente: si studia alla Masia, si vive alla Masia, ragazzi come Yamal e Cubarsì, ad esempio, sono in tutto e per tutto dentro all'accademia per ogni cosa. Nello scouting va valutato e scelto prima di tutto il talento, poi ci sono gli insegnamenti di base e si accompagna il ragazzo nella sua crescita con l'utilizzo anche di tutor per costruire un modello formativo d'eccellenza".

Golden Boy, dal 100esimo al 51 posto

E' il momento di scoprire la prima parte delle 100 posizioni di questo Index. Chi è salito, chi è sceso, chi ha scalato più posizioni e quante saranno le new entry sulla base delle gare dell’ultimo periodo, incrociando dati – attraverso un algoritmo studiato appositamente – quali minutaggio, trasferimenti, performance in Nazionale e nei rispettivi club. Lo illustra nel dettaglio sul palco Antonio Di Cianni di Football Benchmark (data & analytics partner del nostro premio). Dal numero più alto al più vicino alla vetta sono Pafundi, Huijsen, Valentin Carboni i nomi presenti tra le nostre conoscenze azzurre e di campionato.

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Buffon: Il gruppo, Riva, Vialli, l'Italia all'Europeo

"Anche tra noi ci sono dei modi di comportarsi in campo che non sono condivisi da tutti e che purtroppo alcune volte se sei squadra devi accettare. Ci sono alcuni momenti in cui per causa di forza maggiore e per un bene comune accetti delle cose e reagisci come non faresti individualmente. Magari quei comportamenti portano qualcosa alla squadra o ai tifosi, però poi da solo quando ti guardi allo specchio l'autostima va giù..." Buffon ora ricopre quel ruolo che fu proprio di Gigi Riva in Nazionale e che fu di Vialli: "Partiamo col dire che i miei due predecessori sono stati due miei miti, che ho stimato, che sapevo mi avrebbero dato sempre qualcosa. E quindi il ricoprire il loro vuoto mi ha reso sicuramente orgoglioso, mi ha stimolato tanto ma mi ha fatto fare anche una riflessione subito: non potevo fare una corsa su di loro, il loro spessore umano, la loro traccia sul mondo del calcio è stata così forte che io non potrei replicarla, non sono all'altezza loro. E quindi faccio la mia strada, usando quello che loro mi hanno insegnato. Il ct ha creato una bellissima sintonia, i ragazzi mi cercano sempre, i dirigenti mi interpellano. Con i ragazzi ti devi calare nelle loro parti, sei sei solo e loro in cento non puoi pensare di cambiare, devi tu metterti in un grado di immaturità abbastanza elevato, perché se vuoi far passare il messaggio devi metterti al loro livello, non essere il vecchio che vuole farti la paternale, una cosa che non sopportavo proprio. Se c'è da far lo scemo sono il numero uno, ma se poi c'è da parlare seriamente magari non sono l'ultimo proprio a poterlo fare".

"Il gruppo per l'Europeo? Tifare Italia è sempre emozionante, è l'unico evento in cui tutti diventiamo fratelli, parliamo della stessa cosa, ci piace interagire l'un l'altro senza evitarci, questa è la vera magia della Nazionale. Spesso e volentieri i nostri riferimenti passati vanno a riprendere situazioni calcistiche, tutti ricordiamo dove eravamo nell'82' o nel 2006, dove e con chi, è qualcosa di grandioso. Secondo me siamo un'ottima squadra, probabilmente sottovalutata e questa è una buona cosa considerando come siamo, abbiamo tre o quattro individualità di ottimo livello e abbiamo un ct che è riuscito a dare un senso di attaccamento e di responsabilità veramente elevato. Non dico che si vincerà, ma dico che non falliremo".

"Senza Riva non vincevamo il Mondiale. Quell'astuccetto..."

"Se non ci fosse stato lui non so se avremmo vinto il Mondiale in Germania - Aggiunge Buffon - Era una certezza, mentre il mondo accanto a te traballava, c'era una cosa sola che restava solida, ed era Gigi Riva. Mi aveva preso a cuore, eravamo simili, io arrivo in nazionale a 18-19 anni che ne combinavo di cotte e di crude, sconclusionato, da subito mi ha preso sotto la sua ala protettrice, condividevamo un'intimità, una profondità...sentiva talmente tanto le partite che aveva un suo astuccetto con tutte le pasticche di ansiolitici, era diventato per tutti un motivo di ironia e simpatia perché eravamo riusciti a sdoganare questa cosa e ci scherzavamo, "abbiamo tutti delle debolezze Gigi, non c'è niente di male..." gli dicevamo. Ed è vero. Non bisogna nascondere le proprie debolezze, bisogna saperle accettare a anche riderci, come faceva lui, a fine torneo ce ne disse, "Ragazzi, con tutti questi ansiolitici che mi avete fatto prendere..."

Buffon, il ricordo di Gigi Riva: "L'abbraccio di un mito"

Il ricordo di Buffon è commovente. "Mi ricordo quando ho incontrato Gigi Riva per la prima volta, e mi ha tanto emozionato. Il suo mito lo avevo dentro fin da bambino, passato da mio padre, mi raccontava le scelte di questo uomo, controcorrente, scomode, tutto questo non faceva altro che far crescere il mito del campione e della persona, che con la sua convinzione faceva le cose che lui riteneva giuste secondo le proprie virtù e i propri ideali. Quando mi ha abbracciato a Coverciano, è stato per me come essere abbracciato da una divinità". "Idealista, scontroso, mi ricordo perfettamente quando alzò le braccia in Messico, così lontano dalle esultanze di oggi - aggiunge Cucinelli - Era un uomo di grande carisma, silenzioso, fumava come un turco...Aveva rispetto per la persona. Serve educazione, fermezza, rispetto, anche questo è calcio. Quando giocavo io, c'era educazione e rispetto anche per l'arbitro. Sinner e Buffon sono due esempi di questo rispetto sul campo". 

Cucinelli, quell'aneddoto con Cruijff e la lettera a Sinner

Sale sul palco Brunello Cucinelli, a presentare la giornata di incontri insieme al volto di Sky Federica Lodi e al Direttore di Tuttosport Guido Vaciago. Ed è subito tempo di racconto: "Andai a vedere Ajax-Feyenoord con Cruijff, la partita che decideva il campionato. Vinse l'Ajax, noi andammo a mangiare insieme alla squadra avversaria...Questi sono esempi di sport che vorrei portare a queste discussioni. Grazie, siamo felicissimi di poter ospitare questo appuntamento e di continuare a farlo crescere, anche in prospettiva mondiale. Volevo dirvi solo due cose: noi abbiamo bisogno di togliere l'obbligo di avere paura che abbiamo passato alle nuove generazioni, e se non studi andrai a lavorare, quindi al lavoro abbiamo attribuito una colpa...L'intelligenza agli studi è solo. una delle intelligenze dell'essere umano... Bisogna ridare grande dignità al lavoro, eccellenza italiana. E a proposito di eccellenze italiane si parla di Sinner, e Cucinelli rivela: "Gli ho scritto una lettera. Ragazzo educato, gentile, quando vince è sempre così delicato, gli ho solo detto Jannik, cerca di vestirti più italiano, rappresenti il nostro paese e lo farai per tanto tempo".

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Golden Boy, tutto il programma

In un fil rouge “colorato” ieri dalle due seconde squadre di Juventus e Atalanta e che oggi attraverserà la platea e si legherà, stretto, al palco dal quale scopriremo come sono cambiate le prime 100 posizioni di questo Index. Chi è salito, chi è sceso, chi ha scalato più posizioni e quante saranno le new entry sulla base delle gare dell’ultimo periodo. Incrociando dati – attraverso un algoritmo studiato appositamente – quali minutaggio, trasferimenti, performance in Nazionale e nei rispettivi club. Un Index, che oggi verrà illustrato nel dettaglio da Antonio Di Cianni di Football Benchmark (data & analytics partner del nostro premio), che contiene solo il meglio del calcio del futuro e all’interno del quale non mancano profili tutti da scoprire: caratteristiche che lo rendono uno strumento sempre più prezioso e consultato anche dagli addetti ai lavori.

Golden Boy 2024, gli interventi in programma

E tutto intorno a questi 100 nomi, quel fil rouge continuerà a “girare”: passando per le mani dell’ex blaugrana Bojan Krkic, che interverrà sul tema “Il modello Masia – ll grande club che lancia più giovani in Europa è anche il club più titolato nell’ultraventennale storia dell’European Golden Boy”, e poi di Federico Cherubini, che proporrà un approfondimento su “La crisi dei talenti in Italia e l’esperienza della Juventus Next Gen”. E ancora del direttore sportivo del Frosinone Guido Angelozzi e del procuratore internazionale Giovanni Branchini, che dialogheranno sul tema “La scoperta del talento e il futuro del calcio mercato”.

Golden Boy 2024, cosa emerge dal ranking: Yildiz è 16°, primo della Serie A

L'omaggio a Gigi Riva

Sul palco, con il direttore di Tuttosport Guido Vaciago e la giornalista di Sky Sport Federica Lodi, non mancherà il padrone di casa, Brunello Cucinelli – che consegnerà un premio speciale proprio ad Angelozzi – e un momento molto emozionante sarà dedicato a “La nostalgia per l’uomo Riva”, con la presenza di Gigi Buffon e Dori Ghezzi. Qui il fil rouge diventerà quello della memoria e dell’esempio per la nuova generazione di talenti che a Solomeo, in questi due giorni, ha trovato casa. Così come casa è sempre più questo Golden Boy Football Benchmark Index, la foto grafia più reale possibile dell’Europa dei giova ni, fatta dei so rrisi stampati sui volti dei più promettenti calciatori del panorama continentale. Partiti per questo viaggio – prima tappa, il cuore dell’Umbria e, quindi, dell’Italia – che li porterà fino all’elezione di colui che diventerà il nuovo European Golden Boy, il 22° sull’albo d’oro di un premio che oltre a celebrare attuali campioni e futuri fuoriclasse, regala agli appassionati la possibilità di giocare a scovare i migliori profili in circolazione.

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Sarà ancora una volta Solomeo il palcoscenico dei migliori calciatori Under 21 che militano nei club europei. Da ogni angolo del Vecchio Continente si ritroveranno oggi, simbolicamente, sul palco del teatro Cucinelli dal quale verrà svelato il terzo aggiornamento del Golden Boy Football Benchmark Index. Un corrispettivo del ranking Atp dedicato ai migliori talenti emergenti, nati dopo il 1° gennaio 2004, in corsa per il prestigioso premio European Golden Boy assegnato lo scorso anno a Jude Bellingham.

Golden Boy, come ci piace lo sport al contrario di Cucinelli

GOLDEN BOY A SOLOMEO: TUTTI GLI INTERVENTI

Il premio al Frosinone chiude l'evento

Chiude l'evento il premio consegnato da Brunello Cucinelli al ds del Frosinone Guido Angelozzi, per il modo in cui ha gestito una retrocessione arrivata negli ultimi minuti di Serie A in maniera rocambolesca, con un progetto giovani strenuamente difeso dal presidente Stirpe, oltre il risultato. "Il Frosinone ha avuto il coraggio di giocare con i giovani, di dimostrare che si può fare calcio di Serie A con i giovani, Le colpe in Italia sono delle società che non hanno coraggio". 

Branchini parla di Ronaldo, Romario, Seedorf e...

Chiude l'evento l'intervento di Giovanni Branchini, dal titolo "La scoperta del talento e il futuro del calciomercato". Si inizia con il racconto dell'arrivo del Fenomeno in Italia: "Portai Ronaldo dal Cruzeiro al Psv, al Barcellona e infine all'Inter. Non era una cosa normale, ma ti dico che prima di Ronaldo ho avuto campioni altrettanto importanti ma la popolarità del calcio non era come quella, non c'era l'esposizione del calcio mediatica che esplodeva in quel momento. Era stata una stagione incredibile, iniziava l'apice del suo livello in Europa, dei 30-40 gol all'anno...il Barcellona è sempre stato un club particolare, ricordo Romario, molto simile, con il Barcellona che lo fece partire nel 1994 per farlo tornare in Brasile con il benestare di Cruijff, il rapporto tra i due è pieno di aneddoti...Ho avuto la fortuna di gestire tantissimi campioni, tanti anche bravi ragazzi con cui tuttora sono in ottimi rapporti, uno dei più grandi giocatori della storia del calcio per me è stato Clarence Seedorf, un giocatore incredibile, aveva tutto, univa tutto, tranne quello di pretendere di insegnare tutto a tutti, anche agli allenatori...un grande campione è stato Carlo Ancelotti, che lo utilizzava come allenatore in campo: la sua sensibilità in partita di capire dove fosse in grado la squadra avversaria di farti male e dove tu potevi far male a loro, poi vedi Palloni d'Oro assegnati praticamente con dei bussolotti...Oggi c'è un problema culturale, nello sport è molto più frequente la sconfitta della vittoria, vince uno solo, la vittoria come obbligo svilisce lo sport".

"Senza poter provare il copione non c'è compagnia teatrale in grado di andare in scena in maniera corretta, emozionante. E il tempo tolto ai calciatori per gli allenamenti è esattamente la stessa cosa. Se fai aereo, defaticante, partita, defaticante, partita, quando ti alleni? Quando lo provi il copione? E il livello dei giocatori è anche sceso...Gigi Riva era un eroe, per noi della nostra generazione, era un eroe greco...ed era l'inizio di un calcio che si evolveva. Oggi si spacciano per campioni giocatori che un tempo non avrebbero giocato in Serie A. Oggi il livello si è abbassato tantissimo, il calcio come sistema non sta funzionando, oggi uno dei problemi più grandi che abbiamo è che ai nostri giovani talenti non diamo il tempo di diventare campioni perché li trattiamo come tali prima di esserlo e togli ambizione, fame, togli la crescita. Come si cambia?".

Golden Boy, i primi 25 candidati: c'è Kayode

E' il momento di scoprire i primi 25 della graduatoria attuale: c'è Kayode della Fiorentina, al 22esimo posto. Nella Top Ten Pavlovic del Bayern, Cubarsì del Barcellona, Mainoo e Garnacho (terzo posto) del Manchester United, Zaire-Emery del Psg, Yoro del Lille, Joao Neves del Benfica secondo e in testa Lamine Yamal ancora del Barcellona.

Cherubini, i retroscena della Juve Next Gen

"Eravamo sette, otto club pronti a partire, la Federazione mise a disposizione solo un posto per partire e con regole particolari: abbiamo dovuto pagare per anni 1.2 mln di euro per iscriverci, abbiamo un limite agli stranieri, tutto un sistema complesso, abbiamo iniziato con Juventus-Cuneo del 2018, una serie di sconfitte, gli stadi ostili con contestazioni che ci sono ancora oggi, dove invece di vedere il valore aggiunto per il sistema calcio delle seconde squadre lo vedono come un usurpare dei posti. Abbiamo fatto tanta fatica per far partire il progetto, il contributo inizialmente era solo delle esigenze del momento, magari dovuto a un infortunio...L'intero management a partire dal direttore Marotta, ora presidente, è stato uno dei fautori della seconda squadra, come Paratici, c'è stata voglia di crederci e di investire aspettando i frutti che ora stanno arrivando. Dal 2022 siamo passati da Juventus U23 a Juventus Next Gen: il progetto aveva la forza per iniziare a dare i suoi frutti alla Prima Squadra, abbattendone i costi e creando valore per il club. Produrre un calciatore internamente significa risparmiare dieci volte rispetto a prenderlo da fuori. Oggi abbiamo tanti calciatori importanti che sono in tutto e per tutto asset patrimoniali che possono fare la forza della Prima Squadra o essere impattanti in termini di mercato". A chiudere l'intervento un'immagine: la Coppa Italia della Juventus con Iling, Yildiz, Nicolussi, Kean, Fagioli e Miretti, sei prodotti delle giovanili bianconere. "Far entrare in Prima Squadra un giocatore dalle giovanili aumenta il senso di appartenenza del club, quel qualcosa che fa la differenza, che si respira. E invece parli con i ds in Italia e chiedi come va la Primavera e ti dicono "Non ho tempo di guardarla". Ma come fai a non avere tempo di guardare il tuo futuro? Gigi Milani andava a prendere Kean e lo portava a scuola. Queste cose nessuno le vede ma queste sono le cose che fanno la differenza".

Cherubini: il problema prestiti, l'esempio Spagna e la ritrosia Italia

Sempre Cherubini continua: "Questo buco nero dei prestiti ci ha fatto chiedere, ma negli altri paesi succede la stessa cosa? E negli altri paesi hanno praticamente tutti le seconde squadre. Abbiamo provato a portarlo in Italia e ci hanno detto "No, il modello non va bene perché nella seconda squadra ci vanno a giocare gli scarsi, un parcheggio". Siamo andati a vedere in Spagna e gente come Victor Valdes, un campione d'Europa, aveva giocato nel Barcellona B 93 partite...Ancora più convinti che questa idea potesse funzionare, visto che in Spagna lo fanno da sessant'anni, abbiamo riportato il progetto al centro del modello italiano, che ancora è chiuso da questo punto di vista: ad esempio in Spagna ci sono sette squadre B in Serie C, e decine nella Serie D, cosa impossibile in Italia, per la cui normativa se una Next Gen Juve o Atalanta retrocedesse dovrebbe essere sciolta..."

Cherubini: Italia fanalino di coda per i giovani

La crisi dei talenti in Italia e l'esperienza Next Gen: è questo il titolo dell'intervento di Federico Cherubini, uno dei padri del progetto della Juventus che sta cambiando il calcio italiano. Dalla finale di Champions del 2003 Milan-Juventus, con in campo sette italiani che sarebbero diventati campioni del mondo e venti cresciuti nei settori giovanili italiani, alla pochezza di oggi: cos'è cambiato? "Prima di tutto c'è da capire se è un problema solo italiano o strutturale a livello europeo. E da quello che esce fuori, anche togliendo l'esempio Francia fuori scala per tutti gli altri campionati, emerge una differenza impattante rispetto ad esempio alla Spagna. C'è una differenza nel processo di formazione dei calciatori sostanziale tra noi e questi paesi, e siamo anche ultimi in tutti Europa nel formare giocatori per il proprio club. E in un mondo come il calcio che ha bisogno di sostenibilità, è impensabile oggi".  Si investe poco nei settori giovanili e ci sono troppi stranieri? "Spesso in Italia si fa settore giovanile perché è imposto dalla Federazione, non perché ci si punti. I venti club italiani maggiori hanno prodotto giocatori per 6,3 miliardi, il solo Barcellona ad esempio ne ha tirati fuori per oltre la metà, 3 miliardi e mezzo, in Portogallo Sporting, Benfica e Porto insieme superano la somma degli italiani...Si investe nei settori giovanili, ma lo si fa male e sbagliando. Spendiamo più di quanto spendono in Spagna, spendiamo più di tutti in risorse umane per i settori giovanili e abbiamo investito più di tutti nei centri giovanili. Penso a Sassuolo, Atalanta, la stessa Juve. Troppi stranieri? Siamo in linea con gli altri campionati, a parte la Liga unica che produce oltre il 50% dei giocatori nel paese. La differenza è nel percorso, e qui alla fine del percorso giovanile c'è il buco nero dei prestiti dopo il campionato Primavera, 400 ogni anno in tutta Italia, il 96% di loro o restano fuori quota nel club a giocare con i più piccoli o in prestito, solo il 3% sale in una prima squadra di Serie A".

Golden Boy, dal 50esimo al 26esimo posto

Nel ranking Golden Boy, la Serie A è il fanalino di coda per quanto riguarda la tendenza a usare i giovani rispetto a Francia, Spagna, Inghilterra e Germania. In questa parte della classifica troviamo Urbanski del Bologna e Kenan Yildiz della Juventus, uscito dalla Next Gen costruita da Federico Cherubini che sale sul palco.

Barcellona, la Masia fucina di talenti: parla Bojan Krkic

Sale sul palco uno dei tantissimi talenti tirati fuori dal settore giovanile del Barcellona, ben conosciuto anche in Italia: Bojan Krkic oggi lavora all'interno del club blaugrana e racconta l'esperienza della Masia e dello scouting del club che in assoluto fa esordire più giovani in prima squadra e il più titolato nella storia ultraventennale del Golden Boy. "Quando arrivano i giocatori alla Masia, sanno che potranno giocarsi le chance per arrivare in prima squadra, noi giochiamo tanto con la palla, abbiamo un nostro stile chiaro che aiuta sul campo e che aiuta a portare debuttanti in campo giovani, spesso giovanissimi, pronti. Quando sono entrato nelle giovanili del Barcellona in prima guardavo allenarsi gente come Kluivert, Puyol, Xavi, Iniesta, quei giocatori che dopo qualche anno sono diventati dei miti assoluti, lavoriamo vicini alla prima squadra. Fuori dal campo poi c'è tanto che aiuta ulteriormente: si studia alla Masia, si vive alla Masia, ragazzi come Yamal e Cubarsì, ad esempio, sono in tutto e per tutto dentro all'accademia per ogni cosa. Nello scouting va valutato e scelto prima di tutto il talento, poi ci sono gli insegnamenti di base e si accompagna il ragazzo nella sua crescita con l'utilizzo anche di tutor per costruire un modello formativo d'eccellenza".

Golden Boy, dal 100esimo al 51 posto

E' il momento di scoprire la prima parte delle 100 posizioni di questo Index. Chi è salito, chi è sceso, chi ha scalato più posizioni e quante saranno le new entry sulla base delle gare dell’ultimo periodo, incrociando dati – attraverso un algoritmo studiato appositamente – quali minutaggio, trasferimenti, performance in Nazionale e nei rispettivi club. Lo illustra nel dettaglio sul palco Antonio Di Cianni di Football Benchmark (data & analytics partner del nostro premio). Dal numero più alto al più vicino alla vetta sono Pafundi, Huijsen, Valentin Carboni i nomi presenti tra le nostre conoscenze azzurre e di campionato.

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